Il bello del ciclismo è che si corre direttamente nei luoghi, senza il filtro di uno stadio, un'arena o un palazzetto. Le corse in bici esaltano gli ambienti, gli ambienti esaltano le corse in bici. Nulla di strano che chi scrive, durante una vacanza in Perù con amici, sia stato colto da un "lampo ciclistico" durante una visita al Machu Picchu. Guardando infatti, dall'alto dell'antica città degli Incas, la sequela di tornanti a gomito [in foto] che un paio d'ore prima ci aveva portati per 7 chilometri da Aguas Calientes a una delle sette meraviglie del mondo, ci è venuto spontaneo pensare: quanto sarebbe magica una gara a tappe professionistica in Perù, la cui etapa reina preveda partenza da Ollantaytambo e traguardo in salita sul Machu Picchu (altitudine ca. 2400 metri) con premiazione nel Tempio del Sole o in quello dell'Acqua? Praticamente, la risposta latinoamericana a Mortirolo e Alpe d'Huez. Più breve, sì, ma ci sentiamo di dire più suggestiva.
Per quanto riguarda le altre frazioni, alcuni scenari spuntano da sé. Grande antipasto d'altura sarebbero i dintorni di Cuzco, tra le numerose rovine imperiali e le asperità del monte Apu. Ci sarebbe spazio pure per una giornatina da attaccanti coi polmoni d'acciaio: Juliaca-Puno, ovvero muri verticali e mini-sprint o solitaria sul lago Titicaca a oltre 3800 metri s.l.m., qualcosa di unico. Senza trascurare una capatina ad Arequipa e una a Trujillo, ci spostiamo sulla passerella finale per velocisti: ovviamente nella capitale Lima, coi chilometri finali negli stradoni ben tenuti del quartiere Miraflores e volata sul lungomare (o meglio, lungoceano. Pacifico). E non finisce mica qui: a margine, una mini-classica gravel nell'aridissimo e salatissimo deserto di Paracas.
Ve l'immaginate lo stuolo di gente entusiasta che si riverserebbe ai lati delle strade, con annessi lama e alpaca nei tapponi? Che spettacolo per il mondo della bicicletta! Che volano per un'economia che poggia prevalentemente sul turismo! Che ribalta per una potenziale ennesima realtà sudamericana emergente!
Tutto letteralmente meraviglioso. Ora però lasciamo da parte le vertigini dei sogni e caliamo ad altitudini di pensiero più terrene. Se il Sudamerica ti ammalia così tanto è anche per quel senso di sospensione del tempo, che se visto con occhi meno turistici e più prosaici ha i contorni della fatica. Fatica di stare al passo con la modernità infrastrutturale. Un dettaglio non irrilevante dell'ascesa che ci ha ispirato, ad esempio, è il suo fondo ai limiti dello sterrato. Senza contare poi i bordi protetti solo qua e là da alberi. Un autentico attentato alla sicurezza dei ciclisti (nonché dei numerosi pullman che macinano quei tornanti accidentati in ambo i sensi di marcia). Inoltre, quando si arriva in cima c'è poco spazio per tutto l'allestimento post-gara e i parcheggi di bus e mezzi vari: dopo pochi metri di piazzale d'ingresso, biglietteria e baretto, si entra subito nel sito archeologico. E il resto delle strade peruviane non è che sia mediamente un trionfo d'asfalto. Fantasticare, tuttavia, non guasta: con qualche adattamento logistico, si potrebbe provare quantomeno a pensarci.
Il vero problema non è avere l'intuizione: non escludiamo che altre persone, dalle più alle meno influenti, possano aver maturato idee simili alla nostra. Ciò che occorre davvero è il consueto amor che move 'l mondo: el dinero. Il Paese andino è sicuramente ricco di fascino e storia, ma non ha esattamente il PIL del Lussemburgo.
Per tentare di rendere concreti i vaneggiamenti ciclo-machupicchiani, ci sarebbe bisogno di qualcuno disposto a investire tanti soldi, tempo ed energie, e che trovi il supporto di uno Stato che ha saputo sì sfruttare economicamente la risorsa Machu Picchu (e meno male!) ma che è spesso alle prese con instabilità governative e - stando a quanto ci hanno raccontato alcune guide - non avrebbe tra le sue priorità lo stanziamento di fondi per valorizzare i propri territori.
Volendo guardare a un'altra area del mondo lontana dai fasti occidentali come il sud-est asiatico, il colosso malese Petronas è di fatto l'artefice del Tour de Langkawi, gara che in un quarto di secolo si è consolidata nelle ProSeries. Chissà se il Perù e il Machu Picchu in futuro troveranno un patron di simile levatura, in grado di dar vita a una professionistica e mediatica Vuelta a Peru, Vuelta a la Cadena Andina, Vuelta Machu Picchu, Vuelta Inca... insomma, fate vosotros. Noi intanto una bozza ve la tracciamo qua. Con la speranza che qualcuno prima o poi concepisca questo sueño e sia in grado di renderlo realidad.