La Bahrain Victorious è una delle squadre più attese di questa Vuelta di Spagna: Mikel Landa sarà il capitano e con lui in squadra ci sarà Damiano Caruso, il siciliano che al Giro d’Italia è salito sul secondo gradino del podio.
«L’avvicinamento a questa Vuelta non è stato facile – ha raccontato Caruso –: quando sono rientrato dalle Olimpiadi in Sicilia c’erano circa 40 gradi e anche con il fuso orario che mi portavo dal Giappone, non è stato facile rientrare alla normalità. Ho quindi chiesto alla squadra di portarmi a correre alla Vuelta a Burgos e questa piccola corsa a tappe mi ha aiutato a ritrovare un giusto equlibrio».
Damiano Caruso è un corridore speciale, ha il cuore grande e la capacità di sacrificarsi per gli obiettivi di squadra. In più, all’ultimo Giro d’Italia è arrivato al secondo posto alle spalle di Egan Bernal, dimostrando di essere un corridore dalle grandi qualità. In questa Vuelta non sarà il capitano ma il suo sarà comunque un ruolo importante. «Dopo la Vuelta a Burgos, non sono tornato a casa per prepararmi al meglio per questa corsa. La nostra è una squadra molto competitiva, con Landa capitano, abbiamo anche altri uomini che potrebbero entrare senza grandi problemi nella top ten della classifica generale. Landa, dopo la caduta al Giro, è tornato a ottimi livelli e ha vinto. Il nostro intento sarà quello di vincere la corsa con lui, perché ha tutte le carte in regola per riuscirsi. Tutti lo aiuteremo a raggiungere l’obiettivo e allo stesso tempo, cercherò di andare a caccia di vittorie di tappa».
Il percorso di questa Vuelta presenta nuove salite, traguardi inediti e due prove a cronometro, che in qualche modo potrebbero decidere le sorti della corsa. Il siciliano sulla carta ha studiato il percorso, gli piace molto e pensa già a quali potrebbero essere le tappe più adatte alle sue caratteristiche. «Ci sono diverse tappe interessanti, con il probabile arrivo di una fuga. Ma la vittoria potrebbe anche arrivare in un altro modo, ad esempio dal gruppo. Mi piacerebbe vincere una tappa alla Vuelta, ma allo stesso tempo mi impegnerò per supportare al massimo Landa».
Al Tour de France gli italiani erano pochi e anche alla Vuelta non ci sarà una grande rappresentanza azzurra. Segno questo di un movimento che forse non sta crescendo nel modo giusto. «Questo dato va letto nel modo corretto. Bisogna dire che le corse sono tante durante la stagione e che un corridore non può essere presente in tutte le gare e poi ci sono le scelte delle squadre. Certo dispiace non avere tanti italiani in queste corse, ma veramente bisogna capire che durante l’anno i giorni di attività sono veramente tanti».
Alle Olimpiadi di Tokyo Damiano Caruso è andato con l’orgoglio di indossare la maglia azzurra. Il risultato però non è arrivato e anche su questo il talentuoso siciliano vuole smorzare le polemiche. «Ho fatto tutto quello che ho ritenuto necessario per andare preparato nel migliore dei modi all’appuntamento olimpico, ma non è stato abbastanza. A tutti noi sarebbe piaciuto giocarci la vittoria da protagonisti, purtroppo non è successo e le corse vanno anche in questo modo, non sempre si vince. Abbiamo lavorato tutti duramente e, anche se noi non abbiamo preso una medaglia, il nostro ciclismo ha ben figurato, sia nel settore femminile che nella pista e questo deve essere motivo di orgoglio per tutti».
Damiano è un corridore schietto e coerente che ama il ciclismo e spera di vedere più giovani in questo sport. «Nel periodo attuale non abbiamo giovani fenomeni come in Belgio, Slovenia e Colombia. Penso che il nostro sia uno sport ciclico e lo dimostrano i nostri corridori che negli anni passati hanno vinto tanto. Più che vedere un giovane di talento, che sicuramente farebbe piacere a tutti, sarebbe bello poter avere nel World Tour una squadra italiana. Una nostra squadra richiamerebbe l’attenzione di tante persone e aiuterebbe la crescita del nostro movimento».
Il siciliano era in Italia quando la sua Bahrain Victorious è stata perquisita senza motivi chiari durante il Tour de France. Un episodio che ha sorpreso molto, poiché ad oggi non si conoscono le motivazioni e anche le modalità poco delicate delle guardie francesi hanno lasciato corridori e media con dubbi sul sistema adottato. «Io non ero al Tour ma ho seguito dall’Italia quello che stava accadendo ai miei compagni. Mi è dispiaciuto molto e non vorrei commentare quanto accaduto, perché comunque episodi come questo non fanno bene a nessuno. Mi è dispiaciuto molto e allo stesso tempo mi ha fatto piacere vedere manifestazioni di solidarietà sia da parte delle altre squadre che dai tifosi».