Sono passati 10 mesi da quando Tom Dumoulin aveva deciso di prendersi una pausa dal mondo del ciclismo. L’olandese, vincitore di un Giro d’Italia, lo scorso gennaio aveva deciso di fermarsi, perché sentiva la necessità di ritrovarsi. Dopo sei mesi lontano dalle gare, il ragazzo del Limburgo è tornato in corsa e a Tokyo ha conquistato un argento nella prova a cronometro. L’olandese ha tratto grandi vantaggi da quel periodo lontano dalle corse e per il prossimo anno ha in mente grandi progetti e tra questi ha ritrovato anche la voglia di correre un grande giro.
Nella sua Jumbo-Visma ci sono già due capitani come Primoz Roglic, vincitore dell’ultima Vuelta, e Jonas Vingegaard, che a sorpresa è salito sul secondo gradino del podio all’ultimo Tour de France. La concorrenza in squadra c’è, ma Dumoulin è un fuor classe che può ottenere ancora grandi risultati nelle corse a tappe.
«Sono diventato un ciclista professionista per ottenere il meglio da me stesso e penso che potrò ottenere ancora molti risultati – ha detto Dumoulin alla rivista olandese Helden - Con il 95 percento delle mie capacità posso essere un grande valore per la squadra, ma non è questo quello che voglio. Voglio lavorare al 100 per cento per ottenere risultati e vincere».
Il programma definitivo di Dumoulin per il 2022 ancora non è stato stabilito e la squadra deciderà i vari calendari solo il mese prossimo, quando saranno tutti intorno ad un tavolo durante il ritiro a Girona. La Jumbo Visma è una di quelle squadre che ogni decisione la prende insieme ai corridori, anche se ci sono degli obblighi di gerarchia e richieste degli sponsor. Il team olandese ha sempre avuto una grande attenzione per l’aspetto psicologico dei propri corridori e lo ha dimostrato sia sostenendo Dumoulin durante il periodo di pausa che supportando Groenewegen dopo l’incidente in Polonia.
«Non mi sento di escludere i grandi giri, li trovo ancora molto affascinanti e so che posso fare ancora molto bene». Dumoulin ha vinto tanto nella sua carriera, lo scorso 11 novembre ha compiuto 31 anni e nel ciclismo può ancora ottenere molto. Inevitabilmente, con le mente si ritorna allo scorso gennaio con Dumoulin che ricorda: «Mi sentivo un sopravvissuto, non riuscivo ad andare in bici per più di due ore e passavo ore sdraiato sul divano. C’è voluto del tempo per scoprire cosa mi dava fastidio».
Non erano i tifosi che lo cercavano o gli impegni con la stampa, che avevano creato quello stato di disagio, ma era il fatto che tutti si aspettavano qualcosa da lui.
«Tutti intorno a me volevano che ottenessi il massimo. Questo non è affatto sbagliato, perché è quello che voglio anche io. Tutti volevano entrare nella mia vita, proponendomi il modo migliore per arrivare agli obiettivi, creando un ambiente intorno a me con i migliori esperti di tutti i settori che sapevano cosa fosse meglio per me. Quasi nessuno però, aveva pensato a cosa per me fosse meglio e a come lo volessi ottenere. Tutti si sentivano di dover decidere al mio posto e questo per me era deprimente».
Dumoulin ha fatto una lunga analisi, andando a cercare dentro di se’ quello che gli mancava per tornare ad amare il ciclismo e le corse. Per quasi 6 mesi il corridore della Jumbo-Visma è stato lontano dal suo ambiente circondandosi solo delle persone a lui più care, rimanendo però sempre in contatto con la squadra che lo ha sempre supportato. La famiglia lo ha seguito ovunque, anche nei ritiri in altura mentre si preparava per le Olimpiadi. Dumoulin oggi è un corridore che si è ritrovato e che può pensare ad una nuova stagione, spinto da una voglia di vincere che è ancora tanta.