Due fenomeni assoluti sui Muri delle Fiandre. Il primo, senza rivali, è questo genialoide di Maciejuk, che magari non tira ai gatti come Tiberi, ma che certo è decisamente più temibile, a livello di sicurezza pubblica. Quello che fa rientrando in gruppo, a quella velocità, è un crimine che non può passare sotto la voce “parossismo da competizione”. Quella è incoscienza e altre cose che fanno rima, e basta. Se fosse possibile fare come nel calcio, sarebbero dieci giornate, come minimo. Stagione finita, un certo periodo ai lavori socialmente utili, un bel corso di aggiornamento sul rispetto e se ne riparla più avanti, quando magari avrà dimostrato di aver compreso la faccenda. Se ce la fa.
E poi c'è il secondo fenomeno, sempre lui, ancora lui: Pogacar. In questa fantastica epifania contemporanea, manifestazione di un grande duello a tre, chiamiamolo pure triello, sempre loro a menarsela in ordine sparso e a fattori invertiti, se non è Van Aert è Van Der Poel, se non è Van Der Poel è Taddeo, non c'è neppure più bisogno di sprint. Pogacar sa come deve fare, conosce il solo modo possibile per schienare gli altri due, e così procede. Solitario, unico, inimitabile.
Stavolta, per evitare i ruggiti dei conigli (da tastiera), non lo paragonerò di nuovo a Merckx (anche se l'ho pensato subito e me ne convinco ogni giorno di più: naturalmente non come tipo di corridore, ma come genere di prepotenza). Ricorderò semplicemente che a 24 anni continua a collezionare vittorie pesantissime, correndo da gennaio a ottobre, sul passo e in salita, in linea e a tappe.
Accerto, è arrivato solo secondo all'ultimo Tour, piano a parlare di campione. Come no, aspettiamo che arrivi a un triliardo di vittorie, così anche i più duri di cervice magari riusciranno a intravedere del talento.
Lascio i prudenti e i pavidi al loro perbenismo piccolo borghese, preferisco ringraziare il cielo di aver incrociato un'altra epopea fantastica del ciclismo, un'epopea di campionissimo e di superlativo, proprio nel pieno di un'epoca dove tutto è piatto, fluido, confuso, indistinto, ascendente mediocrità.
Fantastico Pogacar, fantastico il tuo Fiandre, fantastico il tuo attacco. Solo un grazie per lo spettacolo, opera d'arte a costo zero. L'ultima di una serie già abbastanza lunga, realmente pop, a disposizione di tutti. Quanto meno, di chi abbia occhi per vedere. E magari per notare la differenza.