Davide Bramati, milanese e classe 1968, direttore sportivo di lungo corso, dal 2006 è in forza alla corazzata belga Soudal QuickStep. La sua stagione 2023 è cominciata dall’Argentina, con la Vuelta a San Juan, dove il Wolfpack ha iniziato con il giusto colpo di pedale vincendo con Fabio Jakobsen la seconda tappa, quella con arrivo a Jàchal: «La stagione è cominciata bene con la vittoria di Fabio grazie anche ad un grande lavoro da parte dei compagni. Per me è un onore lavorare con questa squadra da tantissimi anni. Il nostro manager (Patrick Lefevere ndr) è capace di prendere ottimi corridori tutti gli anni. Ci piace vincere e sono parecchie stagioni che riusciamo a cogliere dei grandi risultati. Le vittorie danno morale a tutto il Team».
Quali sono le emozioni più forti che ad oggi hai vissuto in ammiraglia?
«Ne ho vissute tante. La nostra è una squadra che ha vinto molto negli anni, speriamo di continuare su questa strada».
Qual è l’aspetto più gratificante del tuo lavoro?
«Quando tutto va bene, ma purtroppo non è sempre così. Come in tutte le cose, ci sono degli alti e dei bassi ma bisogna prendere quello che viene giorno per giorno».
Quello più complicato invece?
«Le cadute dei corridori».
Sapresti stimare mediamente quanti giorni all’anno stai lontano da casa?
«Circa 160 giorni. Sappiamo che è dura, infatti per fare questo lavoro ci vuole tanta passione».
Dopo l’Argentina quali sono i tuoi programmi?
«Andrò ad Ardèche e Drome per poi proseguire con le corse italiane e quindi Strade Bianche, Tirreno-Adriatico, Milano-Sanremo, Coppi e Bartali, le Classiche delle Ardenne fino ad arrivare al Giro d’Italia che è la corsa che preferisco. E’ la corsa di casa».
Andrea Bagioli, Davide Ballerini, Mattia Cattaneo e Fausto Masnada sono i corridori italiani della Soudal Quick-Step. Che cosa ti aspetti da questi ragazzi?
«Lo scorso anno tutti e quattro sono stati sfortunati: sono dei corridori che possono fare molto di più e sono convinto che quest’anno per loro sarà la stagione del riscatto».
Che ragazzo è Remco Evenepoel?
«Remco è un ottimo corridore, un ragazzo che ha delle grandissime qualità. La maglia di Campione del Mondo comporta delle grosse responsabilità ma lui saprà portarla come merita».
E Jakobsen invece?
«Dopo il brutto indicente che ha avuto al Giro di Polonia nel 2021 Jakobsen è tornato alla grande e già lo scorso anno è stato in grado di vincere tanto. La maglia di Campione Europeo gli dà sicuramente molto morale e anche qui a San Juan ha cominciato bene vincendo la seconda tappa».
Come descriveresti la Soudal QuickStep?
«E’ una squadra vincente, allegra e motivata».
C’è una corsa che non hai ancora vinto e vorresti vincere?
«Lo scorso anno abbiamo vinto la Vuelta con Evenepoel, non ero nella prima ammiraglia ma ho partecipato a questa vittoria. Mi piacerebbe quindi vincere un Grande Giro da primo direttore sportivo».