Una conferenza stampa per fare il punto della situazione e per confermare lo smantellamento di una vera e propria rete nata per assicurare doping ematico ad un nutrito numero di sportivi. Così a Monaco di Baviera si torna a sollevare il velo sul doping nel mondo dello sport.
L'ufficio del Procuratore di Monaco conferma che l'inchiesta è partita dalle dichiarazioni dell'ex fondista Johannes Dürr rilasciate alla tv tedesca ARD e trasmesse il 17 gennaio scorso e poi dalle intercettazioni telefoniche che hanno riguardato il dottor Mark Schmidt, che operava ad Erfurt, in Germania.
Ricordiamo che la polizia austriaca ha effettuato perquisizioni e arresti durante i campionati mondiali di sci di fondo che si sono svolti a fine febbraio a Seefeld, ma la Procura di Monaco conferma che sono 5 gli sport coinvolti, tre dei quali legati alle specialità invernali. Anche se ufficialmente non sono stati fatti nomi per questioni legate alle indagini ancora in corso, ricordiamo che anche il ciclismo è coinvolto con l'ex prof austriaco Stefan Denifl (fino allo scorso anno alla Aqua Blue, a dicembre ha rinunciato al contratto con la CCC per "ragioni personali") coinvolto direttamente nell'inchiesta e Georg Preidler della Groupama FDJ che ha confessato spontaneamente di essersi fatto prelevare delle sacche di sangue, negano però di averne mai fatto uso.
I numeri: sono 21 gli atleti seguiti da Schmidt appartenenti ad 8 diverse nazioni europee, per un numero a "tre cifre" di trattamenti ematici effettuati, una rete operativa globale attiva anche in occasione delle Olimpiadi di Pyeongchang del 2018, da 4.000 a 15.000 euro a stagione le cifre pagate a Schmidt da ogni singolo atleta. Le trasfusioni sono state effettuate in diversi Paesi come Germania, Austria, Svizzera, Finlandia, Corea del Sud e Hawaii, con quest'ultima indicazione che lascia intendere come nel giro possano essere coinvolti anche triatleti che prendono parte all'Ironman.
Il Procuratore di Monaco Kai Gräber si dice ottimista sulla possibilità di abbinare i DNA delle sacche sequestrate a quelli dei 21 atleti coinvolti. Intanto da lunedì è in carcere una quinta persona, della quale non è stato rivelato il nome, ma che potrebbe avere avuto un ruolo da "corriere" nella vicenda.
«Abbiamo davanti a noi una storia avvincente con molti colpi di scena, nella quale gli ultimi capitoli devono ancora essere scritti» ha detto Gräber concludendo il suo intervento.