Tutto torna. Martina Fidanza lo ha sempre saputo e se l’è ripetuto allo sfinimento. La ventiduenne bergamasca ne ha passate di tutti i colori negli ultimi 12 mesi, ma ha stretto i denti e alla fine nel suo cielo sono spuntati non uno ma ben due arcobaleni. Come nei più classici romanzi di formazione, prima del lieto fine l’eroina della nostra storia ha dovuto superare tante prove. Un’ablazione al cuore a dicembre 2021. Il Covid (che aveva colpito, e pesantemente, pure il padre). Due vertebre fratturate. Poi ai mondiali di pista, che hanno chiuso la sua stagione, ha ritrovato il sorriso e indossato due maglie iridate che le stanno una favola.
Tutto torna e allora l’azzurra delle Fiamme Oro che anche nel 2023 sarà alla Ceratizit-WNT è ritornata a dominare lo scratch, bissando il titolo conquistato un anno fa a Roubaix. La prima medaglia d’oro che si è messa al collo nella rassegna di Saint-Quentin-en-Yvelines ha il dolce sapore della rivincita.
«Il successo del 2021 mi ha fatto partire con tanta tranquillità - ha raccontato a caldo la figlia di Giovanni, l’ex prof bergamasco che tra il 1989 e il 1990 vinse una tappa al Giro d’Italia e una al Tour de France -. Sapevo di non avere niente da perdere, stava alle altre togliermi il titolo. Ancora non credo a quello che ho fatto!».
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«È stato un anno molto difficile, che mi ha dimostrato una volta di più quanto il mio motto sia veritiero: “tutto torna”. Nei momenti di sofferenza ripetermelo è stato motivo di incoraggiamento personale, mi autoconvincevo che tutta la fatica che stavo affrontando sarebbe ritornata sotto forma di altrettanta gioia. È bellissimo anche per questo» aggiunge visibilmente emozionata, accarezzando l’adesivo di campionessa del mondo sulla sua bici con le mani che sfoggiano un impeccabile smalto color verde smeraldo. Un tocco di vanità, che aveva portato bene già nel 2021.
Martina ama disegnare e per la sua rinascita pennella una gara che è un capolavoro. Il menù prevede 40 giri, vale a dire 10 km con sprint finale, nel quale lei se le mangia tutte. Al momento giusto risale all’esterno sulla ruota dell’olandese Maike van der Duin, poi argento, prima di lanciare una volata lunga a poco più di una tornata dalla conclusione, sprigionando una potenza disarmante.
«Stando alta sulla pista, non facevo troppa fatica. Sapevo che a un giro e mezzo avrei dovuto attaccare: ho dato tutto prendendo la scia giusta. Dediche? Sono tante. Alla famiglia, al mio ragazzo Stefano Moro, alla Federazione che ha continuato a credere in me, al CTFlab che mi segue per la preparazione (una costola del Cycling Team Friuli, ndr), alle Fiamme Oro, alla squadra, al mio allenatore e motivatore Andrea Fusaz».
Tutto torna e anche di più. Poche ore dopo il trionfo in solitaria, Martina entra nella storia con le compagne del quartetto che salgono insieme sul tetto del mondo. In 4’09”770 con Chiara Consonni, Elisa Balsamo e Vittoria Guazzini scrive un’altra pagina indimenticabile, non solo per lei ma per lo sport italiano. L’inseguimento a squadre è apparso nel programma iridato dal 2008 e l’Italia finora era ferma al bronzo 2018 e all’argento 2021. In una serata magica, queste fortissime e bellissime ragazze stabiliscono il nuovo record tricolore - scendendo sotto il 4’10”063 dei Giochi di Tokyo - andandosi a prendere il primo titolo mondiale del quartetto della storia azzurra. Con il gusto non banale di battere in finale la Gran Bretagna e “vendicare” sportivamente i ragazzi che dai quattro del Regno Unito erano stati battuti nella loro finale per l’oro neppure due ore prima: uno straordinario auspicio anche in vista dei Giochi di Parigi 2024, che tra meno di due anni metteranno in palio il titolo proprio su questa stessa pista.
«Al quartetto tenevo più di tutto. È arrivato pure il record italiano. Se la perfezione esiste, credo proprio che sia questa» commenta Martina, abbracciata alle amiche e compagne di Nazionale, che hanno dominato la stagione anche su strada. «Mi chiedete perché le cicliste italiane sono così forti? Perché c’è stato un ricambio generazionale da cui sono spuntati molti talenti e gli obiettivi raggiunti dalla singola atleta stimolano le altre individualità a impegnarsi per fare altrettanto. Ci spingiamo e sproniamo a vicenda, è la forza del gruppo. Lavorando tanto insieme, diamo forza l’una all’altra per raggiungere ognuna i propri obiettivi».
Quello comune si chiama Parigi 2024 ma anche Los Angeles 2028 e oltre visto che l’età media di questo gruppo è di soli 23 anni. A dirigerlo c’è il CT Marco Villa, che quest’anno ha rilevato il testimone del settore femminile dopo il ciclo di Dino Salvoldi e dopo la premiazione viene sollevato in aria dai suoi ragazzi. Le neo-iridate corrono alla balaustra a sciogliersi nell’abbraccio di Martina Alzini (che ha corso il primo turno contro l’Australia) ma pure di Rachele Barbieri, che era titolare a Tokyo 2021, e vengono applaudite dai colleghi che finora hanno rappresentato per loro un’ispirazione e “rischiano” di essere superati in termini di titoli da queste ragazze portentose che ci garantiscono un futuro con i fiocchi.
«Ottenere due vittorie di questo calibro mi ha ripagato di tutti i sacrifici sopportati e mi ha fatto superare tutte le paure provate per colpa dei problemi fisici. Sono tornata in salute e in forze. Per il 2023 desidero migliorare su strada e riuscire a far bene in qualche prova in più, oltre che mantenermi su questo livello in pista tra Coppe delle Nazioni, Europei e Mondiali» confida dopo aver ascoltato l’Inno di Mameli per la seconda volta in due giorni.
Diplomata con 100 al liceo artistico - storia, storia dell’arte e matematica le materie preferite - dalla prossima stagione nel team tedesco Ceratizit-WNT avrà come compagna di squadra la sorella Arianna, proveniente dalla BikeExchange. L’unica in famiglia che non pedala più è la terza figlia di Giovanni Fidanza e Nadia Baldi, pure lei con un passato da ciclista, si chiama Eleonora e lavora come parrucchiera. Dopo una meritata settimana di assoluto relax con il fidanzato a Sharm El Sheikh, Martina si concederà altre due settimane “off” per trascorrere del tempo con le persone care e ricaricare le energie.
«Con Stefano (Moro, pistard del G.S. Fiamme Azzurre, ndr) ci tenevamo a trascorrere qualche giorno in assoluta spensieratezza. Nei momenti più duri mi è stato vicino, nessuno come lui mi è stato accanto e mi ha dato la forza di rialzarmi ogni volta. Questa breve vacanza in Egitto è stata così bella da non sembrare nemmeno vera dopo l’annata tribolata che abbiamo passato. Prima di riprendere gli allenamenti mi godrò gli amici e le persone a cui voglio bene, che durante il periodo agonistico trascuro un po’ per i tanti impegni. Andrò almeno una volta a pattinare sul ghiaccio e disegnerò. Poi gradualmente tornerò a macinare chilometri in sella per inseguire i miei obiettivi, sempre ripetendomi che “tutto torna”».
da tuttoBICI di novembre