Ci sono squadre che si temprano rombando sui quod nel deserto. Ci sono squadre che si amalgamano scendendo con i canotti nei fiumi. Ci sono squadre che si legano salendo sulle ferrate in montagna. Ci sono squadre che si costruiscono lanciandosi nel vuoto con il bungee jumping.
Team building. Letteralmente, costruire una squadra. Esperienze forti, meglio se spettacolari e sponsorizzate, cambio immagini e cambio merci, un po’ per passare il tempo lento di raduni e ritiri, un po’ per creare una buona scusa per ottenere una foto sui siti o per guadagnare uno spazio sui giornali.
Senza polemizzare sul senso culturale o ecologico di certe iniziative, proponiamo cinque attività che potrebbero essere più utili, se non per andare più forte in salita o in volata, almeno per sentirsi più partecipi al mondo delle biciclette. Che è di tutti, per tutte le età, per tutte le misure, per tutti gli usi.
1) Accompagnare i bambini a scuola in bici. Alcuni lo chiamano bicibus (ma ci sono anche i piedibus). Obiettivo: imparare (e abituarsi) a muoversi, in città e paesi, in bici, senza dover ricorrere alle auto, senza peggiorare l’inquinamento atmosferico, senza stressarsi in traffico e parcheggio. Non è impossibile. Per esempio, Matteo Trentin lo ha fatto, a Genova, per bicibuSauro.
2) Trascorrere una mezza giornata in una ciclofficina, dove s’insegna a ripararsi le bici da soli. Come sostituire una camera d’aria, come regolare i freni, come cambiare il nastro al manubrio, come sgrassare una catena... Gesti semplici e azioni facili, utili agli stessi corridori, troppo abituati a delegare ai meccanici delle loro squadre.
3) Partecipare a una visita guidata in bici. Sarebbe bello che, per esempio, un’associazione come VediRomaInBici, che ogni fine settimana s’inventa un itinerario per esplorare e riscoprire la Città Eterna, potesse contare su un corridore nel ruolo di docente (insegnando come si governa una bici o soltanto come testimone, come partecipante, come uno del gruppo) e anche di discente (ascoltando storie su luoghi ed eventi e imparando a vivere la strada dalla parte del più fragile).
4) Guidare il tandem di un non vedente. E’ un’esperienza illuminante, che aiuta ad aprire gli occhi sulla realtà: per prendersi cura del prossimo, ricordarsi di quanto si è fortunati a guardare e vedere, tornare alle cose essenziali e tralasciare quelle superflue.
5) Dedicare qualche ora ai bambini degenti in un ospedale. Servirà a capire che lottare e soffrire su un tornante è infinitamente più dolce e leggero che lottare e soffrire per una malattia o per un incidente, subito spesso senza alcuna responsabilità.