Claudio Cozzi, milanese di Rho e classe 1966, vanta una lunghissima carriera da direttore sportivo. Appesa la bicicletta al chiodo nel 1992, dalla stagione successiva è salito sull’ammiraglia, senza più abbandonarla.
Un lavoro che spesso lo tiene lontano da casa per parecchio tempo ma in primis, come lui ricorda, una grande passione. Al fianco del Team Israel Start-Up Nation da questo 2020 un po' atipico, il tecnico milanese ha raccontato a tuttobiciweb le sue sensazioni in vista della tanto attesa ripresa di stagione: «Mi auguro, dal profondo del cuore, che questa stagione possa ripartire. Mi immagino un ritorno alle corse rapido, caotico e tutto d’un fiato. Ci saranno molte gare concentrate in pochi mesi e non sarà semplice anche per quanto concerne la logistica delle squadre. Non mi sarei mai aspettato di vivere una situazione simile che mettesse in ginocchio il mondo dello sport e non solo quello, purtroppo».
La Israel Start-Up Nation è stata la prima squadra ad organizzare un ritiro post pandemia...
«Esattamente. Si è trattato di un primissimo passo ma molto significativo. Erano dodici i corridori, tesserati tanto nella formazione World Tour quanto nel vivaio Continental, i quali si sono allenati per tre giorni nel nord di Israele, dopo che nel paese sono state allentate le misure anti contagio. Il gruppo di lavoro è stato limitato a 20 persone, 12 corridori più lo staff: io ovviamente non ero lì in quanto vige ancora il divieto di spostamento.
I contagi in Israele sono stati abbastanza contenuti, a differenza dell’Italia o altri paesi, maggiormente colpiti dal coronavirus. Per i ragazzi e lo staff, sono stati giorni importanti soprattutto per riassaporare il gusto dello stare in squadra».
Avete adottato un protocollo sanitario interno alla squadra?
«Durante questo primo ritiro erano presenti solo i ragazzi che vivono in Israele. Chi abitava vicino a Beit Hillel, luogo in cui si è svolto il camp, la sera tornava a casa a dormire. Tutti i partecipanti hanno dovuto firmare le autocertificazioni e le riunioni del Team si sono svolte all’aperto. Per quanto riguarda il protocollo sanitario, sono state adottate le misure previste dalla legge: l’utilizzo di mascherine, il lavaggio frequente delle mani e il rispetto della necessaria distanza di sicurezza».
Crisi sanitaria ed economica. Come crede cambierà il ciclismo?
«Come detto, spero che si possa ripartire anche se indubbiamente ci saranno delle difficoltà. È fondamentale avere visibilità per riuscire a sopravvivere, soprattutto per gli sponsor. Probabilmente a seguito di questa pandemia il ciclismo cambierà e questa crisi farà aprire gli occhi sul tema del contenimento dei costi. Non è il caso di alcune formazioni con budget molto elevati ma è una riflessione che tutti dovremo fare, indistintamente. Sono molto preoccupato per le squadre giovanili, ritengo sia importante adottare giuste misure e cercare in ogni modo di salvaguardare la base del nostro sport. Sono il nostro futuro, rischiamo di non avere più corridori che passano e tentano il salto al professionismo. Mi auguro che questo non accada ma verrebbe a mancare il ricambio generazionale e questo per il movimento sarebbe deleterio».
Nel nuovo calendario stilato dall’UCI ci sono alcune concomitanze, soprattutto durante il Giro d’Italia con le Grandi Classiche. Qual è il suo pensiero?
«Il Giro si è trovato ad aver a che fare con una concorrenza importante. La Corsa Rosa è un evento dotato di grande risonanza e penso che i corridori che vorranno concentrarsi sulla classifica saranno al via del Giro d’Italia. Sarà sempre un grande corridore a vincere questa corsa, almeno questo è il mio pensiero».
Crede che per i corridori potrebbe cambiare qualcosa correre il Giro ad ottobre anziché a maggio?
«Parlo per la mia squadra e posso dire che tutti sono molto motivati e hanno voglia di tornare a correre, questo è l’aspetto più importante. Penso poi a chi quest’anno è in scadenza di contratto e dovrà cercare in poco tempo di dimostrare il suo valore per riuscire a firmare il contratto per le stagioni successive».
Un’ultima domanda. La Israel Start-Up Nation è una delle squadre interessate al britannico Chris Froome?
«Sicuramente Froome è un grande campione, uno di quelli con la C maiuscola. Penso che chi avrà la possibilità di averlo in squadra, farà il possibile. Per il resto non so niente, non sono cose che attualmente mi competono».