Tiberi spara ai gatti, adesso il mondo spara a Tiberi. E' un altro genere di tiro al bersaglio, non meno stupido e non meno cattivo. Con quello che ho in mente di scrivere, presto il mondo farà come Tiberi, anch'esso sparerà al Gatti, persino con più gusto e maggior sadismo.
Ma non mi importa: sono comunque qui a dire che questo giustizialismo spietato e questo implacabile furore nei confronti di Tiberi mi sembrano francamente disumani. Certo è disumana anche la sua stupidità, perchè uno che prova la carabina mirando a un povero gatto dimostra di avere un talento particolare. Ma fermiamoci qui, per piacere. Diciamo a Tiberi che ha vinto a mani basse il premio Fesso dell'anno, diciamo che è il signore dei cretini, diciamogli pure che a vent'anni sarebbe anche ora di capire che gli animali non sono cose (anche se però mi chiedo: se non avesse sparato al gatto di un ministro, ma a un cinghiale o a un piccione, sarebbe comunque partito questo fracasso?).
Diciamogli tutto, facciamogli la moralona, diamogli la multona e sospendiamolo come ha giustamente fatto la sua squadra. Però torno a dire: può bastare. Tiberi ha sicuramente capito quanto si possa cadere in basso seguendo il sentiero della nostra stupidità, sicuramente non tirerà più ai gatti, sicuramente imparerà a pesare meglio i suoi pensieri e i suoi gesti. In fondo, ogni delitto ha la sua pena e la sua espiazione, come ha insegnato magistralmente Dostoevskij. E alla fine può arrivare anche la redenzione, a Dio piacendo.
Però non ho problemi a sottoscriverlo: detto tutto quello che va detto a Tiberi, quello che ha fatto per me resta nel settore ragazzate demenziali. Ma Tiberi non è un criminale. Non come lo sta dipingendo l'onda anomala di ferocia moralista che l'ha investito. Tutti cattivissimi, adesso, con Tiberi. Tutti maestri di giustizia. Ma mi chiedo: dove sono questi che ora giocano a Dio con Tiberi, quando i coetanei di Tiberi la sera bevono e sniffano come bestie e poi vanno in giro a investire la gente, dove sono quando vandalizzano le scuole, dove sono quando si danno appuntamento in centro per menarsi e seminare il panico tra la mammine col passeggino?
Chissà come mai, per Tiberi nessuna giustificazione e nessuna indulgenza, tutti draconiani e spietati, ma con i suoi coetanei tiriamo fuori l'armamentario buonista delle attenuanti e delle giustificazioni, poveri questi ragazzini, escono da due anni di Covid, manifestano chiaramente un profondo disagio, chiaro che poi sballano, è la società che non si dimostra pronta a capirli e ad aiutarli, almeno finanziamo un bel bonus psicologo, mi sembra il minimo...
Resto nel mondo dei giovani, ma volendo potrei chiedere subito a ruota dov'è tutto questo supremo senso della giustizia con i potenti che rubano i soldi della collettività, con i funzionari che si fanno corrompere, con i ricchi che corrompono, eccetera eccetera. Stiamo andando avanti a battagliare ideologicamente da mesi persino per levare il 41 Bis a Cospito e ai capi della mafia, via, saranno pure criminali, ma c'è un limite alla reazione della società civile, non possiamo diventare disumani, sono comunque creature con dei precisi diritti, guai adottare la legge del taglione...
Guarda caso, con Tiberi invece possiamo tranquillamente esagerare. Non c'è limite alla condanna. Avanti con la ghigliottina.
Non mi piace. Non seguo la massa che adotta la gogna sulla pubblica piazza. Certo non sono qui a dire – come certi – che con Tiberi bisogna andarci piano “perchè in fondo è uno dei pochi talenti che abbiamo”, un discorso idiota almeno quanto il tiro al gatto, perchè non è che le fesserie di un talento pesano meno delle fesserie di un brocco. Non è questo il discorso: almeno, non il mio.
Io mi dissocio da chi si presenta sempre in prima fila quando c'è da sparare sulla croce rossa, o sui tacchini, come dice il mio amico Angelo Costa. Quando invece c'è di mezzo un potente, non li trovi più. Forti coi deboli e deboli coi forti. Un atavico vizio dell'opportunismo italiano. E non solo italiano. Sinceramente, non mi adeguo.
E adesso mi dicano pure che non capisco la gravità del gesto di Tiberi e non amo gli animali. Il protocollo del bravo Torquemada prevede anche questo: capire quello che si vuole capire.