Giuseppe Martinelli in questi giorni è a casa, a Lodetto di Rovato, ma riesce a tenere sotto controllo il “polso del gruppo” grazie alla sua profonda esperienza: «La Vuelta? È partita bene, molto incerta, con tanti corridori che possono puntare in alto. Sono anche curioso di vedere Vincenzo, che ho sempre nel cuore, per capire come uscirà da una corsa che si dimostra sempre molto dura e faticosa».
Secondo lei ha fatto bene a schierarsi al via della corsa spagnola?
«Non spetta a me dirlo, ho troppo rispetto per il lavoro e le competenze di Paolo Slongo e di tutto lo staff della Bahrain Merida. Tra loro ci sono amici con i quali ho lavorato, so bene che non prendono mai decisioni avventate. Di sicuro soffrirà molto, ma sono sicuro che se anche non fosse andato alla Vuelta, si sarebbe preparato al meglio per il Mondiale. Vincenzo ha un grande carattere, una grande forza e, lo ripeto, sono curioso di vederlo all’opera nella seconda e nella terza settimana».
Veniamo alla Astana: Lopez deve pensare alla Vuelta o lavorare per il Mondiale?
«Intanto non dobbiamo dimenticare che Miguel Angel è giovanissimo e che ha già ottenuto quest’anno un terzo posto al Giro alle spalle di due mostri sacri come Froome e Dumoulin. In Spagna deve fare esperienza e stare sereno, uscendo al meglio dalla Vuelta. Per me deve essere mentalizzato sul mondiale, perché un percorso così duro come quelo di Innsbruck forse non lo troverà mai più nella sua carriera. Vedrete, la Colombia sarà una nazionale che farà paura. Pensate che avranno Quintana, Lopez, Uran, Henao, Sosa…».
Quest’ultimo però dovrebbe correre tra gli Under 23…
«Se così fosse, per me si tratterebbe di un errore. Quando corri con i grandi puoi anche essere la sorpresa, se vai a correre con i meno forti, tutti ti corrono contro come puntualmente è successo al Tour de l’Avenir».