Caro Direttore,
quando l'autunno si presenta con giornate che ti confermano nell'opinione che starsene a casa, tranquillamente, sia la miglior cosa da farsi, a parer mio un libro è compagno ideale. Se poi quest'amico silenzioso e fedele t'induce a riflettere, raccontandoti di quel Ciclismo che non si ha più la fortuna di ammirare ma che era un tutt'uno con gli anni della giovinezza, allora è un intimistico e gioioso... ritorno al futuro. Proprio così: chi ha fatto la storia dello Sport del Pedale rimane indelebile nella memoria, ed indiscutibile esempio per coloro che, di questi tempi, sono gli artefici della nostra passione Ciclistica.
In questi ultimi giorni se n'è molto parlato, in termini doverosamente appropriati e dolcemente nostalgici: quando una maglia segna, sportivamente, un'epoca, tutti coloro che l'hanno vista in azione la ricordano con piacere. Direi anche con affetto se solo si pensa, poi, a CHI l'ha indossata, VINCENDO tutto quanto un CICLISTA possa - ora come allora - sognare di vincere, con una DETERMINAZIONE AGONISTICA ai limiti della FEROCIA. Un CANNIBALE, con la sua seconda pelle, la Maglia MOLTENI.
Il PIU' FORTE di sempre, Eddy MERCKX, trionfante “con la MOLTENI”. Squadra gloriosa, anche ed indubbiamente grazie ad altri Corridori-Campioni e ad uno staff di persone competenti e perbene (era il MERITO a contare, non l'apparenza), ma che agli occhi di noi tutti, comuni mortali, era ed è rimasto indissolubile binomio tra il FUORICLASSE Belga e una Famiglia di imprenditori d'Italia, i MOLTENI, sulla quale il buon Dio ha alitato, e in abbondanza, lo Spirito del CICLISMO.
Prova ne è il fatto che, dopo 40 anni, il solo riapparire di quella MAGLIA ha spalancato universalmente le porte non solo dei ricordi, ciclisticamente bellissimi, ma anche delle SPERANZE, e dunque di un... antico FUTURO: di rivedere nel gruppo dei Professionisti quei colori, magici per lo spettacolo che hanno regalato, ed insieme "terribili" per avversari degnissimi e altrettanto Grandi - GIMONDI Felice docet - costretti ad una resa sempre onorevole ed applaudita.
Un'immagine, fulminea, mi passa per la mente di quel MERCKX/MOLTENI (quel giorno in rosa) affrontato da un corridore italiano, di classe cristallina ma dagli occhi tristi e non "affamati", "Tista" BARONCHELLI con indosso un'altra storica MAGLIA storica, quella della SCIC: terz'ultima tappa del Giro d'Italia 1974, con arrivo alla Tre Cime di Lavaredo.
Se, come fermamente credo, "quel" Ciclismo era anche POESIA, molto meglio lasciare la parola a chi... poeticamente ne fece narrazione epico-sportiva: “...Darsi battaglia lassù vuol dire possedere un coraggio che altri atleti non hanno. Mi parevano, questi minuscoli corridori, piegati sulla bicicletta, eroi chini per non vedere la faccia di Medusa che li avrebbe inceneriti. ...E oggi Merckx, proprio di fronte alle tre poderose torri di Lavaredo, è stato insuperabile perchè lui solo ha saputo guardare in faccia alla Medusa quando a 400 metri dal traguardo si è reso conto di essere a 40 secondi da Baronchelli, virtualmente maglia rosa. ...sarà difficile dimenticare la furia che l'ha animato in quell'ultima rampa, un recupero, un volo. Il volo di chi non vuole scendere dal trono... e da solo si arma e combatte. Solo lui è arrivato in lotta per la vittoria... Gli altri... sono giunti lottando contro la fatica, contro l'altitudine. Avevano un pallore, un tremito, uno sguardo disfatto come avessero davverso visto la Medusa e stringessero i denti per non finire in cenere..”.
A mio sommesso ma risoluto avviso, questo non è Ciclismo "vecchio e superato" o, peggio, da dimenticare. Questa è STORIA del GRANDE e VERO CICLISMO e, in quanto tale, maestra di vita per chi ne abbia veramente a cuore le sorti.
Cordialmente.