Un flashback, un incontro, una riflessione su quel che (di molto importante) è stato e uno sguardo su quello (altrettanto importante) che sarà. Protagonista dell'incontro, Mario Manzoni.
Splende un sole fioco nel cielo sopra Agliè, tra poco più di due ore proprio davanti al castello, divenuto famoso grazie ad Elisa di Rivombrosa, verrà dato il via al Gran Piemonte. Parecchi metri più sotto nella zona dei bus si respira un’aria strana, niente musica di sottofondo per accompagnare gli atleti, quanto piuttosto un silenzio interrotto qua e là di gruppi di tifosi. È una delle ultime corse della stagione ciclistica, o almeno per quanto riguarda quella in Italia che si concluderà due giorni dopo con il Lombardia. È tempo di bilanci, di rimpianti e di saluti dandosi appuntamento all’anno successivo. È però la zona riservata alla Nippo Fantini Faizane' ad attirare l’attenzione con il silenzio, la concentrazione, la tranquillità solo apparente.
È un giorno particolare per la Nippo Fantini Faizane',squadra che per tanti anni ha rappresentato il ponte tra il ciclismo nostrano e quello asiatico e che proprio il giorno del Gran Piemonte ha affrontato la sua ultima competizione su suolo italiano. C’è palpabile emozione soprattutto nello staff di lunga data che in compagnia del team è cresciuto e ha vissuto emozioni indelebili.
Mario Manzoni è uno dei principali direttori sportivi della squadra, alla corte dei nipponici ha passato i suoi ultimi 5 anni formando atleti e imparando molto: c’è un po’ di amarezza sul suo volto e l’occasione è giusta per raccontare a tuttobiciweb le grandi emozioni regalategli dalla Nippo Fantini Faizane' una squadra che è diventata per lui come una seconda famiglia. Un’occasione per ricordare le grandi emozioni che ha provato ma anche i suoi progetti futuri.
Che effetto ti fa sapere che questa sarà l’ultima gara in italia della Nippo Fantini Faizane'?
«Devo ammettere che oggi c’è anche un velo di tristezza. In questi anni io e la squadra abbiamo cercato di trovarci, di creare qualcosa insieme e di crescere insieme, è inutile dire che pensare che sarà l’ultima corsa con questa famiglia nasconde molto rammarico».
Quali sono i ricordi più belli legati a questi ultimi cinque anni?
«La prima cosa che mi viene da rispondere è che mi ricordo maggiormente delle vittorie. Nel corso di questi cinque anni ho avuto a che fare con dei ragazzi veramente forti che mi hanno regalato delle grandi soddisfazioni. È impossibile dimenticare le vittorie di Marco Canola in America che abbiamo vissuto in modo diretto. La Japan Cup è stata un’esperienza straordinaria, in quelle competizioni giocavamo praticamente in casa e siamo sempre stati accolti da un entusiasmo incredibile, non sono cose all’ordine del giorno! L’anno scorso alla Coppa Sabatini Lobato ci ha regalato veramente una grandissima vittoria inaspettata e Marini con le sue volate ha portato lustro alla squadra. Abbiamo colto molti successi in territori lontani come la Cina; visto da fuori può sembrare facile vincere in quelle corse, ma in realtà c’è una competizione altissima».
Se dovessi scegliere la vittoria più bella del tuo team, il tuo cuore dove ti guiderebbe?
«Tra tutte le vittorie dei miei corridori devo mettere assolutamente al primo posto la vittoria di Damiano Cima nella 18^ tappa del Giro 2019. È stata una gioia veramente incredibile, per un team che non appartiene al WorldTour vincere una gara importante è sempre una soddisfazione enorme, ma vincere alla corsa rosa, dove a fatica abbiamo ottenuto un invito, devo dire che è stato veramente pazzesco. Tra l’altro quel giorno in macchina non andava nemmeno la televisione e quindi l’abbiamo vissuta alla radio come si faceva ai vecchi tempi. Ancora mi emoziono a ricordare quella tappa, è stata un’esperienza unica e straordinaria».
Come direttore sportivo come hai vissuto queste vittorie?
«Bisogna dire che ogni vittoria che abbiamo fatto è stata importante, ma anche un piazzamento lo è, soprattutto se si sa il lavoro che c’è dietro. Normalmente si è abituati ad esultare ad una vittoria così com’è, ma per noi direttori sportivi tutto è vissuto da un’altra prospettiva. Un successo è il coronamento di un lavoro intenso di preparazione che viene studiato a puntino, i ragazzi fanno dei sacrifici, ma anche noi ne facciamo davvero tanti. Li vediamo crescere, mettiamo tutta la nostra anima per fare in modo che siano il più preparati possibile, puntiamo ad ottenere il massimo e quando ci riusciamo non possiamo che essere soddisfatti. Spesso dall’esterno si prova ad immaginare i sacrifici che ogni atleta fa, le scelte e le rinunce, ma anche noi ne compiamo. Questa è una vita dura che si sceglie anche per passione e che implica purtroppo lo stare lontano dai propri affetti per molti mesi all’anno: l’unico modo per farcela è riuscire a ricreare in squadra una famiglia ciclistica».
Quanto è importante riuscire a creare questa famiglia?
«Nella mia carriera di direttore sportivo ho sempre cercato di ricreare un ambiente dove si sta bene insieme, non è facile perché ci sono tante teste, tanti pensieri e tanti problemi, ma è fondamentale riuscirci. Tutti passiamo moltissimi mesi all’anno lontano da casa, una situazione non così semplice d vivere e quindi è fondamentale crearsi una specie di famiglia all’interno del team per vivere bene sia le dinamiche di squadra che lo sport e il lavoro».
In Nippo Fantini Faizane' ci sei riuscito?
«Assolutamente sì, infatti uno dei ricordi più belli che mi porterò dietro da questa esperienza è il bellissimo rapporto con lo staff, le serate sul bus a parlare non solo del nostro lavoro ma soprattutto di altro, come di chi ci aspetta a casa. Credo che nel ciclismo sia fondamentale riuscire a creare tutto ciò, solo così si può vivere la squadra in modo più bello e più pieno».
Dalla prossima stagione, dopo cinque anni in Nippo Fantini passerai alla Bardiani Csf Faizane'. Qual è il tuo rapporto con Bruno e Roberto Reverberi?
«Con i Reverberi c’è un rapporto di assoluto rispetto. Verso Bruno nutro una grandissima ammirazione, ormai da molti anni allestisce squadre con giovani promettenti che allena per farli diventare grandi campioni, continua a mantenere una grinta incredibile. Lavorare con loro sarà per me una nuova sfida, la possibilità di vedere il ciclismo e la squadra in modo ancora diverso. Sicuramente sarà un ambiente molto differente rispetto alla Nippo, ma sono sicuro che mi permetterà di crescere e io farò il mio, mettendoci l’esperienza e anche qualche idea nuova. Proveremo a mettere insieme i nostro progetti e a creare un team migliore e ancora più forte».
In squadra troverai anche atleti con cui hai già avuto modo di lavorare….
«Ritroverò Iuri Filosi che prima di approdare alla Delko correva proprio in Nippo. Inoltre mi porterò dietro, per così dire, dei ragazzi come Filippo Zaccanti e Giovanni Lonardi e sarà bello continuare il lavoro intrapreso con loro. Sono però molti gli atleti che conosco poco, forse li ho già visti in gruppo ma non sono mai stato loro direttore sportivo, sarà una bella sfida con tutti e spero di portare a casa della belle soddisfazioni».