Un viaggio in Israele per partecipara ad una granfondo permette di fare scoperte davvero curiose sul mondo della bici. Per esempio, se camminate per le vie di Telaviv dovete prestare molta attenzione. Il problema non sono solo le auto, ma anche le bici: veloci da non credere.
Potrebbe sembrare incredibile, ma l’avvento delle bike a pedalata assistita ha mostrato in questa città, sempre avanti con la tecnologia, una problematica legata alla crescente indisciplina dei pedalatori. Definirli tali in effetti è quasi un azzardo perché queste bike assomigliano spesso ai motorini CIAO degli anni 80.
Ci spiegano che la regolamentazione potrebbe subire un bel giro di vite a causa del crescente numero di incidenti che si verificano ogni anno. Le prime mosse sono state l’introduzione del caschetto obbligatorio e l’utilizzo consentito ai maggiori di 16 anni. Si è discusso anche di una licenza che comprende pure l’assicurazione, ma per ora il discorso pare essersi arenato.
Pure il fenomeno del bike sharing funziona bene e con la stessa applicazione che si utilizza a Milano è possibile prendere per quanto si vuole, a pagamento, una bicicletta.
L’altro mezzo, sempre più presente a Telaviv è il monopattino elettrico. Anche in questo caso vi sono flotte di ragazzi che scorrazzano a destra e sinistra. Questi mezzi sono sempre più diffusi anche perché da una ricerca risulta che sempre meno ventenni acquistano l’automobile.
Infine la cara e vecchia bici da corsa. A Telaviv, ma in tutta Israele, viene considerata un mezzo per ricchi e qui il ciclismo è visto come una disciplina molto elitaria. Chi va in bici, lo fa perché ha molti soldi.
Per completare il quadro legato alla mobilità si va segnalata una vasta diffusione di car sharing con app e di bus pubblici con servizio wifi open. Un bel plus per i turisti e non solo.