Mario Valentini ha il cuore gonfio e gli occhi che faticano a contenere le lacrime. Mario Valentini è il ct della nazionale di paraciclismo e con Alex Zanardi ha un legame fortissimo. Il giorno del tragico incidente a Pienza era dietro di lui: «Ho avuto la fortuna di non vederlo. Ho avuto la fortuna di non vederlo» ripete come un mantra.
Ad askanews il commosso pensiero del ct: «Sono undici anni che Alex sta con me in Nazionale, ha la stessa età di mio figlio. Con tutti i ragazzi ho un rapporto speciale, conosco le loro famiglie; sono sempre stato convinto, in tanti anni, che i rapporti con le famiglie di un atleta siano importanti e rendano migliore il rapporto tra tecnico e sportivo. Se ci sono problemi, infatti, l’atleta non rende. Con Zanardi c’era un rapporto familiare di questo tipo. Era sempre vivo, è sempre vivo. Speriamo. Quando la gente gli chiedeva una foto, lui rispondeva: sono qui per questo. Queste sono le piccole grandi cose che quest’uomo ci ha insegnato a fare. Ricordo quando è arrivato, praticamente non sapeva fare niente, nemmeno gonfiare una gomma. E poi invece si è documentato, si è appropriato di tutto, è diventato un leader».
E ancora: «Considerando il fisico che ha e soprattutto la volontà che ha e ha sempre avuto, io sono convinto che tornerà tra di noi. Come ritornerà non lo so, ma sono convinto che ritornerà. Questo è l’augurio che faccio a lui e a tutti noi, So che tutto il mondo prega per lui. Abbiamo avuto telefonate, mail, da tutto il mondo, anche dai suoi avversari. Nel mondo del paraciclismo ci sono belle amicizie, ma non pensavo avesse tanta popolarità. La sua grande forza è quella di dare speranza agli altri, ha sempre ripetuto a tutti che bisogna lottare. Anche questa manifestazione l’ha voluta per i ragazzi che non hanno possibilità».
Infine, l'emozione prende il sopravvento: «Alex per me è un figlio. Lui il papà lo ha perso giovane e quando discutevamo mi diceva: sei come mio padre. E a me questa cosa inorgogliva. Adesso come responsabile della Nazionale, posso dire solo una parola: grazie Zana!».