Essere un atleta di punta ma essere un uomo infelice: è stato il tarlo che per mesi ha ossessionato la mente di Tom Dumoulin. Si era persi sia l’atleta che l’uomo, l’olandese non riusciva più a trovare la strada per uscire da quel bosco così scuro.
Dumoulin poi la sua via l’ha ritrovata e alle Olimpiadi di Tokyo ha conquistato la medaglia d’argento nella gara a cronometro, alle spalle del compagno di squadra Primoz Roglic. La farfalla di Maastrich adesso è tornata veramente a volare e per farlo ha dovuto scendere dalla bici e guardare l’atleta da fuori, perché quel ruolo di campione del ciclismo non gli apparteneva più.
Dumoulin è tornato, ma adesso la domanda che tutti si stanno ponendo è se l’olandese continuerà a correre o se quella medaglia era solo l’obiettivo inseguito per salutare il ciclismo per sempre e volgere lo sguardo verso una nuova vita.
Ripercorrendo quanto accaduto negli ultimi mesi, vediamo un uomo che lo scorso gennaio ha fatto un atto di coraggio mentre la sua squadra era in ritiro in Spagna, aveva deciso di fermarsi e prendersi una pausa, senza fissare una data di rientro, senza dire se sarebbe tornato a correre. Alla fine quel suo silenzio, lontano dalle corse, sarebbe durato quattro mesi durante i quali Dumoulin aveva preso le distanze dalla bicicletta.
Tom aveva capito che il suo corpo aveva bisogno di molto tempo per riprendersi dallo sforzo fisico e mentale dei mesi e degli anni precedenti e in quel momento ha iniziato un processo di elaborazione che ha portato l’uomo e l’atleta a cercare le risposte a quelle domande che lo avevano obbligato a smettere di correre.
Nel suo viaggio di retrospettiva, Dumoulin era partito dal Giro d’Italia del 2017: Tom si è accorto di aver lasciato la propria vita in mano ad altri e aveva finito per dimenticare come era diventato un grande ciclista, come aveva scalato le montagne ed era diventato un cronoman straordinario.
È un processo di meccanismo contorti che portano l’uomo e l’atleta Dumoulin a non capire più cosa sia meglio. Tom decide di fermarsi, di riprendere in mano la sua vita e quindi di ripartire.
Si arriva quindi a identificare il punto focale del 2021: le Olimpiadi di Tokyo. Questi Giochi per Dumoulin sono stati il grande sogno coltivato per anni. Dopo l'argento a Rio de Janeiro 2016, voleva di più. Soprattutto quando a Tokyo nel 2018 è stato presentato il percorso a cronometro che sembrava disegnato per lui.
Il corridore della Jumbo-Visma ha deciso di non prendere parte al Tour de France e percorrere altre strade per arrivare all’appuntamento olimpico. Non voleva finire sotto i riflettori di chi giudicava il suo modo di correre e voleva solo concentrarsi su se stesso. Dumoulin non correrà neanche la Vuelta di spagna e si è seduto a tavolino con la sua squadra cercando delle corse che possano stimolarlo il più possibile.
A spiegare questo tipo di lavoro è il dirigente del team olandese Merijn Zeeman, che ha lavorato con il corridore per trovare il giusto equilibrio tra l’uomo e l’atleta.
Il tecnico della Jumbo-Visma ha detto chiaramente che Tom ha dato segnali positivi e che, finite le Olimpiadi ha espresso il desiderio di fare un programma per l’ultima parte della stagione. Zeeman e l’intero team hanno subito dimostrato attenzione e comprensione per il loro corridore.
«Come squadra ci adattiamo alle sue esigenze – ha detto Zeeman –. Ci sono più opzioni e possiamo andare in più direzioni, ma la cosa più importante è che lui sia felice di quello che sta facendo. L’unica chiave per trovare il miglior programma per Tom, è la sua felicità (l'olandese ripartirà affrontando il Benelux Tour)».
La Jumbo-Visma ha un programma diverso per ogni atleta: «Se hai un atleta che non crede in quello che sta facendo - ha detto Zeeman - non avrai un successo, ma la frustrazione dell’atleta».
Un programma per Dumoulin ancora non è stato scritto, tecnici e atleta lo stanno costruendo insieme. Adesso però tutti sono certi che l’uomo ha ritrovato l’atleta attraverso il piacere della corsa e che questo era l’ostacolo più importante da superare.
Dumoulin è sereno, a Tokyo ha raggiunto l’obiettivo che aveva scelto anni prima. Non importan che non sia arrivato l’oro: Tokyo è stata per lui un punto di ripartenza.