Elia Viviani chiuderà la sua stagione da record in nostra compagnia domani sera, quando all’Hotel Principe di Savoia di Milano riceverà l'Oscar tuttoBICI Gran Premio Vittoria. Il veronese della Quick Step Floors, plurivincitore della stagione - 19 successi per lui e terzo posto assoluto nella classifica mondiale -, ha preceduto di gran lunga Sonny Colbrelli e Domenico Pozzovivo, compagni di squadra nella Bahrain Merida e bravi a meritarsi il podio davanti all'emergente Moscon, miglior giovane, a Ulissi e a Nibali.
Nel tuo palmares mancava giusto questo premio…
«Già (sorride, ndr). Nel 2016 ho partecipato alla vostra serata di gala per ritirare un premio extra dopo l’oro olimpico, questa volta sarà ancora più speciale far parte di questa bella festa. Di solito sono uomini come Nibali, da grandi giri, a contendersi l’Oscar, conquistarlo da velocista è un grande motivo di orgoglio. Valorizza la regolarità di una stagione fantastica, si riferisce al World Tour ranking che ho terminato al terzo posto, un ottimo segnale per la mia crescita. Non vedo l’ora di portare a casa un premio così prestigioso».
Un messaggio per i giovani che saliranno sul tuo stesso palco?
«Consiglio loro di divertirsi e imparare il più possibile, fino a 17/18 anni, quando iniziano gli appuntamenti a livello internazionale, il ciclismo deve essere un gioco, che ti insegna l’equilibrio, il gioco di squadra, il sacrificio e tanto altro. Deve essere presa come un’attività fisica che fa bene alla salute e forma ai valori della vita. Deve diventare una faccenda seria e, per qualcuno, un lavoro solo con il tempo. Come le migliaia di bambini che giocano a calcio non arriveranno tutti alla Serie A, così non tutti i ciclisti che vincono tanto nelle categorie minori arriveranno alla massima categoria, ma il ciclismo sarà comunque prezioso per tutto quello che avrà insegnato loro. Il bello della vostra serata di premiazione, bisogna rendervene atto, è che è l’unica occasione che riunisce tutte le categorie. L’Oscar tuttoBICI è un premio ambito da tutti, conquistarlo è uno sogno sia che tu sia un esordiente o un professionista. Mi metto nei panni dei ragazzini che, fatte le dovute proporzioni, ricevono il mio stesso premio mio, immaginate che valore gli possono dare. Sarà una serata speciale, per questo avrò al mio fianco Elena (la fidanzata Cecchini, ndr), che di solito non presenzia a nessuna premiazione».
Hai già ripreso ad allenarti?
«Sì, per la prima volta ho finito presto la stagione agonistica, il mio 2018 si è chiuso con l’arrivo della Vuelta a Madrid, perciò ho ricominciato prima del solito. Sono stato 4 settimane senza bici, mi sono goduto le vacanze nel sud Italia con Elena e l’altra vincitrice dell’Oscar, Marta Bastianelli, suo marito Roberto e la piccola Clarissa, poi sono stato dal dentista e mi sono dedicato a un po’ di faccende che durante l’anno non si ha tempo di sbrigare. Con la preparazione accelero proprio settimana prossima in vista della Sei Giorni di Gand. A dicembre starò tante ore in sella per fare fondo. Il mio 2019 inizierà dall’Australia, come quest’anno».
Si dice sempre che ripetersi è difficile.
«Così è, ma ci proverò. Se anche non arrivo a uguagliare le vittorie di quest’anno andrà bene se raggiungerò le 10-12. In realtà me ne basterebbero anche solo 2 se una è la Milano-Sanremo (ride, ndr). Devo ancora stilare i programmi con la squadra, ma in linea di massima copierò come preparazione la stagione scorsa. Tra Giro d’Italia e Tour de France non abbiamo ancora scelto. Senza Gaviria in squadra cambia di certo qualcosa, ho più spazio e più libertà di scelta. Essendo rimasto l’unico velocista di punta del team posso scegliere qualsiasi corsa. Mi si apre la porta della Grande Boucle, che al momento è ancora socchiusa perché ho la maglia tricolore indosso e la corsa rosa finisce a Verona. Scioglierò le riserve a breve, prima però voglio proprio godermi la serata di domani».