Christophe LAPORTE. 10 e lode. Wout Van Aert li fa tutti verdi, ancora una volta. Apre il gas e apre la porta a Laporte. Un cadeaux per un uomo prezioso, per un atleta che in questo Tour ha ricoperto un ruolo importante, in una squadra spaziale. Christophe dispone di un team superbo, ma oggi anche lui è lesto come pochi: si fionda sui tre ultimi fuggitivi di giornata Fred Wright, Alexis Gougeard e Jasper Stuyven e tira dritto, come un direttissimo. Superba la sua squadra, ma anche lui non scherza. Cinque vittorie di tappa (2 con Vingegaard, 2 Van Aert e 1 Laporte), tre maglie conquistate (la gialla e quella a pois con Vingegaard, la verde con Van Aert) e per tredici tappe un corridore della squadra ha vestito i colori del primato (4 tappe Van Aert, 9 Vingegaard). Dimenticavo: Laporte regala il primo successo di tappa alla Francia. Italia e Spagna sono ancora a secco.
Jasper PHILIPSEN. 5,5. Ha la gamba, ma si fa sorprendere dall’attacco di Laporte che lo anticipa in tutti i sensi.
Alberto DAINESE. 6. Si porta a casa un buonissimo terzo posto, che per noi italiani è tanta roba, ma anche per il 24enne padovano della DSM c’è il grande rammarico di non comprendere subito che l’allungo di Laporte non era per salutare i parenti.
Matej MOHORIC. 7. Il trionfatore di Sanremo, finalmente, prende e va, con Nils Politt (BORA - hansgrohe), Mikkel Frølich Honoré (Quick-Step Alpha Vinyl Team), Taco van der Hoorn (Intermarché - Wanty - Gobert Matériaux) e Quinn Simmons (Trek - Segafredo). Giornata di grande fatica e velocità: ma ormai non è più una novità. La novità vera, invece, è vedere un attaccante nato come Matej finalmente là davanti.
Jonas VINGEGAARD. 7. Corre da leader, con assoluta attenzione e lucidità (da 7). È un ragazzo così, pochi fronzoli e tanta sostanza. Piedi a terra, all’occorrenza però sa anche volare. Intanto dalla Danimarca verso Parigi volerà il Principe ereditario di Danimarca, Federico. Ma anche le adorate Trina e Frida, compagna e figlia del “re pescatore”.
Tadej POGACAR. 7. Ad una trentina di chilometri dal traguardo si accoda a due fuggitivi e va. Ci prova Taddeo, con la faccina da furbetto, sorridendo sotto i baffi che non ha. È fatto così, Taddeo: quando gli gira prende e va. Probabile che si stesse annoiando, probabile che si stesse annoiando anche Wout Van Aert e non è un caso che sia lui ad andare a chiudere il buco. Poi, nel finale, il bimbo sloveno fa la volata e chiude 5°, ma quello che conta sono le sue parole, da grande sportivo. «Grande uomo e grande squadra. È stato il modo più bello di perdere il Tour», ha detto “il re bambino”.
Wout VAN AERT. 10. È l’incredibile Wout, l’uomo ovunque che nulla c'entra con quello qualunque, con Guglielmo Giannini e tutta quella roba lì. Lui è l’incredibile Wout, l’uomo per tutte le stagioni e per tutte le soluzioni e situazioni: chiami Wout e lui fa. È l’incredibile Wout, l’uomo in verde che fa sbiancare anche l’incredibile Hulk. Incredibile.