È iniziato a Innsbruck il processo per un troncone dell’inchiesta Operazione Aderlass e sul banco degli imputati siede anche Stefan Denifl, corridore squalificato per quattro anni dall'UCI dopo essere stato coinvolto nell'indagine e aver confessato l’uso di sostanze dopanti per un periodo di cinque anni.
L’austriaco, che durante il periodo incriminato ha corso per IAM e Aqua Blue Sport, ha confermato di aver utilizzato i servizi di Mark Schmidt, ex medico della Gerolsteiner, considerato elemento centrale dell’operazione Aderlass.
«Non sono un criminale - ha spiegato Denifl durante l’udienza, come riporta Tirol.orf.at - e mi sono rivolto al doping dopo un grave infortunio al ginocchio. Le squadre sapevano che molti corridori si stavano dopando e io non avrei ottenuto un contratto senza doping».
Su richiesta dell’avvocato di Denifl, proprio i rappresentanti delle squadre in cui ha corso saranno presto ascoltati come testimoni: al contrario di quanto ha fatto la Sunweb nei confronti di Preidler, altro corridore coinvolto nell’inchiesta, le squadre in cui ha militato Denifl non hanno presentato alcuna denuncia nei confronti del ciclista austriaco.
I pubblici ministeri accusano Denifl di aver usato un telefono cellulare prepagato per comunicare con Schmidt dal 2016 - “No name” era il suo soprannome, di aver ingannato gli sponsor usando prodotti per migliorare le prestazioni, inclusi gli ormoni della crescita, stimando i danni in 580.000 euro. Se venisse ritenuto colpevole, Denifl rischia fino a 10 anni di reclusione mentre il suo avvocato, facendo riferimento alla punizione sportiva (quattro anni di stop e cancellazione dei risultati ottenuti) sostiene che una condanna equivarrebbe ad una seconda punizione per lo stesso reato.