Marco Frigo è un ragazzo paziente e conscio dei propri mezzi. Per questo motivo, dopo un anno con la Zalf Euromobil Fior e due con la SEG Racing Academy, ha deciso di fare ancora un anno a livello Continental prima di fare il grande salto nel mondo professionistico.
Manca ancora l’ufficialità, ma l’affare può considerarsi fatto: nel 2022 l’atleta di San Giuseppe di Cassola correrà con la Israel Cycling Academy, la formazione satellite della Israel Start-Up Nation, con la quale esordirà tra i professionisti nel 2023. «Devo ancora capire bene quali siano i miei limiti e per questo nel 2022 non passerò professionista – spiega Frigo a tuttobiciweb -. Il processo di crescita che mi offre la Israel è veramente valido, il calendario della formazione Continental è comunque di spessore e c'è la possibilità di essere convocati anche dalla formazione WorldTour per qualche corsa. L'ho visto fare a diverse squadre quest'anno, ogni tanto era difficile capire se stessi correndo contro la squadra WorldTour o il team satellite, perché c'era un mix continuo tra i corridori. Ho anche già parlato con Alessandro De Marchi in gruppo, che mi ha dato ulteriori rassicurazioni sulla mia scelta».
La stagione del classe 2000 è stata densa, con tante apparizioni tra i professionisti, tanti piazzamenti e una vittoria proprio sui titoli di coda del 2021, la prima tappa della Ronde de l’Isard. Nonostante i quasi 190 cm, Frigo è un amante delle grandi salite e delle corse a tappe. Insomma, più dislivello c’è più si sente a suo agio: «Sono soddisfatto della mia stagione, ho fatto quasi 60 giorni di corsa in gare di alto livello, quasi tutte .1 o .2, difendendomi quasi sempre piuttosto bene – continua il vicentino -. Sul finale di stagione sono uscito bene dal Mondiale ed è arrivata anche la vittoria alla Ronde de l'Isard, che cercavo da un po' di tempo. Non sono un corridore veloce, quindi vincere è sempre piuttosto complicato, devo arrivare da solo come successo in Francia. L'ultima volta che ho vinto una volata penso fossi giovanissimo e da quel momento in poi ho sempre dovuto staccare tutti per alzare le braccia al cielo. In salita vado su del mio ritmo, non mi piacciono gli scatti, ma so che devo migliorare nell'esplosività e ci sto lavorando molto».
Per un futuro da cacciatore di corse a tappe, Frigo ha bisogno di affinare le sue doti di cronoman. Lui lo sa e ci sta dedicando tante energie: «La mia storia con le cronometro è abbastanza recente, è da un paio d'anni che ci lavoro – racconta ancora -. Quest'anno mi sono impuntato con la squadra e sono riuscito a portarmi a casa la bici da crono. I miglioramenti li ho sentiti, ho chiuso secondo il Campionato Italiano e mi sono guadagnato la convocazione al Mondiale, visto che le disposizioni della FCI erano di convocare solo atleti dilettanti, quindi specialisti come Tiberi e Milan non erano selezionabili. Il risultato è stato deludente, ma la performance, in termini di numeri, non è stata malvagia; mi è dispiaciuto sentire più di qualcuno dire che non mi meritavo quella convocazione, ma so anche che devo fregarmene e non ascoltare queste dicerie».
La sua stagione è stata anche influenzata dalla notizia della chiusura del suo team, la SEG Racing Academy, un delle realtà giovanili più belle a livello internazionale. «Una doccia fredda, ce lo hanno comunicato a metà luglio ed è stato un grosso dispiacere. Il punto più alto lo avevano raggiunto tra il 2018 e il 2019, dopodiché hanno iniziato a pagare un po' la concorrenza e la crescita delle squadre satellite del WorldTour, come Team DSM, Jumbo-Visma, Lotto Soudal, con i corridori che preferivano questi team perché sentivano di avere più chances di passare professionisti. A ciò si uniscono alcuni problemi economici di cui non mi è dato sapere. Un vero peccato, perché in qualsiasi altro paese europeo sarebbero stati di gran lunga il miglior team, Italia compresa. Basti pensare che avevamo tre bici personali, c'erano quattro preparatori per 14 atleti, eravamo trattati come professionisti, ognuno si prendeva la responsabilità delle proprie azioni. Non mi sono mai pentito della mia scelta, è stata una grande esperienza».
E mentre avanza a piccoli passi verso il mondo del professionismo, Frigo insegue anche una laurea in ingegneria meccatronica all’Università di Padova: «Pian piano vado avanti, anche se mi son cacciato in un bel ginepraio (ride, ndr). È sempre più dura ma la vivo con tranquillità, anche perché essendo un atleta di interesse nazionale ho delle agevolazioni economiche che mi permettono di non spendere troppo sulle tasse universitarie e, quindi, portare avanti questo percorso parallelo non è neanche troppo dispendioso. Ho terminato gli esami del primo anno, ora sono alle prese con quelli del secondo» spiega Marco che, come in salita, non vuole mollare un centimetro.
Anche per questo non si dice spaventato dai tantissimi talenti precoci che si stanno affacciando al professionismo: «Se si è consci di aver fatto tutto il possibile, bisogna anche accettare che ci sia qualcuno più forte e talentuoso di te. Ognuno ha il suo percorso da seguire, l'importante è trovare la propria dimensione. Vale per il ciclismo, ma anche per qualsiasi altro lavoro».