Oggi, alle 14.30, presso la Chiesa di Carbonate (CO), non tutti potranno essere presenti per dare l’ultimo saluto a Franco Bettoni, ma molti lo saranno col cuore, me compreso, perché a Franco siamo in tanti a dovere qualcosa. Figura di grande vitalità, è stato una preziosa risorsa per la continuità e lo sviluppo del nostro ciclismo, non solo comasco, non solo lombardo, ma dell’intero nostro Paese. Ci lascia con l’incarico di Presidente Provinciale di Como, dunque di dirigente sportivo e come tale ricordato e apprezzato da chiunque lo abbia stimato e gli abbia voluto bene.
Figura eclettica, dinamica, effervescente, intraprendente, Franco non ha lasciato nulla di intentato di ciò che la sua curiosità, l’intuito e la passione gli suggerivano per il bene del ciclismo. Ma noi, direttori di corsa, in particolare quelli coi capelli grigi o senza addirittura, di lui ricordiamo qualcos’altro, di molto specifico, di molto speciale, di grande contributo alla nostra categoria, quella appunto dei direttori di corsa, a cui il ciclismo affida gran parte della propria qualità organizzativa e, soprattutto, della sua sicurezza.
Alla fine degli anni Ottanta i direttori di corsa erano percorsi da tensioni e molte preoccupazioni: alcuni di loro si vedevano ipotecare la casa o i capannoni della propria azienda dopo essere stati condannati al risarcimento di sinistri avvenuti durante le gare da loro dirette. A quei tempi non esistevano le ordinanze di sospensione temporanea del traffico e le gare venivano autorizzate «nel rispetto del codice della strada». Una palese contraddizione in termini che tirava in ballo la responsabilità del direttore di corsa per ogni incidente che potesse sorgere là dove la corsa avrebbe dovuto dare la precedenza o fermarsi al semaforo rosso.
I direttori di corsa non ci stavano, si ribellarono, e in particolare quelli lombardi capitanati da un allora non del tutto conosciuto Franco Bettoni, diedero luogo ad una serie di iniziative affinché la FCI riconoscesse e quindi tutelasse in modo adeguato il ruolo del direttore di corsa fino ad allora sostanzialmente trascurato.
Non c’era tempo da perdere e di fronte ad una Federazione che di tempo ne perdeva eccome, ecco allora l’intuizione felice di Bettoni: la costituzione dell’ASSDIRCO, l’Associazione Direttori di Corsa, ufficialmente nata a Padova, nell’autunno del 1991, con un’assemblea nazionale che lo elegge presidente insieme ai due vice Silvano Antonelli e Claudio Romanò.
Per almeno cinque anni l’Assdirco si è battuta in lungo ed in largo per ottenere per i propri rappresentati più considerazione, più formazione, più tutele assicurative, minore subordinazione ai Giudici e, soprattutto, grande attenzione ai temi della sicurezza con - già allora - le prime proposte di modifiche al codice della strada. Fino a quando, in occasione dell’Assemblea federale del 9 e 10 dicembre 1995, tenutasi al Centro Congressi Giovanni XXIII di Bergamo, i delegati votarono il nuovo statuto che prevedeva l’istituzione di una nuova Commissione nazionale, quella dei Direttori di Corsa!
La bozza dello statuto presentato all’Assemblea non la conteneva, ma i delegati lombardi, spinti e spronati da Bettoni (che saltava da un fila all’altra della platea come una cavalletta, accaldato e scamiciato, con quelle sue pittoresche bretelle color rosso), riuscirono ad ottenere, progressivamente, l’adesione anche dei delegati toscani, romagnoli e veneti, fino a radunare una insperata maggioranza in grado di ottenere la consacrazione del lavoro svolto dall’Assdirco e dal suo presidente-fondatore Franco Bettoni.
Da quel momento in poi in seno alla FCI i direttori di corsa avranno un riconoscimento molto più significativo e tutelato, forse ancora oggi non del tutto adeguato, ma certamente molto diverso e universalmente riconosciuto in fatto di qualità organizzativa e sicurezza delle gare ciclistiche italiane. Il resto è storia più recente, con alti e bassi, ma quel che c’è, se ci consente di poter legittimamente chiedere ai genitori di instradare i loro figli al ciclismo, si sappia che lo si deve anche a figure straordinarie come Franco Bettoni.
Ciao Franco, nell’Aldilà c’è già chi tiene le cose a posto, ma di qua, almeno come direttori di corsa, faremo il possibile per non deluderti.
Per sempre un abbraccio.
Silvano Antonelli