Caro Direttore,
siamo ormai giunti anche alla fine di questo anno del Signore 2018 e, semmai abbia ancora una... fettuccia d'arrivo, anche della stagione ciclistica. Bene o male non mi permetto certo di dirlo: dipende dai punti di vista, da circostanze e questioni oltremodo soggettive e che poco hanno a che fare con un giudizio equilibrato ed equanime.
A mio modo di vedere, aperto ad ogni rilievo o critica, ci sono più motivi d'insoddisfazione che di esserne contenti e felici. Senza essere un piagnone disfattista o, peggio, un incontentabile nostalgico di un ciclismo che fu, credo vi siano ombre che sovrastino le luci di cui pur abbiamo beneficiato e gioito. Senza pretesa alcuna di esaustività o d'incondizionato consenso, metto in fila un paio di cosucce la cui sorte, migliore di quanto finora sia stata, affiderei al signor Nuovo Anno.
Non ci vuole poi molto ad affermare che, purtroppo, il nostro Paese - tradizionalmente e meritatamente tra le "potenze" dello sport del ciclismo - ha ben pochi corridori che possano dirsi Campioni. Di quelli con la C maiuscola, nell'attività agonistica come nella vita di tutti i giorni . Siccome non condivido proprio l'andazzo di spargere a piene mani questo "titolo", quasi fosse senza un concreto ed emblematico significato, ho sempre un occhio non solo e non tanto per l'Atleta, ma anche per l'Uomo. E siccome è mia abitudine - pessima, se volete - quella di dire ciò che penso facendo nomi e cognomi, vedo, solo ed ancora, un Gigante come Vincenzo Nibali una spanna abbondante al di sopra di tutti gli altri ciclisti nostrani.
In molti anche bravi, e più che apprezzabili in alcune "giornate" veramente da applausi. Ma, mi sia consentito, incostanti nella "partecipazione" agonistica e nel rendimento.
Insomma, senza che nessuno si offenda (è risaputo che stimi ogni corridore professionista per il solo fatto... di esserlo ), non intravedo eredi meritevoli, o credibili aspiranti... al trono del nostro Vincenzo Nibali, determinato ad essere dalla Classicissima di Primavera al Giro di Lombardia il campione della caratura di cui ha ampiamente dato prova. Che il Nuovo Anno ce lo conservi in perenne stato di grazia.
Altrettanto poco credo ci voglia per dire Pista e, insieme, Elia Viviani. E' proprio vero: nella vita dolore e gioia possono ben essere un guazzabuglio inestricabile di stati d'animo e di sentimenti. Ricordo, caro Direttore, un tuo Editoriale d'impatto emotivo - per chi ama il Ciclismo - da brividi. Ricordavi, rimpiangendone i fasti, il Palasport di Milano, i suoi acrobatici e forsennati caroselli, le sue meravigliose SeiGiorni, con fior di Campioni anche della strada, e un pubblico strabocchevole ed entusiasta, oltre che competente! Per chi ha avuto il privilegio di vivere quell'ambiente e quel ciclismo pistaiolo, al contempo nazional-popolare e splendidamente elitario, sollecitavi sensazioni da... pelle d'oca. Il plurititolato campione della pista Elia Viviani, fregiatosi quest'anno - con una prestazione superlativa - anche (ma non solo...) del Tricolore nella prova Professionisti su Strada, è la prova provata di quanto la pista possa, ancora e sempre, dare al ciclismo.
C'è un piccolissimo particolare: il nostro Paese non ha più un impianto coperto che sia degno di questo nome (e soprattutto conforme ai vigenti criteri regolamentari internazionali) che possa costantemente consentire, soprattutto agli Atleti nel giro della Nazionale, l'esercizio e la pratica di questa disciplina sportiva.
Nonostante sia tornata la... Grande Bellezza del mitico Vigorelli di Milano, non si ha ancora l'oggetto del desiderio di ogni buon e fedele suiveur della Pista (così si diceva un tempo): parrebbe che alle tante parole spese sull'argomento stiano, seppur faticosamente, anche seguendo i fatti. Non sarà male, a questo proposito, rivolgere all'Anno che sta per arrivare un pensierino, accorato e determinato. E, come sempre, che Dio (almeno quello del Ciclismo, se l'Altro ha proprio tutt'altre cose da fare) ce la mandi buona.
Cordialmente e Amichevolmente, BUON ANNO A TUTTI.