Con un anno di ritardo (il ritardo era il suo forte), ma non fuori tempo massimo (il fuori tempo massimo era la sua ossessione), domani – sabato 4 settembre 2021 – si festeggia il secolo di vita di Luigi Malabrocca. Perché nato nel 1920 (il 22 giugno a Tortona) e morto nel 2006 (il primo ottobre a Garlasco), “il Mala” continua a pedalare nei ricordi e nelle canzoni, nei racconti e nei libri, sulle piste ciclabili e nelle ciclostoriche. E domani – se così si può dire, anzi, scrivere - sarà pedalato in tutto il suo splendore di maglia nera, in una giornata scandita dalla lentezza, o meglio, dalla bellezza della lentezza. Una lentezza, quella di Malabrocca, scelta, cercata, voluta. Una lentezza, quella di Malabrocca, che non era pesantezza ma leggerezza.
“Siamo tutti Malabrocca” è il titolo nazionalpopolare della giornata ideata da Serena Malabrocca, nipote del Luisìn. Perché, in fondo in fondo (e già questo la dice tutta), abbandonate le ambizioni di chi corre per vincere, accantonato l’idealismo di chi gareggia per partecipare, tutti – proprio come Malabrocca – ci siamo convinti che l’importante sia arrivare, pur consapevoli che arrivare ultimi sia una prodezza, un virtuosismo, un’acrobazia da campioni al contrario (letteralmente: inoipmac). In fondo in fondo (già detto, già scritto, ma il concetto va profondamente assimilato), meglio ultimo che penultimo, ma anche meglio ultimo che centesimo o cinquantesimo, anzi, per dirla tutta, meglio ultimo che secondo. Meno recriminazioni, meno dispiaceri, meno delusioni. E un posto garantito nella storia.
Malabrocca non sarebbe stato Malabrocca se avesse avuto un qualsiasi altro cognome, Malabrocca non sarebbe stato Malabrocca se non avesse escogitato stratagemmi come nascondersi nei campi o infilarsi nelle case, Malabrocca non sarebbe stato Malabrocca se non fosse stato un campione non solo dietro al gruppo ma anche davanti al gruppo (due volte campione italiano di ciclocross, nonché vincitore di corse in linea come la Parigi-Nantes e la Coppa Agostoni e di corse a tappe come il Giro di Croazia e Slovenia, che adesso Wikipedia chiama Kroz Jugoslaviju). Però Malabrocca sarebbe stato ancora più Malabrocca se al traguardo dell’ultima tappa del Giro d’Italia 1949 i giudici, invece di andarsene via, stufi marci di aspettarlo, lo avessero classificato con il formidabile ritardo che era coraggiosamente, ingegnosamente e meritatamente riuscito ad accumulare.
Il “Malabrocca Day” (l’espressione non gli sarebbe piaciuta: più adatto la giornata malabrocchiana) si celebra a Garlasco. Comincia alle 11 (ma sulla puntualità, ovviamente, è meglio non scommettere) con il ritrovo in via Bozzola per il taglio del nastro, da qui parte una pedalata familiare (quella della bicicletta è una grande, grandissima famiglia) per grandi e piccoli, battezzata “la Pedalata più lenta della Lomellina”, su una nuova pista ciclabile a lui dedicata, con degustazioni (anche questo termine non gli sarebbe piaciuto: lui, ai rifornimenti, arraffava e trangugiava il più possibile) offerte da Pro Loco Garlasco, Pro Loco San Biagio e Pizzeria Marechiaro. A seguire, la presentazione della graphic novel di Roberto Lauciello, edita da ReNoir Comics. Infine, alle 21, lo spettacolo a pedali con le canzoni della Repubblica delle biciclette di Guido Foddis e i racconti di me medesimo Marco Pastonesi. Poi, chi ce l’ha, a casa, e chi non ce l’ha (quante notti così anche per il Luisìn), sotto i ponti.