Alla fine ce l'ha fatta il cronoman scozzese John Archibald a debuttare tra i professionisti. Sembrava che questo momento non dovesse mai arrivare. Finalmente a 30 anni, dopo anni di Continental e di pista (impreziositi dal bronzo nella staffetta mista ai mondiali su strada dello Yorkshire nel 2019) arriva la chiamata di una Professional, la Eolo Kometa di Basso & Contador, ma il coronavirus e la variante inglese ti mettono i bastoni tra le ruote: i compagni si allenano insieme in Spagna, tu devi rimanere a casa a causa degli "embarghi" per chi arriva dal Regno Unito; cerchi in rosso sul calendario la prima corsa da pro in carriera a inizio febbraio, ma la cancellano causa-Covid.
La grande emozione, però, era solo rimandata. Il giorno di San Valentino John ha finalmente vestito in gara la maglia azzurra griffata Eolo: un 109° posto nella Clasica de Almeria vinta dal leader della Qhubeka Assos Giacomo Nizzolo.
Così Archibald ha raccontato questo particolare inizio di stagione, e di carriera professionistica a tutti gli effetti, ai canali ufficiali dell'ambizioso team italiano: «Il mio avvicinamento alla gara è stato "poco convenzionale" rispetto a quello dei miei compagni. Mentre loro a gennaio si godevano il consueto ritiro a Oliva (Valencia) io mi sono dovuto far piacere la compagnia del mio "allenatore indoor" dato che ho pedalato per 40 ore in 11 giorni su Zwift. Con rigide restrizioni di viaggio che mi impedivano di partire per la Spagna, ho fatto del mio meglio per ricreare gli allenamenti a casa. Ma tutto questo è stato reso più difficile dal costante mix di neve, ghiaccio e pioggia della mia Scozia. In ogni caso, ero motivato a continuare il mio allenamento con all’orizzonte la prospettiva di correre. Dopo la cancellazione della Valenciana, che peraltro mi avrebbe dato una bella occasione di giocarmi una tappa a cronometro, la Clasica de Almeria è diventata la corsa più indicata per l'esordio. È stata una gara molto nervosa e ho visto molte cadute da situazioni apparentemente innocue. Il nostro velocista, Pacioni, è stato vittima di una caduta nel finale. Anche se non ho contribuito quanto avrei voluto agli sforzi della squadra, i giovani Rivi e Bais hanno fatto un ottimo lavoro nell’attaccare le fughe e segnare punti nelle classifiche intermedie. Con Belletti meglio piazzato per la squadra (25°) il morale del nostro gruppo è comunque rimasto alto, nonostante non fosse il risultato da sogno che ci eravamo prefissati. Comunque ora potrò unirmi alla squadra al prossimo ritiro di Oliva e poi proseguirò il programma di gare in Italia. Spero di non dover nel frattempo affrontare altre pedalate al chiuso!»