Koen BOUWMAN. 10 e lode. Arriva al tappone con la maglia azzurra degli scalatori già sua aritmeticamente. Per blindarla ancora di più parte subito forte con il fido Affini, al quale non difetta lo spirito di squadra, la forza bruta e leale. Edoardo una forza della natura, Koen di forza, per forza. Fino alla fine, per una giornata da incorniciare: il bis in questo Giro dopo Potenza. L’apoteosi. Bouwman, boom!
Mauro SCHMID. 9. Ha solo 22 anni il ragazzotto svizzero di Lefevere e Bramati. Va vicino al successo, partendo da lontano, fin dal mattino, all’ora di pranzo. Divora strada e chilometri a velocità folle: va lui, vanno i suoi compagni d’avventura, altro che storie! Come ieri, più di ieri, con passistoni di primordine. Poi la volata a cinque, con una curva a gomito posta a 60 metri dal traguardo. Arriva troppo veloce e troppo largo, rischia di finire lungo disteso, ma finisce sul palco delle premiazioni.
Alessandro TONELLI. 9. Il bresciano regala alla sua Bardiani CSF Faizané il quinto piazzamento nei dieci. Un terzo posto di peso, di sostanza, con corridori di peso e di vaglio. All’inizio di questo Giro c’era chi aveva sorriso alle dichiarazioni di Roberto Reverberi: meno fughe pubblicitarie e più risultati. Oggi forse bisognerebbe anche chiedergli scusa.
Attila VALTER. 9. Lucido come pochi, efficace come nessuno. Sul tosto Kolovrat è costretto a tenere a bada anche diversi tifosi, come un vero e proprio bodyguard in bicicletta, un buttafuori garbato e attento che tiene lontano qualche scalmanato. Nel frattempo, già che c’è, tiene anche sotto controllo Mauro Schmid, Koen Bouwman e compagnia pedalante, perché è in fuga. Finisce quarto: mica male.
Andrea VENDRAME. 9. Per la volata non presa di testa il voto è 5, ma dopo una gara così non lo si può che applaudire. Meritava di più? Certamente! Sbaglia una curva? Certo che sì! Fa una corsa pazzesca? Secondo me merita l’applauso più lungo e sincero al pari degli altri quattro, che hanno nobilitato questa tappa. Senza di loro cosa sarebbe stata?
Tobias BAYER. 7,5. Arriva un po’ staccato dal quintetto di testa che si va a giocare la tappa, ma anche lui fa parte dell’allegra brigata scattata di prima mattina alla ricerca di gloria. Questo ragazzo austriaco della Alpecin, anche lui, ha 22 anni. Ragazzo tosto, che annusa l’aria: e ha tanto l’aria di poter diventare qualcuno.
Guillaume MARTIN. 7. Il bello del filosofo è che lui ci prova sempre, in qualunque modo. È un lottatore nato, che prende le cose come vengono e non fa drammi, ma fa. Bene.
Richard CARAPAZ. 6. Si arriva sull’ultima erta di giornata che conduce a Castelmonte, dove si venera la Madonna Nera, e tiene stretta la sua rosa, per il settimo giorno. No, non è il settimo sigillo, quello lo potrebbe mettere domani, nel tappone dolomitico. Forse. Chissà. C’è pur sempre la crono finale di Verona di 17 km e, nel caso ce ne fosse bisogno, anche la monetina.
Jai HINDLEY. 6. Fa tirare la sua Bora Hansgrohe tutto il giorno con un ritmo piuttosto elevato (i battistrada fanno registrare una media di 39,133 finale). Poi fa un paio di progressioni, che non fanno male, ma solletico: ma c’è anche domani…
Mikel LANDA. 6. È l’uomo delle grandi montagne, ma per il momento lui procede a piccoli passi, in attesa di… E per dirla con Vasco, noi restiamo qua.
Vincenzo NIBALI. 6. Paga qualche secondo nella volata finale, ma si tiene stretto il suo 4° posto. Lotta come un leoncino, che ha voglia ancora di mordere il manubrio. È bello vederlo lì. È proprio bello…
Emanuel BUCHMANN. 7. Tra gli uomini di classifica è quello che perde di più. Arriva dietro Fortunato e ad oltre un minuto da Nibali, ma deve lavorare come un musso per il proprio capitano. Anche per lui, bene così.
Edoardo ZARDINI. 6. Sul Kolovrat prova a uscire dal gruppo maglia rosa, per tenere alto il morale della Drone Hopper Androni Giocattoli, ma plana per un po’ davanti al naso di Carapaz, non come un jet e nemmeno come un elicottero: come piccolo drone.
Edoardo AFFINI. 9. Parte con il numero rosso dei combattivi e combatte, non da eroe, ma da infaticabile compagno di squadra di Bouwman. Per lui giornata di assoluto livello, altro che Caporetto.
Davide BALLERINI. 7,5. Il Ballero parte come un razzo e porta via la fuga che poi decide la giornata. Lui si sacrifica con grande abnegazione per Schmid. Con lui Andrea Vendrame (Ag2r Citroen), Edward Theuns (Trek Segafredo), Fernando Gaviria (UAE), Tobias Bayer (Alpecin Fenix), Alessandro Tonelli (Bardiani Csf Faizanè), Magnus Cort Nielsen (EF), Davide Ballerini e Mauro Schmid (QuickStep), Clement Davy e Attila Valter (Groupama FDJ), Edoardo Affini e Koen Bouwman (Jumbo Visma). Vogliono fare gara dura, vogliono condizionare la tappa e per farlo procedono sul filo dei 50 all’ora nella prima ora. Non è uno scherzo.
Domen NOVAK. 1. Perso Tratnik, oggi la Slovenia saluta solo un connazionale: il gregario di Landa nella Bahrain Victorious. Un uomo, un Paese: bellissimo.
Jefferson CEPEDA. 17. Fin qui era stato un Giro da dimenticare, senza acuti e azioni degne di nota, oggi arriva la resa a causa di una gastrite. Un ritiro, dopo quello di Tesfatsion, che svuota di munizioni la Drone Hopper Androni Giocattoli. Questi due ragazzi sarebbero serviti in questa due giorni montana, diventati davvero due giorni in salita.
Alessandro DE MARCHI. 55. Al chilometro 55 il rosso di Buja transita nella sua città, tra la sua gente, davanti agli occhi di Anna e dei suoi piccoli Giovanni e Andrea. Il gruppo rallenta leggermente, lui accelera il giusto necessario, il gruppo si inchina a questo grande atleta, a questo ragazzo fattosi uomo con serietà e misura: diciamo pure con uno stile. Uno stile De Marchi, corridore che sa usare bene cuore e gambe, ma Ale è anche e soprattutto testa. Sensibile, riflessivo, mai banale e convenzionale, precede il gruppo che gli concede ciò che lui si è guadagnato in questi anni con il sudore della fronte: il rispetto.
Arnaud DEMARE. 3. La maglia ciclamino è aritmeticamente (ha al priprio attivo tre vittorie di tappa) e praticamente del velocista transalpino. Le ultime fatiche sono quelle di portare la maglia al traguardo sulle Dolomiti in tempo utile. Utile per festeggiare fra due giorni: a Verona.
Juan Pedro LOPEZ. 6. La maglia bianca, dopo il ritiro di ieri mattina di Joao Almeida causa-covid, è del ragazzo spagnolo della Trek Segafredo che per dieci giorni è stato anche in rosa. È in bianco, ma questo Giro qualcosa gli lascerà.
Marano LAGUNARE. 10. Ci sono apparsi come in sogno, i tipici casoni dei pescatori. Un borgo fatato, sospeso tra acqua e cielo, di rara bellezza. Recuperato e proposto con l’abito buono, quello della festa, per farsi ammirare dal mondo, ma anche da noi, che questo piccolo borgo antico non conoscevamo. Che bella Marano Lagunare, punto di approdo per la pesca del Friuli, per la prima volta in rosa per il Giro, ma è una prima volta che ricorderemo all’infinito. Grazie Giro, grazie Mauro Vegni e grazie Enzo Cainero, che scegliete e scovate ogni anno perle così. Laddove ti aspetti solo pietra e acqua, scopri una composta armonia che dialoga sottovoce con la bellezza. Che bella Marano Lagunare.