Vincenzo Nibali è stato il grande ospite dell’evento celebrativo di Luigi Ganna che si è tenuto qualche giorno fa al palazzo della Regione Lombardia a Milano. Il campione siciliano ha partecipato al ricordo del grande campione varesino raccontando aneddoti e riflettendo su come il ciclismo di inizio Novecento abbia profondamente influenzato ciò che questo sport è oggi. Il 2023 è stato un anno inedito per Vincenzo che dopo l’addio alle corse sta sperimentando il ciclismo dall’altro lato. Abbiamo tutti ancora negli occhi il suo annuncio sul palco del processo alla tappa quando il Giro arrivava nella sua Messina che il 2022 sarebbe stato l’ultimo anno da professionista.
«Per me è stato un modo completamente nuovo di vivere il Giro - ha spiegato Nibali a tuttobiciweb -, è stata un’esperienza veramente particolare che mi ha permesso di vedere le cose diversamente. Da corridore si è completamente immersi nella gara, si potrebbe pensare di avere una visione totale, ma non è così. A muovere la corsa rosa c’è una macchina gigantesca che comprende organizzatori, corridori, giornalisti e anche tifosi. Ho seguito molte delle tappe in macchina da dentro la corsa e ho capito quanto ogni cosa sia calcolata al millimetro e le grandi emozioni che si possono vivere, tutte diverse da chi pedala».
Sceso dalla bici, Vincenzo Nibali ha avuto modo di seguire la lotta per la maglia rosa da una posizione privilegiata e tastando le emozioni di tutti i protagonisti. «Alla vigilia si prospettava una grande sfida tra Primoz Roglic e Remco Evenepoel che però non c’è mai effettivamente stata. Solitamente alla vigilia di una grande corsa a tappa si tende a considerare un duello, ma alla fine non è mai così. Geraint Thomas e Tao Geoghegan si sono dimostrati come due grandi outsider che sono arrivati al Giro con meno aspettative, ma con un ottima forma, peccato che il secondo sia stato tagliato fuori. Thomas invece se l’è giocata fino agli ultimi chilometri della cronoscalata finale» ha detto lo Squalo dello Stretto che alla vigilia della corsa rosa durante della presentazione di un’iniziativa da Intimissimi ci aveva detto di prestare particolare attenzione agli outsider nella contesa per il Trofeo senza fine. In quell’occasione ci aveva anche indicato Ben Healy che proprio in quel periodo stava dimostrando il suo spessore anche a livello internazionale. «Healy è arrivato al Giro con una forma incredibile, ma effettivamente era anche la sua prima corsa a tappe - ha proseguito Nibali - sinceramente all’inizio credevo che si sarebbe concentrato sulla generale, ma in Ef i ruoli di capitano erano diversi. Ha puntato sulle tappe e a Fossombrone ha vinto una frazione veramente complicata da interpretare, è un atleta da tenere d’occhio».
È stato un Giro strano, fortemente influenzato dalle condizioni atmosferiche e dai ritiri in massa per il covid, ma nonostante le molte lamentele per la mancanza di spettacolo ci sono state tante emozioni soprattutto nella penultima frazione. Nella cronoscalata verso Monte Lussari abbiamo assistito ad un inedito cambio di bici e ad una battaglia che è stata combattuta fino all’ultimo respiro.
«Penso che sia stato un Giro molto difficile, non solo per il percorso. E’ stata una corsa dura e spettacolare che è stata influenzata da diversi fattori esterni come il meteo avverso e i malanni di stagione che hanno messo a dura prova tutti gli atleti. Il finale è stato veramente adrenalinico, quando Roglic ha avuto quel problema meccanico siamo rimasti tutti con il fiato sospeso, ma lui non ha minimamente perso la concentrazione, è intervenuto a sangue freddo ed è ripartito addirittura andando a guadagnare ancora nei confronti di Thomas dimostrando di avere una grande capacità di gestire la situazione. A me è successa una cosa simile qualche anno fa, ero proprio nelle stesse zone del Friuli ed imparai la fermezza nell’agire di fronte ad un problema di questo tipo. Ho sentito diverse lamentele circa la mancanza di spettacolo del Giro di quest’anno, a mio avviso sono delle polemiche inutili perché è stata una corsa spettacolare. In gruppo vanno tutti a tutta ed è sempre più difficile fare la differenza soprattutto quando ci sono delle condizioni avverse» ha detto Vincenzo specificando come il ciclismo sia cambiato negli ultimi anni portando delle velocità veramente folli in corsa come è recentemente successo nelle classiche del nord.
Sono state tre settimane intense dove gli italiani si sono fatti vedere e conoscere con vittorie e belle azioni spettacolari come quelle di Marco Frigo, autentica rivelazione del Giro. Jonathan Milan si è portato a casa la maglia ciclamino così come una tappa e lo stesso hanno fatto Alberto Dainese, Davide Bais, Filippo Zana. Vincenzo Nibali li ha seguiti da vicino e ci ha voluto regalare qualche commento sulle giovani promesse del nostro ciclismo. «Gli italiani si sono messi in ottima luce, è stato bello vederli vincere. Abbiamo conosciuto Jonathan Milan su pista, ma ora ha dimostrato che anche su strada è fortissimo. Secondo me con qualche errore in meno avrebbe potuto anche vincere di più, ma è molto giovane ed ha tempo per rimediare su questo aspetto e diventare ancora più forti, non è da tutti già al primo Giro vincere una tappa e la maglia a punti. Il neoprofessionista Frigo ha fatto un bell’exploit mentre Filippo Zana ha fatto risplendere il tricolore infiammando i cuori dei tifosi. Entrambi sono giovanissimi e hanno fatto un grande Giro, avranno tanto tempo per imparare e chissà magari un giorno potranno diventare corridori da corse a tappe però è difficile dirlo, competere per la generale di una corsa di tre settimane comporta una sforzo e una concentrazione veramente particolare».
photo Monguzzi