Nizzolo ha vinto ma oggi a Verona chi ha rischiato di far saltare il banco è stato Edoardo Affini. Lo avevamo visto a Torino all’apertura della corsa rosa chiudere al secondo posto dietro a Filippo Ganna. In quella prima tappa Edoardo la vittoria la cercava, ma si è dovuto accontentare del secondo posto; oggi invece tutto è successo per caso.
«Se devo essere sincero non so veramente cosa sia successo. La nostra idea era quella di fare un treno per Dylan Groenewegen perché era l’ultima occasione per i velocisti». La Jumbo-Visma nel finale si è portata nelle prime posizioni, ma qualcosa non ha funzionato e Groenewegen si è sganciato.
«Nell’ultimo chilometrò ho trovato dello spazio al centro prima che si chiudesse tutto. Prima che le squadre dei velocisti si organizzassero, ho pensato fosse quello il momento di andare, convinto di avere alle mie spalle Dylan. Quando ho visto che non avevo la sua ruota dietro sono andato a tutta. Non so neanche a quanto stessi andando. Non mi giravo e pensavo solo ad andare a tutto gas. Poi sono stato superato da Nizzolo. Ho capito che era arrivato perché ho sentito il rumore mentre mi superava».
Quello di Verona era un traguardo perfetto per uno sprint di potenza. «Nella volata siamo andati tutti forte, perchè questa era l’ultima occasione e c’era tanto nervosismo. Per me non era certo una vittoria cercata, tornando indietro non so cosa avrei fatto. Sono passato sulle mie strade oggi, mi ha fatto tanto piacere, stare vicino casa mia. Anche Verona per me è una città familiare, sono stato ciclisticamente adottato da questa città, per me qui era come correre a casa. Non so quando una tappa ripasserà sulle mie strade sono contento di aver fatto questo secondo posto».
Intanto da registrare in casa Jumbo Visma i ritiri, a fine tappa, di Dylan Groenewegen e David Dekker. Il primo era al rientro dopo una squalifica di nove mesi e il secondo è al suo primo Giro d'Italia: esperienza importante per tutti e due, esperienza che si conclude ai piedi delle montagne.