Lo avevamo lasciato trionfante, in lacrime, dopo lo splendido successo alla Liegi-Bastogne-Liegi U23. Francesco Busatto, in maglia Circus-ReUz-Technord, ha sfatato il suo personale tabù - non era mai riuscito a vincere in carriera, neppure nelle categorie giovanili - nella maniera migliore possibile e da qui riparte questo weekend per i restanti mesi della stagione e per la sua carriera da professionista, che comincerà nel 2024 con la Intermarché-Circus-Wanty. Il classe 2002 di Mussolente, insomma, è entrato in nuova dimensione.
Francesco, le sensazioni a quasi 3 settimane da quel grande successo?
«Sono andato lì per vincere, era l’obiettivo mio e della squadra, ma non avendo mai vinto in carriera non puoi neanche aspettarti chissà che. Invece è arrivato questo successo incredibile e la mia emozione direi che si è vista dopo il traguardo. Ho alzato per la prima volta nella mia vita le braccia al cielo, ricordo gli attimi subito dopo aver passato il traguardo, una sensazione nuova, strana, quasi di liberazione. Ora cosa cambia? Nulla. Certo, ho notato che le persone attorno a me mi guardano in maniera diversa, ma per quanto mi riguarda rimango assolutamente quello di prima, faccio le cose come le ho sempre fatte, magari con più consapevolezza e motivazione, questo sì».
Ti pesava il fatto di non essere ancora riuscito a vincere?
«Mi pesava parecchio, sì. A fine 2022 ero abbastanza sconfortato, troppi secondi posti, troppe opportunità perse per pochissimo. Forse era questione di azzardare un po’ di più in alcune situazioni, essere un po’ meno attendista, cogliere l’attimo ecc.. In questi primi mesi in squadra ho capito tanto, correre coi professionisti ti dà qualcosa in più. Alla Liegi, in realtà, non ho azzardato più di tanto, o meglio ho azzardato scegliendo di aspettare lo sprint finale e non seguire nessun allungo in precedenza».
Te lo immaginavi così il primo successo?
«Nel mio immaginario c’era un arrivo in solitaria. Anche nel mio piano originale, alla Liegi, l’idea era quella di provare un attacco sulla penultima côte, visto che poi sarebbe stata tutta discesa - e se voglio so andare giù come un matto - un ultimo strappo secco di 600 metri e poi di nuovo discesa. Ci siamo effettivamente mossi in quella salita, siamo rimasti in 4 anche con De Pretto e Martinelli della Nazionale, ma poi il vento contrario ci ha fatto un po’ desistere. Però direi che è andata bene comunque, no?».
Ti sei andato una spiegazione sul grande salto di qualità che hai fatto quest’anno?
«La squadra ha sicuramente un grosso merito. Sei ad un passo dal WorldTour e vieni trattato come un professionista. La preparazione è stata più specifica, programmatica, ho fatto un ottimo inverno e avevo le motivazioni a mille. E poi ovviamente c’è stata una certa maturazione fisica. Sappiamo che sono tendenzialmente cresciuto un po’ più tardi di altri; già l’anno scorso avevo notato un miglioramento del tono muscolare, quest’anno è stato fatto un altro passo avanti e il prossimo anno spero un altro ancora».
E dal 2024 è arrivata l’ufficialità che sarai professionista…
«Sì, sono i giorni più belli della mia vita. Finora, quantomeno…».
Prossimi appuntamenti?
«Domani farò la Flèche Ardennaise, che è molto dura, ci sono più di 4 mila metri di dislivello, e credo sia la più dura a livello U23 che farò quest’anno. Proverò a stare davanti, ma senza pressioni, perché il picco di forma è programmato tra qualche settimana. Dopodiché avrò due corse coi professionisti, il Circuit de Wallonie e la Rund um Köln, la Coppa delle Nazioni con la maglia azzurra e il Giro Next Gen, che è l’obiettivo più grande a breve termine».
Quindi quali sono le tue salite, quelle delle Ardenne o ti piacciono anche un po’ più lunghe?
«L’anno scorso al Giro del Friuli ero andato forte sullo Zoncolan, anche se era il versante più semplice, ma molto dipende dal livello generale della corsa. Secondo me gli scalatori migliori a livello U23 se la giocano anche con i professionisti, ma sinceramente al momento non saprei dove collocarmi. Non ho nemmeno mai provato a tener duro in classifica generale, mi son sempre concentrato sulle tappe singole. Al Giro, quest’anno, dovrebbero essere solo due i tapponi, quindi chissà, magari provo a testarmi».
Prima della Liegi era arrivato un grande 14° posto alla Freccia del Brabante coi professionisti.
«Non me l’aspettavo assolutamente. La corsa è diventata dura più per il freddo e la pioggia, e quando siamo entrati nel circuito finale mi sono accorto che sui muri in pavè salivo bene e non soffrivo più di tanto. Peccato per il finale, perché ci giocavamo il 3° posto e sono rimasto un po’ chiuso ai 400 metri dall’arrivo. Lì era più questione di posizionamento, penso che le gambe per una Top 10 le avevo, ma va bene così, avrò tempo per riprovarci».
Se ti trovi a tuo agio sul pavé, allora potrebbe esserci anche il Fiandre nel tuo futuro?
«Quei muri in pavè mi sono piaciuti molto. Quindi sì, in futuro mi piacerebbe provare a testarmi anche nelle Fiandre».
Questo 2023, comunque, è ancora lungo. Su cosa hai messo il mirino?
«Beh, farò all-in sul Mondiale di Glasgow. Spero di guadagnarmi la convocazione e avere la chance di fare la mia corsa. Il percorso non l’ho ancora approfondito, ma dovrebbe essere adatto alle mie caratteristiche. Un sogno quest’anno l’ho già realizzato, vediamo se c’è spazio per un secondo».
(foto: cyclingmedia_ag)