Alla fine ha dovuto guardarlo anche domenica dal divano di casa, nonostante fosse già pronto a prendere il volo per Nizza da Venezia via Roma, ma a causa del bug informatico è rimasto a terra. Nicola Rosin lo incontriamo nella sede Colnago di Cambiago, sorridente e giustamente estasiato per l’ennesima impresa di Taddeo, che dopo il Giro si è preso il Tour.
«Chiaro che mi è dispiaciuto un sacco non essere a Nizza, ma grazie al cielo ho dei collaboratori bravissimi che erano andati su qualche giorno prima e quindi ero molto ben rappresentato. Diciamo che mi sono gustato in tivù uno spettacolo pazzesco, di una bellezza infinita e alla fine ho avuto anche la sorpresa di vedere Taddeo sollevare in mondovisione la nostra bicicletta gialla sul podio: un gesto mai avvenuto nella storia del Tour».
Una gran bella sorpresa, frutto di un colpo d’ala del vostro staff del marketing.
«Devo dire che dopo quattro anni di collaborazione, tra la nostra azienda e il team si è creato un rapporto davvero simbiotico che non è così scontato come qualcuno potrebbe pensare. Siamo due grandi piattaforme, possono nascere invidie e gelosie, invece tra di noi c’è il massimo della collaborazione e del rispetto per fare sempre bella figura, anche questo colpo di riuscire a portare la bicicletta sul podio di Nizza è stato il risultato di un vero gioco di squadra e di relazioni. Come mi ha raccontato i ragazzi, è stata una triangolazione d’intenti: con Alex Carera e Andrea Agostini, tra il manager di Tadej e il direttore operativo del team Uae Emirates. Il nostro responsabile del marketing ha poi tessuto contatti con l’omologo commerciale e del protocollo del Tour. Un’ora prima del cerimoniale finale, è arrivato a un WhatsApp: “Assicuratevi che ci sia un fotografo sotto al palco”, era fatta. Non l’hanno detto in maniera esplicita, ma l’han fatto capire. Quanto avrei pagato per avere quella foto di Taddeo che solleva sul podio come un trofeo la Colnago gialla? Non ha prezzo, ma ancor più bello e preziosa è stata la passerella che Tadej ha fatto con la bicicletta per arrivare sul palco, maneggiando la bicicletta con leggerezza: uno spot pazzesco. Non ha idea di quanti messaggi ho ricevuto in quelle ore. Sono stato travolto».
C’è stato un momento in cui ha temuto che Tadej non ce la facesse a fare il tris?
«A Le Lorian, sul Massiccio Centrale. Quando Tadej ha guadagnato 35” e Vingegaard si è rifatto sotto e poi lo ha bruciato allo sprint ho temuto che qualcosa stesse succedendo. Però il bello di Tadej è che ogni giorno è un nuovo giorno. Con lui c’è sempre una nuova alba».
È il corridore più forte del mondo da quattro anni (da neo pro ha chiuso al 2° posto della classifica UCI), capace di valorizzare il mezzo come nessuno. Come si dice in questi casi: la Colnago è una bicicletta molto responsive.
«Tadej è un corridore molto esigente e competente. È curioso, interessato e portato a sperimentare come nessuno. Il fatto che lui consideri la Colnago la miglior bicicletta del mondo per noi è il massimo dei riconoscimenti che ci possa avere e il merito va condiviso con il nostro ingegnere, Davide Fumagalli, e il suo staff tecnico e di ricerca. Pensi che lunedì mattina, dopo la grande festa di Nizza, Tadej è uscito in bicicletta: Manolo Bertocchi era a Montecarlo con una nuova evoluzione di bicicletta assieme al nostro ingegnere Tommaso Cervetti. Insomma, Tadej dal giorno dopo era già lì sul pezzo, per valutare il nuovo prodotto, ma se me lo consente vorrei aggiungere una cosa».
Aggiunga.
«Questo è un ragazzo che apprezza anche la nostra creatività comunicativa, perché lui è un ragazzo che sa comunicare come nessuno. È molto attratto da questo mondo. Anche la sua produzione social è frutto delle sue idee. Come mi spiegano sempre, Taddeo anche come comunicatore è un fuoriclasse. Certo, ha dei collaboratori di fiducia al proprio fianco, ha un fotografo personale come Alen Milavec, che è anche uno dei suoi più cari amici che lo segue dappertutto. Ma è lui che crea, visto che è “digital natives”. Come ha avuto modo di scrivere anche lei, Tadej è l’unico corridore che si dona in ogni occasione ai bimbi e ragazzini, senza alcuna esitazione. Non parte una corsa che lui prima non abbia regalato manciate di cappellini e borracce, e non si presti a fare per dieci, quindici minuti selfie e autografi. Come dice Manolo (Bertocchi, marketing manager dell’azienda, ndr), Tadej è un fuoriclasse anche nella comunicazione. Non gli devi spiegare nulla, anche se è circondato da persone preparatissime come Alex Carera, il suo manager, Luke Maguire e Haoyang Zhao, addetti stampa bravissimi e preparatissimi e persone come Bostjan Kavnicnik, che è anche un amico e quindi un elemento estremamente prezioso per il fuoriclasse sloveno. Insomma, come tutti i campioni ha la propria galassia di persone fidate, ma è lui che fa sintesi, che dà il là. Non si può seminare nulla su un terreno che non è adatto a dare frutti».
Avete percepito in queste tre settimane che è cambiato qualcosa?
«È tre anni che stiamo vivendo un’onda diversa: siamo passati da 17 a 57 milioni di euro. Dire che adesso dopo questo fantastico successo stiamo incrementando in fatturato non è possibile dirlo, ma è chiaro che il percepito è sempre più alto. Quest’anno, come preannunciato, è un anno di consolidamento. È altrettanto chiaro che i frutti si vedranno tra qualche mese. Tadej è uno che semina sempre, noi siamo pronti per un nuovo raccolto».