Come un segreto che nessuno si cura di nascondere, il nome di Sonny Colbrelli è sulla bocca di tutti. «Dicono che sono io il favorito? Ti pareva, mi gufano alla grande». Il sorriso gli gonfia le guance scavate da un’altra decina di giorni di altura e dai sacrifici dettati dalla nutrizionista della Bahrain, Laura Martinelli. «Ho perso un altro chilo e mezzo, forse due. La fatica più grande è dire no ai dolci, al gelato, alla Nutella. Se fosse per me, farei sempre colazione, è il mio pasto preferito».
Una stagione che finora gli ha portato conferme e fiducia, oltre alla più bella delle notizie possibili: a ottobre Adelina lo renderà padre per la prima volta, sarà una bambina e il nome lo ha deciso lui. «La chiameremo Vittoria», perché per uno che di mestiere taglia traguardi è il pensiero ricorrente, l’idea fissa, il più dolce dei finali. E vittoria sia, ne sono già arrivate tre dal principio dell’anno, da quando Sonny sa che a fine stagione la coppia diventerà una famiglia. Primo nella quarta tappa del Dubai Tour, a febbraio, primo all’esordio delle Hammer Series Limburg in principio di giugno, e primo nella terza tappa del Giro di Svizzera, venti giorni fa, quando ha battuto dopo uno sprint infinito Gaviria e Sagan. «Sto bene, ho lavorato bene, sono pronto per il Tour de France».
IL TOUR. Sarà la sua seconda volta sulle strade di Francia, «l’anno scorso ero curioso di provare questo benedetto Tour e ho picchiato la testa», scherza, ricordando un esordio che immaginava meno complicato. «Spero che un anno di esperienza in più mi sarà utile, e poi quest’anno c’è Vincenzo che parte per vincere e sarà uno stimolo in più per tutti noi della squadra». Correre per Nibali lo esalta, «dovremmo prendere tutti esempio da lui, è il capitano ideale, uno che non ti mette mai stress. Io lo invidio: noi siamo tesi, preoccupati, agitati, e lui è sempre tranquillo, pacifico, sereno. E’ la sua forza in più». La Bahrain partirà per la Francia con un giorno di anticipo, mercoledì, per dedicare la giornata di giovedì a provare la cronosquadre della terza tappa, a Cholet. «Quella e la tappa del pavè saranno due momenti chiave. Al Giro di Svizzera siamo arrivati settimi nella cronosquadre, sono convinto che al Tour faremo una grande prova. La Bahrain è forte, e per me è un onore essere uno dei sette che possono portare Vincenzo fino a Parigi. Per le salite ci sono i fratelli Izagirre, Pellizotti e Pozzovivo. Per il pavè ci siamo io, Koren e Haussler. Koren poi è uno che se lo metti là davanti tira tutto il giorno». Quanto a lui, potrà avere via libera in qualche tappa, «ma io non conto, l’importante è stare tutti con Vincenzo».
IL TRICOLORE. Prima c’è un campionato Italiano da correre. In casa Bahrain la questione non è mai partecipare. «Questa corsa è un valore aggiunto, vorrei fare bene. Va beh, lo ammetto: ci punto». Da qualche parte ci saranno la sua famiglia, i suoi tifosi con le griglie in servizio permanente, e anche Adelina. «E’ un percorso adatto a me, le salitelle si faranno sentire. L’incognita è che sono appena sceso dall’altura, e di solito ci vogliono tre o quattro giorni per rimettersi a regime. Mettiamola così: o vado forte forte, o piano piano». L’alternativa in casa è proprio Nibali, come già alla Sanremo: anche perché Vincenzo il campionato italiano lo ha già vinto due volte e quando è al via non è mai per caso. «C’è da scannellare per prendere una maglia da portare per un anno in giro per il mondo. Che vinca il migliore», ha scritto ieri sui social. Rimane da capire l’etimologia esatta del verbo scannellare, ma il senso è chiaro.