Luigi Ganna è stato uno dei grandi pionieri del nostro ciclismo, il vincitore del primo storico del Giro d’Italia del 1909, la Milano Sanremo dello stesso anno e primo italiano a superare i 40 km del tentativo del record dell’ora. A settembre saranno 140 anni dalla nascita del campione di Induno Olona che appartiene ad uno sport in cui si era letteralmente eroi, uomini con tanti sogni che si poteva raggiungere solo con molta fatica e sacrifici. Numerose iniziative sono state messe in campo per celebrare questo speciale compleanno, tanti incontri che hanno coinvolto grandi del ciclismo presente e passato e anche uno speciale libro scritto dalla giornalista Stefania Bardelli dal titolo emblematico “40,405”. Ieri mattina nella sala gonfalone nel Palazzo Regione Lombardia è andato in scena un incontro molto speciale moderato da Alessandro Brambilla che ha voluto celebrare la figura di Ganna ripercorrendone la storia e l’importante valore sportivo ed imprenditoriale che ha lasciato in eredità.
Grande campione, ma non solo, Ganna è un simbolo della provincia di Varese per i suoi trionfi non solo da sportivo. Appesa la bici al chiodo infatti ha trasformato la sua passione per il ciclismo in un lavoro imprenditoriale aprendo un’industria di biciclette e lasciando un lascito di valori incredibile.
«Per me raccontare la storia di Luigi Ganna è stata una grande emozione, ma anche un carico di responsabilità - ha spiegato Stefania Bardelli, scrittrice del libro 40.405 - oltre alla prima edizione del Giro ha trionfato nella terza Milano Sanremo della storia, una gara epica che gli ha dato il soprannome di re del fango, ha corso la 600 km stando più di 20 ore in sella ed è stato il primo italiano ad abbattere il muro dei 40 km per il record dell’ora. Finito di correre, Ganna ha deciso di fondare la sua azienda di biciclette in corso Belforte a Varese, nello stesso luogo dove nel 1893 aveva visto la sua prima gara di ciclismo e se ne era letteralmente innamorato. Io sono arrivata al ciclismo grazie a mio nonno Umberto Gioia che a sua volta era nipote di Ganna, il primo campione per cui ho tifato è stato Bugno, ma ci ho messo la stessa passione anche per tutti i corridori successivi come Vincenzo Nibali che è diventato un simbolo recente del nostro paese. Ritengo che il ciclismo sia la metafora della nostra vita: ogni giorno ci poniamo dei traguardi e come in una corsa siamo disposti a tutto per raggiungerli».
Ospite d’onore della mattinata è stato proprio Vincenzo Nibali fresco di un Giro d’Italia vissuto per il primo anno da non corridore. Il siciliano è stato protagonista di un ciclismo che vive anche di atleti come Ganna che hanno dato il via ad imprese, ma anche a migliorie nell’ambito meccanico e dei componenti. «Quando ho iniziato a correre tutti mi chiedevano se conoscevo Coppi, Bartali, Binda e Ganna, quattro campioni che hanno letteralmente cambiato la storia del ciclismo - ha spiegato Vincenzo - il Giro che ha vinto è stato qualcosa di assolutamente epico e oggi è quasi impensabile vivere una situazione come quella di inizio Novecento. Ganna ha vinto una Milano Sanremo in mezzo al fango e per me è una cosa pazzesca, ritengo che la Sanremo sia per certi versi la corsa più difficile da vincere, ci sono salite non impegnative, ma il percorso è talmente lungo che è anche impossibile effettivamente interpretarlo. Nel 2018 ero in un periodo non molto facile perchè non riuscivo a raggiungere la vittoria, ma quel giorno a Sanremo è venuta lei da me. Se oggi noi atleti abbiamo gare epiche, ma anche super componenti e un grande staff, lo dobbiamo a chi ha pedalato eroicamente. È passato un secolo, il ciclismo è cambiato, ma non è cambiata la passione che ci mettiamo così come il concetto di squadra che sta alla base di questo sport. Mi ricordo bene quando nel 2010 a Verona abbiamo festeggiato il Giro di Basso, lo aveva vinto lui ma ognuno di noi aveva messo il suo. In realtà avevamo vinto un po’ tutti».
Sono stati molti i partecipanti alla mattinata dedicata alla celebrazione della figura di Luigi Ganna che di fronte alle preziose bici del museo Nicolis di Villafranca hanno ricordato come le imprese del campione varesino ha formato il ciclismo che conosciamo oggi La nipote Graziella Marzoli ha portato la testimonianza degli ultimi anni del re del fango e del suo lato più imprenditoriale, ma soprattutto della passione per il ciclismo che è riuscito a trasmettere.
È stato il presidente del consiglio regionale della regione Lombardia Federico Romani, con l’indispensabile aiuto del consigliere Emanuele Monti, a volere fortemente questo speciale momento di confronto. «Luigi Ganna è stato un grande lombardo e un esempio assoluto di uomo e di campione- ha detto il presidente del consiglio regionale- in tutto quello che ha fatto è sempre stato guidato dalla passione, ci ha messo il cuore quando correva e poi quando è diventato un grande imprenditore. Io l’ho conosciuto attraverso i racconti di quel ciclismo eroico che spesso tendiamo a dimenticare. Come italiani e lombardi dovremmo essere fieri di avere come simbolo un uomo che con il sacrificio si è speso per lo sport e per la famiglia, sono felice che anche grazie ad eventi di questo tipo e al libro di Stefania anche i giovani possano conoscerlo e imparare da lui».
E’ stata una mattinata intensa dedicata tutta al ricordo di Luigi Ganna, un grande sportivo ed imprenditore che oggi avrebbe compiuto 140 anni. Proseguono gli eventi per tenere viva la sua figura, il comune di Induno Olona, ieri rappresentata dall’assessore allo sport Maurizio Tortora ha organizzato tre giorni tutti dedicati al grande campione. Il weekend del 22, 23 e 24 settembre sarà infatti totalmente dedicato ad attività con protagonista Ganna e la bicicletta, ma in realtà molti altri eventi sono in via di definizione tra cui una proposta di non poco conto: realizzare un monumento a Varese dedicato al grande campione.
photo Monguzzi