Estate, festival, non solo cinema e musica, teatro e scienza, economia ed ecologia, ma anche letteratura. E anche quella letteratura legata alla bicicletta e al ciclismo. Così una serata raccontando Coppi ma anche Carrea, Pantani ma anche Siboni, Bartali ma anche Zanazzi e Zandegù, Merckx ma anche Bonini e Calvi, una serata di ciclismo a parole – raccontato più dalla parte dei gregari che dei capitani, più dalla parte degli ultimi che dei primi, più dalla parte delle comparse che dei protagonisti - nel programma di “La grande invasione”, undicesima edizione del festival della lettura, a Ivrea dall’1 al 4 giugno.
Ecco dieci buoni motivi per andare o tornare a Ivrea anche il prossimo anno.
- Gli incontri cominciano esattamente, se non addirittura prima dell’orario convenuto.
- Agli incontri partecipa tanta ma tanta di quella gente che c’è sempre un po’ di gente che ne rimane fuori.
- La gente è quanto di più trasversale si possa immaginare: grandi e piccoli (per i più piccoli è stata ideata “La piccola invasione”, un settore su misura), donne (molte più donne, si sa) e uomini, specialisti e non.
- Ivrea è stata la città della lettura nel 2022 (quest’anno è Genova) e vanta cinque librerie per ventimila abitanti, una bella media. Insomma, lì si sa quello che si legge.
- Il programma è fitto, ma non cannibalesco, così si può saltare da un appuntamento all’altro.
- Il programma contempla anche lo sport, non tanto, ma un po’, il giusto, e questo dà dignità a un genere letterario a lungo ritenuto inferiore.
- Gli autori invitati non sono soltanto quelli proposti o imposti in tv, anzi, sono soprattutto quelli che in tv vanno poco, pochissimo o niente.
- I luoghi degli incontri si raggiungono facilmente e rapidamente a piedi o in bicicletta.
- I luoghi degli incontri non sono solo cortili e librerie, ma anche chiese e club house (come quella della squadra di rugby locale).
- Presentatori e moderatori non approfittano del microfono per trasformare l’occasione in una passerella personale.
PS Fra l’altro, ho partecipato a un incontro con Paolo Cognetti (“Le otto montagne” e “La felicità del lupo”, entrambi pubblicati da Einaudi, da lui scritti e da me letti), in cui lo scrittore milanese spiegava tre libri decisivi per la sua vita: “Cattedrale” di Raymond Carver, “Due di due” di Andrea Di Carlo e “In Asia” di Tiziano Terzani. Bella idea, bell’incontro.
PPS Fra gli altri, ho incontrato - senza appuntamento - Paola Gianotti. E Paola non era in bici!