Il Consiglio Federale del 20 febbraio 2022 ha deliberato l’istituzione di un “Rapporto di gara” affidato alla compilazione del Presidente di Giuria da inviarsi all’organizzatore e alla Struttura Tecnica di riferimento. Un documento «informativo» avente l’obiettivo, così è scritto: «di migliorare gli standard qualitativi-organizzativi e di sicurezza delle manifestazioni ciclistiche».
Un obiettivo nobile, ampiamente condivisibile, ma che, nella circostanza, lascia molto perplessi e, per alcuni versi, preoccupati per il metodo seguito nella costruzione della scelta e per i contenuti dello strumento adottato, che si presuppone sia stato scelto non per fotografare il semplice status quo, quanto invece per migliorarlo, non ritenendolo evidentemente ancora a livelli adeguati, oppure troppo disarticolati tra loro.
Perplesso perché:
- pur essendo l’obiettivo della “qualità e sicurezza” un obiettivo strategico, da far maturare, innanzitutto, con il pieno coinvolgimento di tutte le parti interessate, a partire da chi il ciclismo lo costruisce e lo organizza, esso viene assunto quasi indirettamente con l’approvazione di un “rapporto” elaborato esclusivamente dalla CNGG ed autonomamente proposto al Consiglio Federale.
- la sicurezza, ancor prima della qualità, è un bene di assoluto valore, che lo statuto federale assegna principalmente al monitoraggio, alla formazione e al ruolo di proposta della CNDCS, che in questo caso non è stata coinvolta a livello progettuale, ma solo per essere informata di una proposta già fatta conoscere nei convegni regionali dei giudici di gara e già presentata al Consiglio Federale per la sua approvazione.
- non è appropriato definire il “rapporto di gara” un «documento informativo» che, al di là di alcuni dati, più ripetitivi che utili, si configura come un documento essenzialmente VALUTATIVO, quando alla Giuria spetta, per definizione, il compito di accertare le carenze organizzative o la violazione dei regolamenti, per gli eventuali provvedimenti che dovranno essere assunti da un soggetto terzo quale il giudice sportivo.
- se, il briefing dopo-gara tra giuria, organizzatore e direttore di corsa, è sempre stata una prassi apprezzabile, per condividere insieme gli esiti dell’esperienza vissuta o per dare conto delle eventuali insufficienze soggette a sanzione, non si capisce come oggi, col nuovo “rapporto“, sia possibile dare indicazione di chiamare l’organizzatore e il direttore di corsa a condividere la valutazione del Presidente di Giuria, che per principio è autonoma e quindi non negoziabile. Così come, di fatto, chiamare l’organizzatore ed il direttore di corsa a dare una valutazione di se stessi e del proprio operato, per unirsi platonicamente al parere della Giuria, è quasi surreale, seppure persistendo, in caso di disaccordo tra le parti, la facoltà di provvedere ciascuna coi propri tradizionali e distinti verbali.
- è indicativo che per il “rapporto di gara” venga data indicazione di inviarlo all’organizzatore, Struttura Tecnica e Commissione Giudici di Gara di riferimento, ma non alle varie Commissioni dei direttori di corsa e sicurezza, tranne che, come per le restanti Strutture, questa ne faccia «richiesta» e lo «si ritenga necessario».
Sono infine preoccupato perché:
- le indicazioni per la compilazione del “rapporto di gara”, assegnano al Presidente di Giuria il compito di una accurata verifica della sicurezza suddivisa in: «scorte tecniche», «sicurezza a terra» e «segnalazioni e protezione degli ostacoli e dei punti sensibili», articolata in 14 voci specifiche, del tutto parallela alle verifiche preliminari che il “Responsabile della scorta”, ovvero il direttore di corsa, deve, secondo il “Disciplinare” ed il Regolamento Tecnico, positivamente e necessariamente svolgere per poter dare il via alla gara.
Un lavoro enorme, che oltre ad essere un doppione, non si capisce proprio come il Presidente di Giuria potrebbe oggettivamente svolgerlo senza abbandonare il suo specifico ruolo.
- è grave, molto grave, perciò inaccettabile che, come è testualmente scritto: «In presenza di incidenti considerati di natura IMPORTANTE, si invita a svolgere un’accurata riunione post-gara (mirata al vaglio della situazione in esame con tutte le parti in causa) utile per una meticolosa compilazione del Rapporto».
Quando proprio, per «incidenti importanti», ai direttori di corsa viene data istruzione di registrare opportunamente e diligentemente solo gli elementi identificativi dei soggetti e dei veicoli coinvolti, per gli aspetti assicurativi o di responsabilità sportive, senza la specifica dinamica dei fatti, per larga parte non visti direttamente ma riportati da altri, la cui verbalizzazione, ancorché fatta in modo sommario ed emotivamente influenzata dall’accaduto, potrebbe pregiudicare la giusta tutela dei singoli eventualmente chiamati a difendersi in giudizio, come per l’appunto capita quasi sempre con gli «incidenti importanti». Mi pare che qui si sia abbondantemente superato il senso della misura.
Tra l’altro, al di là dell’impossibilità, vera ed oggettiva, di svolgere una siffatta riunione, non si comprende come proprio la CNGG abbia potuto pensare di caricare sui propri presidenti, una simile, delicata e pesante incombenza, verbalizzando cose che incidono sulla responsabilità civile e penale delle persone coinvolte, di cui, a loro volta, gli stessi presidenti, potrebbero doverne rendere conto in qualche aula di Tribunale.
Sembra quasi che questa indicazione, oggettivamente estranea alla cultura e al costume dei Giudici di Gara, sia il sintomo di una forzatura “esterna”, prodotta da fatti drammatici, che pur avendo colpito ciascuno di noi, non debbono produrre alterazioni all’interpretazione e all’ applicazione delle normali regole attinenti la disciplina delle gare ciclistiche.
Tanto inaccettabili che è legittimo, per i direttore di corsa, pensare alla diffida di quei presidenti di Giuria che di tali alterazioni volessero, consapevolmente o meno, farsene carico.
L’auspicio, quindi, è che quel “rapporto di gara” venga riesaminato e opportunamente modificato. Ancora meglio se accantonato, per evitare, come in molti casi suppongo possa accadere, che i direttori di corsa e gli organizzatori ignoreranno volutamente la sua compilazione e il suo compilatore.
E non si dica che, tutto sommato, si è pensato di portare in tutte le gare italiane un qualcosa che già avviene in quelle del calendario UCI, perché allora significa che manca proprio la cultura sportiva per leggere oltre alla grafica dei modelli, oltreché dimenticare che negli altri paesi non esiste la figura del direttore di corsa, che in Italia invece, se è concesso crederlo, fa proprio la differenza!
Un “rapporto” che forse lo si sarebbe valutato in maniera diversa qualora, prima di approvarlo, fosse stato considerato insieme alle sue modalità di compilazione, per nulla ininfluenti. Un verbale che contempla (nella parte riservata alle Commissioni dei Giudici) anche la valutazione della preparazione del direttore di corsa e del suo operato.
Nulla di scandaloso, per carità, solo che per questo esiste la CNDCS e le CRDCS, così come sarebbe bello che tutti fossimo sottoposti al giudizio degli altri e fossero stabiliti i titoli necessari per diventare giudici anche delle professionalità altrui, che magari si conoscono solo parzialmente.
Se della qualità e della sicurezza si vuole per davvero farne un vero obiettivo di tutti, bene, allora che tutti rinuncino all’idea di realizzarlo per conto proprio.