Il traguardo della 111ª edizione del Tour de France sarà allestito in Place Masséna, a Nizza, a pochi colpi di pedale dalla Promenade des Anglais. Sarà la prima volta che il Tour de France si concluderà lontano dalla sua casa parigina. Ma in realtà, anche prima di questascelta inedita l'arrivo della Grande Boucle aveva già “vagato” per le strade parigine. In una serie in quattro appuntamenti, grazie agli archivi del Tour riviviano il contesto e i momenti salienti degli arrivi di Ville-d'Avray, del Parc des Princes, del velodromo La Cipale e, dal 1975, degli Champs-Élysées.
EPISODIO 4: CHAMPS-ÉLYSÉES - BENVENUTI NEL PARADISO DEI VELOCISTI
Un'idea geniale, che si dice sia nata dalla mente del conduttore televisivo Yves Mourousi. Chissà se è stata davvero la sua boutade a dare la spinta di cui Jacques Goddet e Félix Lévitan avevano bisogno per dare vita al più bell'arrivo che il Tour del 1975 potesse avere... Dopo l'addio a La Cipale, per quell'ultima tappa è stata organizzata una gara in circuito di 27 giri con il via libera del Presidente della Repubblica, il cui supporto è stato decisivo per l'ottenimento dei permessi necessari.
Questo sfarzoso criterium è stato una vera delizia per i circa 1,5 milioni di spettatori che domenica 20 luglio si sono presentati per salutare la maglia gialla Bernard Thévenet, l'uomo che aveva rovesciato Eddy Merckx dal suo trono giallo. Un altro belga, Walter Godefroot, ha conquistato la vittoria di tappa, concludendo la propria carriera nello stesso momento in cui ha inaugurato una lunga serie di vittorie in volata sugli Champs-Élysées.
Valéry Giscard d'Estaing, che viveva nella zona, diede inizio a un'altra tradizione quando regalò a Thévenet un vaso di Sèvres. In poche parole, gli organizzatori avevano fatto centro. Scrivendo su L'Équipe, il giornalista Pierre Chany ha elogiato il nuovo format con un tocco di umorismo ironico: "Nessuna parata militare del giorno della Bastiglia ha mai attirato così tante persone sugli Champs-Élysées e Les Tuileries, suggerendo che i francesi sono più affezionati alle biciclette che alle auto blindate: una buona notizia, dopo tutto".
IL RECORD DI HINAULT. Il traguardo finale sugli Champs-Élysées è stato un successo fin dall'inizio. Tuttavia, dal 1978 in poi furono apportate alcune modifiche, spostando la partenza della tappa fuori Parigi e riducendo il numero di giri del circuito finale. Bernard Hinault ha sbaragliato gli avversari nel successivo Tour de France, vincendo sei tappe sulla strada per Parigi e lasciando il suo inseguitore più vicino, Joop Zoetemelk, a più di tre minuti. Il corridore bretone aveva in tasca il suo secondo titolo, ma questo non ha impedito ai due uomini di scontrarsi un'ultima volta dopo aver staccato il gruppo a circa 50 km dall'arrivo. Le Blaireau ha avuto la meglio sul suo rivale sugli Champs-Élysées coronando così il suo Tour di maggior successo con una settima vittoria di tappa. Tre anni dopo, Hinault ha concluso la sua quarta cavalcata vincente con un nuovo trionfo sugli Champs-Élysées, questa volta superando Adrie van der Poel in uno sprint di gruppo. Rimane l'unico corridore ad aver vinto sugli Champs-Élysées in maglia gialla.
FIGNON, LEMOND E QUELLA CRONO... L'arrivo a cronometro sugli Champs-Élysées era già una tradizione di lunga data quando si svolse l'edizione del 1989. Aveva fatto la sua prima apparizione alla fine degli anni '70 come semitappa che si svolgeva al mattino dell'ultimo giorno, prima del circuito in programma nel pomeriggio. Ma in quel 1989 venne disegnato un affascinante percorso con partenza da Versailles: il titolo era ancora in bilico in vista dell'ultima corsa contro il tempo. Laurent Fignon era in una posizione privilegiata per ottenere la sua terza vittoria, dopo il 1983 e il 1984, ma il formidabile Greg LeMond era a soli 50 secondi di distacco. E i piccoli dettagli hanno contribuito a sconvolgere: lo statunitense ha utilizzato le protesi per migliorare il suo profilo aerodinamico, mentre il francese era alle prese con un attacco di emorroidi. Quando il risultato è arrivato, il dolore di un uomo si è fuso nella gioia di un altro. LeMond vinceva il Tour con soli 8 secondi di vantaggio sul suo rivale, il margine più stretto di sempre.
IL REGNO DEI VELOCISTI. Quello sugli Champs-Élysées è una sorta di un campionato del mondo per velocisti. A parte il colpo di scena dell'ultimo minuto dell'edizione del 1989, il famoso viale ha visto le vittorie di Freddy Maertens, Guido Bontempi, Jean-Paul van Poppel e Djamolidine Abdoujaparov. Man mano che una vittoria di tappa qui diventava sempre più ambita, le squadre con uomini veloci nei loro roster hanno reso sempre più difficile per igli attaccanti sorprendere il gruppo sugli Champs-Élysées. Eppure questo è esattamente ciò che è successo nel 1994, quando una fuga di cinque uomini ha sorpreso il gruppo a sei giri dalla fine: il francese Eddy Seigneur ha superato in astuzia i suoi compagni di fuga nella folle corsa verso il traguardo per firmare il trionfo più bello della sua carriera. È stato un assist per i giornalisti de L'Équipe che hanno intitolato il loro reportage Le jour de Seigneur (con un gioco di parole su le jour du Seigneur, "il giorno del Signore").
BELGI MAI ALLA DOPPIETTA. Non c'è da stupirsi che i campioni belgi abbiano trasformato questo santuario dello sprint in uno dei loro terreni di caccia preferiti. Su 49 arrivi su quello che i parigini definiscono il viale più bello del mondo, 12 sono andati ad altrettanti corridori belgi. Da Walter Godefroot nel 1975 a Jordi Meeus nel 2023, nessuno di loro è riuscito a colpire due volte qui, anche se l'elenco include alcuni dei grandi dello sprint di tutti i tempi. Freddy Maertens, due volte campione del mondo (1976 e 1981) e tre volte vincitore della maglia verde, ha conquistato 15 vittorie di tappa... ma non è riuscito a fare doppietta ugli Champs-Élysées. Tom Steels ha ottenuto nove vittorie nella Grande Boucle, ma il 1998 è stata l'unica volta in cui è uscito vincitore sul viale di castagni. Tom Boonen, con sei vittorie di tappa, una maglia verde (2007) e un talento straordinario per domare il pavé della Parigi-Roubaix (che ha vinto nel 2005, 2008, 2009 e 2012), ha conquistato la vittoria sul pavé molto più liscio degli Champs-Élysées, ma è arrivato al traguardo del Tour solo in due edizioni su sei partecipazioni. Per l'Italia, oltre a Bontempi nel 1986, a segno Fabio Baldato nel 1996, Nicola Minali l'anno successivo, Stefano Zanini nel 2000 e Daniele Bennati nel 2007.
MA C'E' CHI L'HA FATTO. Questo significa che la doppietta è impossibile? Niente affatto! Diversi velocisti sono riusciti nell'impresa: Djamolidine Abdoujaparov (vincitore nel 1993 e nel 1995), Robbie McEwen (1999 e 2002), Marcel Kittel (2013 e 2014) e André Greipel (2015 e 2016) ci sono riusciti. Tuttavia, sul rettilineo d'arrivo più prestigioso del mondo, è naturale che il maestro assoluto della disciplina detenga il record di tutti i tempi: Mark Cavendish è nel suo elemento naturale sugli Champs-Élysées. Il "Manx Missile" ha centrato il bersaglio quattro volte, con una striscia di imbattibilità dal 2009 al 2012: ha iniziato con il botto, con il suo uomo di punta, Mark Renshaw, che ha conquistato il secondo posto; è stato di nuovo imbattibile nel 2010, conquistando la sua quindicesima vittoria di tappa in sole tre partenze al Tour; nel 2011 ha arricchito il bottino con l'ulteriore vantaggio di conquistare la maglia verde; e infine, nel 2012, ha ottenuto un lead-out deluxe dalla maglia gialla in persona, Bradley Wiggins, con il quale ha vinto in pista ai Giochi di Londra poche settimane più tardi. Da allora, "Cav" si è spesso ritirato dalla Grande Boucle prima della tappa finale, pur raccogliendo altre vittorie di tappa al punto da eguagliare Eddy Merckx in cima alla classifica dei record, con 34 a testa. Ma la sua storia è ancora lontana dall'essere finita...
GIA' PUBBLICATI
IL RIPIEGO DI VILLE-D'AVRAY E L'ARRIVO SEGRETO
IL FASCINO ETERNO DEL PARC DES PRINCES
LA CIPALE, TERRA DI CONQUISTA DEL CANNIBALE