Elia Viviani con la solita sincerità racconta a caldo le emozioni della sua corsa: «È una medaglia che vuol dire tanto, soprattutto per la reazione che ho avuto dopo il brutto inizio. Avevo come un blocco nelle gambe, l'eliminazione è stata lo scatto, sapevo che vincendola avrei potuto tornare in corsa per la medaglia. Nella corsa a punti stavo bene e... un po' dispiace aver perso la medaglia d'argento proprio nel finale, ma ripensando all'inizio dobbiamo pensare ad una medaglia vinta. E complimenti a Walls che ha vinto una grande gara. Oggi Marco ci credeva più di me, mi ha guidato benissimo, ma questo è un gruppo davvero molto forte».
Poi l'analisi continua: «Probabilmente ho pagato anche il fatto di essere stato qui 15 giorni senza poter correre, ma sono contento. Sono con il gruppo che mi piace e spero di ripartire da qua. E poi c'era il fatto di venire da due anni difficili che per me era un grande peso. Mi spiace non aver potuto vincere come pensavo, mi è dispiaciuto non essere entrato nel quartetto nei giorni scorsi ma quando abbiamo visto che potevano puntare all'oro ci siamo detti che non era giusto cambiare».
Si commuove Elia, questo bronzo vale oro per quanto ha passato ultimamente. Tra le lacrime il pensiero va alla sua famiglia e alla sua Elena (la collega e compagna di vita Cecchini, ndr) che con qualche messaggino è riuscita a convincere la sua dolce metà a crederci fino in fondo.
Infine la riflessione sul suo ruolo in questa nazionale e per tutto lo sport italiano: «Capitano del quartetto? Mi ha pesato probabilmente, ma ieri ho vissuto una giornata straordinaria anche se ieri sera ho dovuto cambiare camera per poter dormire un po'. Ora abbiamo ancora una gara, con Simone possiamo chiudere bene questi due anni insieme. Ho preso la nomina a portabandiera come una motivazione ulteriore, qui alle Olimpiadi ho cominciato a vedere le medaglie di tanti amici come Paltrinieri, quelle di Jacobs e Tamberi e mi sono caricato sempre di più».