Un cerchione. Con 36 raggi. Sul cerchione, raggiante, sono fissati nove omini. Quando il cerchione ruota velocemente, i nove omini sembrano uno solo: che va di corsa. Quando il cerchione ruota lentamente, gli omini si sdoppiano, si triplicano, si moltiplicano: e, più o meno, camminano.
E’ la ruota della vita o forse è la vita della ruota? E’ la vita che è una ruota o forse è la ruota che è una vita? E’ soltanto un gioco, o forse è soltanto un simbolo? E’ un pensiero rotondo o forse un’ipotesi scientifica? Nel dubbio, si guarda ipnotizzati o magnetizzati, sedotti o affascinati, incantati o folgorati. Finché il cerchione – e l’altro cerchione?, e il telaio?, e insomma la bici? – diventa qualcos’altro: un sole, un quadro, un teorema, il mondo. Chissà.
La Compagnia Dromosofista è formata da tre attori che recitano (senza parole), mimano, suonano, danzano, illuminano e s’illuminano, ruotano, ruotano anche le braccia, le mani, le dita, gli occhi. E inventano, improvvisano, creano, rappresentano, costruiscono uno spettacolo tra illusioni e magie, acrobazie e prodigi, giochi fuori dal tempo. Il luogo è speciale: un camion, il camion-teatro, quattro scalini e una tenda per lasciare il suolo, la strada, la terra ed entrare in un’altra dimensione, in un’altra epoca, in un altro spazio. Un altro teatro, appunto. Dentro, sui gradini si può stare, accovacciati, in una quindicina. Altri quattro o cinque spettatori possono sedersi sui cuscini tra platea e palco. E sul palco ci sono loro tre: Rugiada, Tommaso e Facundo. Con tutte le loro piccole invenzioni, le loro semplici proiezioni, le loro tenere creature, la loro delicata immaginazione. Così che l’impressione è quella di una grande piazza, di una grande folla, di una grande festa, anche di una grande cerimonia e di un grande spettacolo.
Chitarra, fisarmonica, mandolino, tamburo e uno strano strumento a corde e leve dal suono orientaleggiante e ammaliante. Maschere e marionette. Luci e ombre. Cappelli e orologi. Sgabelli e altalene. Cavalli e briglie. E molto, moltissimo, infinitamente di più. Dipende più da chi guarda e sogna che da chi muove o si muove.
Fino a dicembre la Compagnia Dromosofista si aggirerà fra le scuole del Viterbese, poi il camion-teatro viaggerà verso nuove avventure e platee. E con loro, quel magico e luminoso cerchione, con 36 raggi e nove omini capaci di diventare, correndo, uno solo.
(foto di Fernanda Pessolano)