Filippo Ganna lo ha fatto di nuovo! Con un'ultima trenata clamorosa ha permesso agli azzurri di rimontare il quartetto danese e batterlo per due decimi, ripetendo quanto aveva fatto in semifinale con la Nuova Zelanda. Stavolta, però, in palio c'era la medaglia d'oro. «Volevamo fare qualcosa di grosso. Sapevamo di avere il paracadute, la medaglia d'argento, ma sinceramente non lo volevamo - ammette il fenomeno piemontese -. Sapevamo di poter recuperare nell'ultimo chilometro, però in quei casi non guardi i centesimi e spingi a più non posso. I ragazzi mi hanno messo nelle condizioni migliori, mi hanno lanciato al ritmo che volevo e l'ho portato fino alla fine. Posso assicurare che il lavoro che fanno Lamon, Milan e Consonni è più difficile del mio».
L'oro olimpico vale più di una semplice vittoria e, come dimostrato da Viviani dopo il trionfo a Rio, tutto il movimento ne può beneficiare: «Un'Olimpiade credo che dia visibilità al nostro sport come null'altro. Spero che qualche ragazzino si possa avvicinare a questo sport dopo averci visto».
In conferenza stampa ritorna ad analizzare la prova d'oro del quartetto azzurro: «Durante una finale non c'è tempo di pensare. Sapevamo di dover partire forte e andare al nostro passo, attaccandoli all'ultimo chilometro. Ora vogliamo goderci questo risultato, ma permettetemi di ringraziare gli avversari al nostro fianco per averci stimolato a continuare a migliorarci».
I danesi, con l'argento al collo, applaudono i nostri ragazzi e sportivamente dicono: «Siete stati i più forti, ve la siete meritata».
Per chiudure, come festeggerà Pippo con i suoi compagni? «Se troviamo un negozio aperto che vende alcolici finisce male (scherza, ndr). Qualcuno stasera verrà rasato a zero e dovrà dire addio ai suoi amati capelli... Villa ci ha anticipato, a lui non possiamo nemmeno colorarli, ma rimedieremo con una parrucca».