Dato che, nel Giro d'Italia al via domani, gli uomini classifica non della UAE sembrano quasi esistere in funzione di Tadej Pogacar, come antagonisti di un film dove l'eroe sloveno è l'assoluto protagonista e gli altri fanno di tutto per cercare di fermarlo, la figura di Pogacar non poteva che aleggiare anche sulla conferenza stampa della Bahrain Victorious. «Sulla carta, è triste ammetterlo, partiamo tutti battuti - ammette Damiano Caruso - ma è sbagliatissimo partire battuti anche sulla strada. Che sull'uno contro uno sia impensabile batterlo è un fatto a cui siamo rassegnati, però sappiamo altrettanto bene quante variabili ci siano nell'arco di tre settimane: dovremo avere la gamba e il coraggio per provare a metterlo in difficoltà alla minima occasione. Difficile predire quando e come ciò possa accadere, si tratta di situazioni che si vivono strada facendo e bisogna essere in grado di cogliere.»
Caruso e Tiberi, accoppiata d'italiani del Centro-Sud (non capita spesso nel ciclismo) per tentar l'assalto al favoritissimo e rintuzzare le speranze relative a "nuovi Nibali" ed etichette simili. Una curiosità da soddisfare è: Caruso sarà solo una grande chioccia per il ciociaro rampante o curerà la generale tanto quanto? «Fa molto piacere l'ottimismo del direttore sportivo Gorazd Stangelj e di tutto il team Bahrain attorno alle mie possibilità di classifica, prima però voglio testarmi nella prima settimana, già impegnativa, per vedere come va il confronto diretto con gli avversari e capire la mia condizione con precisione. In questa prima parte di stagione non ho raccolto risultati e sto navigando a vista, quindi profilo basso e se ho qualcosa da dimostrare lo voglio fare direttamente in gara».
Del resto, non arrivi a essere un uomo prezioso per i grandi giri a 36 anni senza una profonda saggezza. E quale contributo potrà dare questa saggezza al suo giovane capitano? Spiega Caruso: «Io non posso insegnare a lui o a chiunque altro a essere un vincente, quella è una caratteristica intrinseca o meno di ciascun individuo. Il mio ruolo è di aiutarlo a commettere meno errori possibile in una corsa delicata come un grande giro. Personalmente in carriera ne ho commessi di errori, tecnici e non, e li porto con me come bagaglio di esperienza che in questo Giro metto a disposizione di Antonio per permettergli di evitarli.»
Su questa dichiarazione del veterano di Ragusa, può prendere il testimone (sotto forma, per ora, di microfono) Antonio Tiberi: «Gli errori dovrò evitare di commetterli già da domani, si prospetta subito un Giro spettacolare e per noi corridori significa dover essere prontissimi. Da Damiano ho avuto modo di imparare parecchio in tanto tempo trascorso insieme, tra ritiri e prima parte di stagione, e sicuramente avrò ancora molto da apprendere da lui dato che in questo Giro saremo insieme praticamente 24 ore su 24! Grazie alla sua esperienza sto migliorando soprattutto nella lettura e gestione della gara, aspetti a maggior ragione fondamentali in un grande giro. Spero che tutto fili liscio senza intoppi o incidenti e che il mio fisico risponda effettivamente all'ottima preparazione svolta, per potermi esprimere sugli stessi ottimi livelli del Tour of the Alps e stare per tre settimane insieme ai migliori.»