Richard Carapaz è al settimo cielo quando si presenta in sala stampa con l'oro olimpico al collo: «È stata una giornata un po' pazza, una corsa molto dura, io ho avuto pazienza e aspettato il mio momento, poi ho avuto la fortuna di trovare sulla mia strada un buon compagno di fuga come McNulty e di avere le gambe dei giorni migliori. Quando siamo arrivati ad avere 20” di vantaggio sapevamo che c'erano in ballo le medaglie così ho dato il massimo. Quando ho staccato McNulty e sono entrato nell'autodromo non mi sono mai voltato, perché sapevo che c'erano tanti corridori buoni dietro, quindi ho pensato solo ad andare a tutta».
Dopo la vittoria al Giro d'Italia nel 2019 quando sei tornato in Ecuador hai ricevuto un'accoglienza incredibile, ora cosa accadrà?
«Nel mio Paese saranno impazziti (ride, ndr). Sono riuscito a conquistare la seconda medaglia d'oro della nostra storia, 25 anni dopo l'unica vinta da Jefferson Perez nella marcia ad Atlanta '96 a, e soprattutto ho vinto la prima della nostra storia nel ciclismo, che ormai in Ecuador è lo sport più seguito. È un traguardo importante, incredibile. Stiamo vivendo un'epoca difficile, sono orgoglioso se ho regalato un po' di spensieratezza a chi ci ha seguito. Sono felice di ave ritrovato sulle strade tanti tifosi ad applaudirci, per me è stata una motivazione in più».