Il traguardo della 111ª edizione del Tour de France sarà allestito in Place Masséna, a Nizza, a pochi colpi di pedale dalla Promenade des Anglais. Sarà la prima volta che il Tour de France si concluderà lontano dalla sua casa parigina. Ma in realtà, anche prima di questascelta inedita l'arrivo della Grande Boucle aveva già “vagato” per le strade parigine. In una serie in quattro appuntamenti, grazie agli archivi del Tour riviviano il contesto e i momenti salienti degli arrivi di Ville-d'Avray, del Parc des Princes, del velodromo La Cipale e, dal 1975, degli Champs-Élysées.
EPISODIO 2: PACR DES PRINCES - LA CASA DEL CICLISMO
Molto prima che Kylian Mbappé, Zlatan Ibrahimović, Ronaldinho e stelle varie del calcio facessero impazzire i tifosi con le loro imprese sul campo di calcio, il Parc des Princes era già il cuore pulsante dello sport a Parigi. All'alba del XX secolo, decine di migliaia di persone si riversavano alla Porte de Saint-Cloud per ammirare i ciclisti impegnati lungo la pista del suo velodromo.
Dopo le imposizioni amministrativi che hanno condizionato le prime edizioni (vedi la prima puntata), è stato proprio il Parc des Princes ad ospitare l'arrivo della Grande Boucle fino al 1967, per un totale di oltre 50 edizioni.
I PRIMI EROI. Molti eroi delle due ruote sono stati incoronati nell'atmosfera spumeggiante del Parc des Princes tra cui il belga Philippe Thys - il primo la corsa per tre volte (1913, 1914 e 1920) - che aveva la fastidiosa (per i transalpini...) abitudine di battere i francesi nella loro stessa corsa e di trionfare al Parc. Come riportò L'Auto il giorno dopo la conclusione dell'edizione del 1920 "I tifosi si rallegrarono e presero d'assalto la pista quando Philippe Thys fece il suo giro d’onore e le note di La Brabançonne (l’inno belga, ndr) riempirono l'aria. Il vincitore ha dovuto completare la sua gloriosa marcia a piedi, nuotando in un mare di gente e lottando per raggiungere il tavolo di controllo per firmare i fogli. Le forze dell'ordine hanno avuto il loro bel da fare per ripulire l'area dai suoi ammiratori in modo che potesse abbracciare i suoi amici e la sua famiglia".
BOTESCIA'. Nel 1924, un altro straniero superò i francesi in patria: Ottavio Bottecchia, il primo italiano a vincere del Tour. Il "Muratore friulano", secondo dietro a Henri Pélissier nel 1923, non si è accontentato di staccare di ben 35 minuti il secondo classificato, Nicolas Frantz, ma ha dominato la corsa dalla A alla Z, collezionando vittorie a raffica e ha indossato la maglia gialla dal primo all'ultimo giorno. Solo Nicolas Frantz (1928) e Romain Maes (1935) sono stati in grado di emulare questa impresa.
OTTO VOLANTE. È stato poi Charles Pélissier a stabilire un record epocale. I suoi fratelli maggiori, Henri e Francis, avevano un talento innegabile, ma scandali e polemiche sembravano seguirli ovunque andassero, spesso scontrandosi con le imposizioni del direttore del Tour Henri Desgrange. Il rampollo della famiglia impiegò un po' di tempo per sbocciare, ma una volta che lo fece inflisse seri e lezioni ai suoi rivali, come nel 1930. Impegnato in un lungo duello in volata con l'italiano Learco Guerra, "Charlot" ha ottenuto un eccezionale bottino di otto vittorie di tappa, tra cui quella finale al Parc des Princes, dove ancora una volta ha avuto la meglio sul suo avversario lombardo. Solo Eddy Merckx (1970 e 1974) e Freddy Maertens (1976) dopo di lui sono stati in grado di conquistare otto tappe in una sola edizione.
RINASCITA FRANCESE. Dopo la fine del Tour del 1931, il Parc des Princes fu raso al suolo e ricostruito per ospitare l'arrivo della corsa nel luglio 1932. Il restyling ha aumentato la capacità del velodromo a più di 40.000 posti, riducendo la lunghezza della pista da 666 a 454 metri. Gli anni '30 segnarono la rinascita del ciclismo francese: proprio come "i quattro moschettieri" firmavano le loro imprese sui campi da tennis, così i ciclisti transalpini trovarono il successo con André Leducq (vincitore del Tour nel 1930 e nel 1932), Antonin Magne (1931 e 1934) e Georges Speicher (1933).
E nel 1938 mentre Gino Bartali vinceva il suo primo Tour, i due grandi rivaliLeduc e Magne - per tutti "Tonin" e "Dédé" regalarono ancora un‘emozione arrivando insieme dimostrando quanto fossero amici.
ll giorno dopo L'Auto descriveva le emozioni che permeavano lo stadio: "Siete entrambi dei bravi ragazzi. Giuro, l'emozione è stata vera quando ieri siete scesi sulla pista del Parc des Princes. Non appena vi abbiamo visto rilassarvi all'inizio del rettilineo d'arrivo, ci siamo resi conto di cosa stava succedendo. Abbiamo capito che, dopo un decennio di sfide cavalleresche, una coppia di amici aveva scelto di concludere insieme due carriere costruite sul fair play, il coraggio, l'audacia e l'onore. Ci siamo commossi fino alle lacrime. Come potremmo mai smettere di amarvi?".
IMPRESA ROBIC. Dopo una lunga pausa dovuta alla Seconda Guerra Mondiale, la prima edizione dopo il conflitto, tenutasi nel 1947, fu particolarmente carica di emozioni: fino all'ultimo momento. Ferdi Kübler, René Vietto e Pierre Brambilla si sono contesi la maglia gialla ma c'è stato un colpo di scena alla fine. Jean Robic, terzo in classifica generale, ha lanciato un feroce attacco all'uscita del gruppo da Rouen e ha fatto saltare la corsa sulle strade da Caen a Parigi. "Biquet" è arrivato al Parc des Princes con 13 minuti di vantaggio sul leader, Brambilla, più che sufficienti per strappare il comando all'italiano e vincere il Tour senza aver mai indossato la maglia gialla prima del podio finale.
Nel suo editoriale Jacques Goddet ha elogiato il corridore bretone, che non era nemmeno tra i favoriti: "Bene, ci arrendiamo! Avevamo già esaurito i superlativi per descrivere questo sorprendente Tour, ma l'ultimo giorno ha scavato in profondità nel territorio della fantasia. Ci aspettavamo una battaglia, ma pensavamo anche che la tradizione avrebbe prevalso, che gli applausi avrebbero temperato lo spirito combattivo o che Brambilla avrebbe preferito morire in bicicletta piuttosto che lasciare che qualche nuovo arrivato gli rubasse la vittoria all'ultimo momento. Eppure un piccolo bretone testardo e bellicoso che credeva in se stesso voleva vincere il Tour e ha continuato a provarci finché non ci è riuscito".
IL DRAMMA. Il 1948 vide anche una prima storica, con la copertura televisiva in diretta dell'arrivo nel Parco dei Principi. Le scene di giubilo rimasero una costante nel corso degli anni, con un epilogo drammatico nell’edizione del 1958. André Darrigade era uno degli uomini più ammirati del gruppo, con 11 vittorie di tappa già conquistate in carriera, tra cui la tappa del Parc des Princes dell'edizione precedente, in cui aveva lavorato duramente per portare Jacques Anquetil al titolo.
Il "Landes Greyhound" sembrava destinato a prevalere ancora una volta all'ultimo giro, ma si è scontrato contro il segretario generale dello stadio, che si era lasciato trasportare dall’emozione ed è sceso in pista. Il campione ha finito quel Tour con cinque punti di sutura, mentre il segretario Constant Wouters dovette essere portato in ospedale, dove morì undici giorni dopo.
E CHIUSE POUPOU. Prima che il Parc des Princes si trasformasse in uno stadio di calcio, il velodromo ospitò un ultimo arrivo nel 1967 come traguardo di una cronometro con partenza da Versailles. Raymond Poulidor, nono in classifica generale, non era più in lizza per la maglia gialla ma ha lottato per conquistare la sesta delle sue sette tappe del Tour con 25 secondi di vantaggio su Felice Gimondi e 45 sul suo compagno di squadra Roger Pingeon, felicemente in maglia gialla.
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