Jonas VINGEGAARD. 10 e lode. Pazzesco. Stratosferico. Incontenibile. Aiutatemi voi con gli aggettivi più idonei e degni per questo re, che spodesta il prodigio del pedale. Oggi il “re pescatore” pesca dentro di sé tutto quello di cui dispone: forza e coraggio. Tenacia e sportività. Ci mette tutto e anche di più, come la sua Jumbo-Visma, che appare di un altro pianeta, e non solo perché la strada punta il cielo. Vince, stravince e convince. E mette un punto esclamativo in un Tour che ha letteralmente dominato, rispondendo colpo su colpo alle rasoiate di Taddeo. È proprio una generazione di fenomeni, questa. Che si diverte divertendo. Che offre emozioni in quantità. È un ciclismo che ha forse anche una nuova rivalità, bella e franca, fiera e vera, come quella tra Merckx e il nostro Felice Gimondi. C’è da capire chi poi farà il Cannibale, Nuvola Rossa o il Felix De Mondi, ma una cosa è certa: è un confronto fra grandi. Tra due che sono una spanna sopra a tutti. Tra persone perbene.
Tadej POGACAR. 9. A sette chilometri dal Col de Spandelles prende e fa il primo scatto, poi ne farà altri cinque. Lungo la discesa finisce per le terre, picchia il fianco sinistro e in quel momento pensa che è probabilmente finito tutto. Quella stretta di mano tra i due è il tutto che questi due ragazzi in queste tre settimane ci hanno regalato. Una stretta di mano leale tra due avversari che si stimano e si rispettano. Conoscono entrambi la vecchia regola che li anima: vinca il migliore. Oggi, per Taddeo, ce n’è uno meglio.
Wout VAN AERT. 10 e lode. Fa quello che vuole e anche di più. Pedala, strappa e rilancia, rincorre e sprinta, se ci fosse da proseguire la danza il belga andrebbe avanti a picchiare sui pedali come un fabbro. Impressionante il suo Tour. Impressionante quello che fa oggi, ma soprattutto quello che ha saputo fare per tre settimane. Prendete nota, non dimenticate: questo ragazzo pratica davvero un altro sport. Mi dite: se lo facessero correre meglio vincerebbe tre volte di più? Forse ragazzi, ma non sarebbe Wout Van Aert.
Geraint THOMAS. 7. È pazzesco il gallese, si mette in modalità resistenza e resiste. Il podio è cosa – pardon - casa sua.
David GAUDU. 7. David jumping va avanti e indietro anche oggi, ma poi non balza sul podio. Resta lì, appeso. Appena sotto il podio.
Alexey LUTSENKO. 6,5. Chiude in crescendo un Tour di grande sacrificio e sofferenza. Non è mai brillante, ma brilla per altre cose.
Daniel MARTINEZ. 5,5. Che non sia in grande condizione è chiaro: uno scalatore che non regge sull’Hautacam il ritmo forsennato di Wout Van Aert. È chiaro che becca nella giornata sbagliata uno che è in giornata giusta: ma fa impressione.
Thibaut PINOT. 6. Ad un certo punto sembra che stia pensando: ma chi me l’ha fatto fare?...
Aleksandr VLASOV. 5. Doveva venire a fare un Tour di sostanza. Quindi, in sostanza?…
Louis MEINTJES. 6. Non è mai stato un attaccante, eppure in questo Tour lo fa in più di un’occasione, come oggi. Prova a cambiare il suo atteggiamento. Ci prova e difende bene il suo piazzamento.
Nairo QUINTANA. 5,5. Fa il suo, ma in questa ultima settimana mi aspettavo qualcosa di più.
Enric MAS. 4. Il suo obiettivo è un posto nei dieci, non lo centra. In un Tour di sofferenza e resistenza, lui soffre tanto ma fatica tantissimo a resistere.
Brandon McNULTY. 7. MarlonBrandon torna in scena, dopo aver fatto veder le stelle a tutti, oggi si ripresenta e gira un altro film. Ma è un cortometraggio.
Aleksandr RIABUSCHENKO. 10. Ad un certo punto viene ripreso dall’ex compagno di squadra e amico Pogacar, il bielorusso della Astana affianca Taddeo, lo guarda e gli versa dell’acqua sul coppino per refrigerarlo. Nella tappa dei grandi gesti, c’è anche il suo, da grande sportivo.
Tom PIDCOCK. 5. È chiaramente un piccolo grande talento, che studia da grande, ma per il momento dopo una tappa, deve mangiarne di pappa.
Giulio CICCONE. 6. Va all’attacco fin dal mattino entrando nella fuga di giornata. Il sogno e il desiderio è solo uno: vestire la maglia a pois. Passa per primo sull’Aubisque, e con 20 punti l'abruzzese della Trek Segafredo si porta a -3 da Geschke. Per lui sarà poi importante vincere anche il Col de Spandelles e sperare che Vingegaard non vinca la tappa, e lo stesso non lo facciano Pogacar o Van Aert. Bauke Mollema si mette in modalità caterpillar e spiana la montagna per l’abruzzese. Però quei tre là praticano un altro sport e il povero Giulio sembra un vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro.
Simon GESCHKE. 6. Ci mette tutto sé stesso per difendere e onorare quella maglia che ha portato per nove giorni. Onore al merito. Tanto onore.
Thomas DE GENDT. 5. Sua la proposta: per assegnare la maglia a pois, prendiamo i tempi di scalata. Anche se sei staccato, sei in gruppo, oppure sei dove sei, quello che conta è che tu (corridore) faccia segnare il tempo migliore di scalata. Il dibattito è aperto, anche se la proposta mi sembra alquanto bislacca. Diciamo una “boutade”.
Damiano CARUSO. 19. Non era chiaramente in condizione, e mi dispiace un sacco. Il ragusano non era neanche la brutta copia di sé stesso, come del resto tutta la squadra. La domanda è sempre la stessa: ma Matej Mohoric una fuga sarà capace di prenderla? Detto questo, Damiano si ferma, dopo aver sofferto come un cane. Si ferma per Covid e lo deve fare dopo aver portato a termine 15 giri consecutivi. Se ne va a casa anche uno dei signori del gruppo, Chris Froome e con il campione britannico fa le valige anche il Movistar Imanol Erviti. Tutti a casa per Covid-19. Ci rivediamo nel 23.