Una breve pedalata in Valdinievole in compagnia di Riccardo Magrini (Petacchi sarà uno degli ospiti dell’ultima puntata di «Ciclismo a 150 cm», in onda domani sera alle 19 su Eurosport), uan rimpatriata in amicizia resa possibile dalla bicicletta ed ecco l'occasione per incontrare AleJet - soprannome che è diventato di fatto un marchio di successo grazie alle 179 vittorie raccolte in carriera - e raccogliere per tuttobiciweb le sue sensazioni in vista della ripresa di questa stagione decisamente atipica: «Ho visto che l’UCI, prima di altri sport, ha stilato un nuovo calendario per cercare di salvare nel migliore dei modi questa stagione. Tornare a correre nella seconda metà di luglio e affrontare poi le prime classiche ai primi di agosto rappresenta sicuramente un segnale incoraggiante, stimolante ed un grande passo avanti. Abbiamo vissuto tre mesi che mai avrei pensato di dover vivere, non sono stati semplici e penso di parlare a nome di tutti nel dire che non è stato facile per nessuno. È fondamentale riuscire ad organizzare le corse più importanti, soprattutto il Tour de France, che sappiamo essere la vetrina principale del nostro sport. Non sarà semplice correre la maggior parte delle gare in soli tre mesi, ma dobbiamo anche renderci conto che a cambiare non è stato solo il ciclismo, ma tutto il mondo lo ha dovuto fare di fronte all’emergenza che stiamo vivendo. In questa situazione quasi surreale, penso sia giusto doversi adattare e cercare di sfruttare al meglio le occasioni. Naturalmente per i ragazzi, dopo così tanti mesi senza corse, sarà difficile trovarsi subito alle prese con le Strade Bianche, la Milano-Sanremo ed il Lombardia che sono gare molto toste, sia fisicamente che mentalmente, e senza un buon rodaggio possono risultare ancora più complesse».
AleJet conosce bene il Giro d’Italia, corsa in cui vanta ben 22 vittorie di tappa: «Affrontare la Corsa Rosa ad ottobre penso non sia un grosso problema. Negli ultimi anni ottobre non è mai stato un mese molto freddo, mentre di contro abbiamo dovuto fare i conti con mesi di maggio molto piovosi. La ricollocazione in autunno credo che non sia stata una scelta sbagliata. Sarà però fondamentale capire come reagiranno i corridori ad un Grande Giro di tre settimane senza avere nelle gambe tutte le corse che si hanno in una stagione normale. Questo penso sia l’aspetto che inciderà maggiormente sull’andamento della corsa. Negli anni ho notato che molti ciclisti durante l’ultima settimana di un Grande Giro sono riusciti a tirare fuori il meglio di sé, ma venivano da una preparazione diversa rispetto a quest’anno. Non so se in questa stagione si ripeterà la stessa cosa».
E ancora una riflessione su quella che sarà la ripartenza, oramai sempre più vicina: «Mi immagino una ripresa di stagione caotica nella quale tutti, come giusto che sia, cercheranno di dare il massimo. Penso che questo mese di giugno sia molto importante per quanto concerne la preparazione in vista delle prime corse. Credo che nessuno lascerà nulla al caso, soprattutto quei corridori che in questa stagione sono in scadenza di contratto: non sarà semplicissimo farsi notare viste le poche occasioni disponibili per potersi mettere in luce, causa anche le molte corse concomitanti che il calendario ristretto propone. C’è un rischio concreto: quello di fare un passo indietro e credo infatti che qualche “vittima” in vista della prossima stagione ci sarà. qualcuno che finirà per pagare dazio a questo lungo stop, ma ovviamente spero di sbagliarmi».