Michael WOODS. 10 e lode. Il signor Boschi fa sua la montagna pelata. Un Mont Ventoux sul Massiccio Centrale. Un vulcano spento che accende l’agonismo e la voglia di questo 36enne canadese che ama le cose difficili, e anche questa vittoria se la deve sudare come poche. Ma lui, che era un mezzofondista, ci è abituato e Ivano Fanini ha il merito non secondario di averlo scoperto. Così il signor Boschi ringrazia Ivano e quanti ha incontrato sulla propria strada e si regala la sua prima tappa al Tour de France, dopo due alla Vuelta, quattordicesimo successo in carriera, per lui, sesta vittoria stagionale per la Israel Premier Tech. Numeri che fanno storia: dopo il danese Johnny Weltz (classe ’62), ultimo vincitore sul vulcano, ecco il signor Michele Boschi. Ci scusi se lo italianizziamo, ma visti i tempi…
Pierre LATOUR. 9. Che fatica, ma che grande corsa per questo 29enne corridore della TotalEnergies. Pierre Latour: a volte il nome.
Matej MOHORIC. 9. Arriva terzo, su un traguardo iconico e pazzesco. Si supera, ma per lui non è nemmeno una novità.
Matteo JORGENSON. 8. Sente l’odore della vittoria il 24enne corridore americano della Movistar Team. Arriva lì, a meno di un chilometro dal sogno, poi il sapore della vittoria assume quello amaro della fatica, ma il suo quarto posto e la sua corsa d’attacco è solo da applausi.
Neilson POWLESS. 8. Entra nella fuga di giornata, poi resta là, a mulinare pedalate e a raccoglier punti per la maglia a pois. Sfacchina come pochi, sbuffa come nessuno: finisce 6°, non esimo. Confermando che quella maglia a pallini che porta sulle spalle non è un regalo del Signore.
Tadej POGACAR. 8. Cosa gli vuoi dire? Niente. Fa quello che deve fare sempre, anche con la “canicule” e su pendenze che tolgono il respiro. Dopo aver patito e perso un minutino nella prima tappa pirenaica, lo sloveno rifila al danese un altro gancio. È la seconda volta che se lo lascia alle spalle. Non lo manda Ko, ma è chiaro che anche Jonas non può dormire tanto sereno.
Jonas VINGEGAARD. 6. La squadra è ancora una volta superlativa e lo lascia lì quando c’è da accelerare. Insomma, gli preparano la strada, ma il danese non se la prende: anzi, temporeggia e attende. Un gesto di debolezza, che lo sloveno coglie e monetizza. Il fatto positivo? Che potrebbe crollare, ma medica la giornata di fatica da par suo.
Simon YATES. 6,5. Coraggioso e tempestivo: ci prova, senza tanti tatticismi. Evviva!
Thomas PIDCOCK. 7. Oggi il giovane britannico è brillante come poche altre volte l’avevamo visto in montagna. La tappa è di quelle che restano nelle gambe e nella testa, ma lui resta con i migliori, portandosi dietro anche Carlos Rodriguez (voto 6).
Adam YATES. 6. Il co-leader fatica non poco, ma alla fine medica la situazione e va al riposo con un 5° posto nella generale che ha il suo significato.
Jai HINDLEY. 5,5. Tantissima fatica, davvero tanta, per difendere il podio: e ce la fa.
David GAUDU. 5 Mira a stare nella top ten, e fino ad oggi ci riesce, ma non sembra mai brillante.
Mikel LANDA. 4. È chiaro che non c’è. O meglio, c’è ma non si vede: mai.
Victor CAMPENAERTS. 7. Il 31enne corridore belga della Lotto Dstny è tra gli uomini più attivi e scalpitanti del gruppo. In pratica è lui che porta via l’azione, questo fenomenale passista ex detentore del record dell’era (2019: 55,089 km) prende e va fin dal chilometro zero, con alle spalle una nutrita schiera di corridori di livello. Da Neilson Powless (Ef Education EasyPost) a Matteo Jorgenson e Gorka Izagirre (Movistar Team), da Matej Mohoric (Bahrain-Victorious) a Clément Berthet (AG2R Citroën Team), da Michael Woods e Guillaume Boivin (Israel - Premier Tech) a David de la Cruz e Alexey Lutsenko (Astana Qazaqstan Team), da Jonas Abrahamsen e Jonas Gregaard (Uno-X Pro Cycling Team) a Mathieu Burgaudeau e Pierre LaTour (TotalEnergies).
Giulio CICCONE. 4. Pronti via, la fuga va e lui è dietro. Fine. Mi sarei giocato quello che non ho su una sua prestazione di livello. Il 4 me lo becco anch’io.
Quinn SIMMONS. 17. Caduto pesantemente nella quinta tappa è costretto oggi allo stop.