Dopo il successo di martedì tutti si aspettavano una grande prestazione da Wout Van Aert, che avrebbe potuto dimostrare tutte le sue abilità sul pavè della Parigi-Roubaix. Purtroppo il destino ha voltato le spalle al belga che, anche se è riuscito a mantenere la maglia gialla, non è soddisfatto del risultato ottenuto.
«Penso che quella di ieri sia stata una delle mie giornate più difficili – ha detto Van Aert –. Mi avevano detto che non avrei dovuto paragonare una tappa con il pavè del Tour con una Classica e posso dire che è proprio vero, sono cose diversissime». Anche Van Aert è rimasto coinvolto in una caduta quando ancora la corsa non era arrivata sul pavé: «Mi sento bene sia fisicamente che mentalmente. Dopo la caduta avevo difficoltà, ero confuso e non riuscivo a reagire e a trovare la giusta posizione per combattere. Poi la sfortuna è continuata con tutta la squadra, ma fisicamente stiamo bene».
E ancora: «Sono rimasto un po' stordito dopo essere caduto. Così quando ho superato l'ammiraglia ho frenato un po' tardi, poi ho quasi preso il mio compagno di squadra Steven Kruijswijk. Ero stranito, sopraffatto da quello che mi era successo. Ho anche chiesto a Steven cosa fosse successo con la macchina e lui mi ha detto che hanno frenato troppo forte. In ogni caso ho avuto paura».
Per alcuni momenti Van Aert aveva perso la maglia gialla, poi quando si è messo al comando del gruppo per recuperare il ritardo, senza saperlo, è riuscito a rimanere leader della classifica generale.
«Quando eravamo a metà tappa pensavo di perdere la maglia perché non ero in grado di correre con i migliori. Ed ero troppo indietro quando Jonas Vingegaard ha avuto difficoltà. Poi con il resto della squadra siamo riusciti a limitare i danni e alla fine della gara abbiamo mantenuto anche un ritardo ragionevole con il gruppo di Pogacar. Non avevamo riferimenti, sapevamo che erano davanti ma c’era tanta polvere e non li vedevamo».
I piani della Jumbo-Visma erano ben diversi dai risultati raccolti: nella tappa di Arenberg avrebbero voluto dominare la corsa, portando a casa un altro successo.
«Abbiamo superato la rotonda dove è caduto Primoz Roglic ma non l'abbiamo visto. In 15 minuti sono successe tante cose. A un certo punto non c'era più nessuno davanti a noi, nessuna ammiraglia, nessuna moto e abbiamo pensato di essere molto lontani dal gruppo. Avevamo i piani giusti ma non era questo il risultato che volevamo. Abbiamo dovuto lottare per inseguire gli altri e non siamo riusciti a mettere pressione sugli avversari. Un minuto di ritardo può sembrare tanto, ma in montagna tutto può ancora cambiare. Abbiamo ancora due dei migliori corridori del Tour e continueremo a lottare».