Si dovrebbe solo chiedere scusa, semplicemente. Scusa, per una sesquipedale cazzata, vista dal mondo intero, perché oggi il mondo è interconnesso, è social, è tutto quello che i giovani vogliono che sia ma sembra che i primi a non saperlo e a non rendersene conto sono loro. Connessi dalla sera alla mattina, poi sorpresi perché le loro bravate finiscono nei video di tanti appassionati a bordo strada e cominciano a girare in rete, rimbalzando da cellulare in cellullare. Pensa.
Si dovrebbe solo chiedere scusa, invece no, c’è chi non ci riesce, chi non ce la fa e sostiene che si è sempre fatto, che è giusto farlo, che non è la morte di nessuno, che il ciclismo è anche questo e via discorrendo con altre amenità di questo genere e tenore. Anzi, c’è chi si vanta di averlo fatto per una vita intera e non è stato mai beccato. Non sono mai stati beccati perché era un'altra vita, un altro mondo. Disconnesso, proprio come lorsignori, ancora sconnessi dalla realtà.
È stato sfregiato lo Stelvio, la salita di Coppi nella tappa più iconica e prestigiosa del Giro Next Gen, la massima competizione italiana riservata agli Under 23. Invece di percorrerla attaccando, alcuni (31 per la precisione, dei quali 24 identificati ieri sera e 7 stamattina dopo aver visionato ulteriori video: 24 gli italiani, 7 gli stranieri) hanno pensato bene di attaccarsi, alle loro ammiraglie ad un paio di moto della Polizia (espulse pure queste).
È stato mancato di rispetto agli organizzatori di Rcs Sport, che da quest’anno hanno preso in mano la corsa. È stato mancato di rispetto al ciclismo e a tutti noi che questo sport amiamo e per questa ragione non è escluso che sia la Federciclismo che l’Uci possano aprire a breve, fascicoli disciplinari su corridori e direttori sportivi che hanno calpestato il buonsenso e la storia del nostro sport.
È stata una mancanza di rispetto, che non ha bisogno di ulteriori commenti. Solo di scuse.