Tra le ragazze che a Tokyo 2020 difenderanno i colori azzurri nel ciclismo su pista, la più “vecchia” ha 24 anni. Per tutte sarà la prima Olimpiade, e questo basta a spiegare quanto la Nazionale Italiana allestita dal CT Dino Salvoldi sia giovane, genuina e pronta a far divertire alla rassegna olimpica.
Rachele Barbieri, Martina Alzini, Elisa Balsamo, Letizia Paternoster, Martina Fidanza e Vittoria Guazzini partiranno per Tokyo il 25 luglio, e saranno impegnate nell’inseguimento a squadre, nella Madison e nell’Omnium tra il 2 e l’8 agosto. Fino al giorno della partenza saranno in ritiro sul Passo Maniva, da dove, a giorni alterni, scenderanno al velodromo di Montichiari per affinare la condizione. «Quest'anno ci sono state poche gare in pista, quindi il percorso di preparazione ha subito alcune variazioni con più gare su strada - spiega il CT Salvoldi nella conferenza stampa pre-Olimpiade -. Chiaramente sia la selezione delle atlete che l'avvicinamento alle gare ne hanno risentito, ma ciò che posso dire è che le nostre ambizioni non cambiano. Per quanto riguarda la composizione per il quartetto e le atlete che faranno Madison e Omnium stiamo ancora facendo delle valutazioni. Monitoriamo di giorno in giorno la forma delle ragazze e ovviamente dialoghiamo tra noi, per capire e migliorare. La scelta definitiva credo avverrà intorno al 20 luglio, ma nessun atleta rimarrà sorpresa perché è appunto una decisione che verrà condivisa nei giorni precedenti».
Pur essendo una squadra giovanissima, il CT è consapevole che il lavoro non si fermerà con questa Olimpiade ma, anzi, sarà il punto di partenza per costruire una Nazionale vincente negli anni a venire: «Queste ragazze hanno condiviso tutta la loro carriera, sono quasi tutte coetanee, e vincenti fino a questo momento – continua Salvoldi -. Ognuna sa il valore delle sue compagne e c'è grande amicizia tra tutte. È una squadra con tanti margini di miglioramento e a Tokyo vogliamo fare una bella esperienza per arrivare alle Olimpiadi del 2024 con grandi ambizioni. Il futuro è dalla loro parte, anche se dobbiamo notare una sempre più dominante specificità. All'estero le squadre per la pista si allenano costantemente tutte assieme, come fossero una squadra di calcio, e questo sicuramente è un plus che alle gare poi si nota. Da noi non è così, più che altro per un fatto culturale, ma di certo non ci fermeremo per questo».
Le ambizioni però non mancheranno nemmeno a Tokyo: «Faremo del nostro meglio, non vogliamo avere rimpianti. Ci piacerebbe vedere le ragazze sui loro migliori livelli, poi se questo basterà per portare a casa qualcosa di buono bene, altrimenti sarà esperienza accumulata per i prossimi anni». E le avversarie più ostiche: «Nell'inseguimento a squadre sono sicuro che ci saranno sorprese perché l'ultimo vero confronto risale al mondiale di Berlino 2020. Alcune nazioni si sono isolate e non sappiamo come si sono preparate. In ogni caso, credo che Gran Bretagna e Stati Uniti siano le squadre più forti, ma bisognerà tenere d'occhio anche Australia, Nuova Zelanda e Canada. Nella Madison, invece, i più forti sono forse gli olandesi, con il Belgio e la Francia. Nell'Omnium, infine, la rosa delle favorite è ampia, ma dovendo fare dei nomi direi Kirsten Wild e Yumi Kajihara».
Tra le ragazze c’è un comun denominatore: gioia, orgoglio e un po’ di tensione.
Rachele Barbieri (1997): «Il fatto che le Olimpiadi siano state spostate di un anno mi ha aiutato molto, ho avuto l'opportunità di crescere e affinare la condizione. Il gruppo era già affiatato prima, ora credo lo sia anche di più. Tutta l'attività fatta su strada è stata in funzione della pista».
Martina Alzini (1997): «Per me l'Olimpiade è una grande valigia da riempire con tante esperienze ed emozioni. Sono dell'opinione che la strada aiuta la pista e viceversa, ma come giustamente dice il CT bisogna sempre più specializzarsi e questa è una cosa che andrà senz'altro prese in considerazione».
Elisa Balsamo (1998): «La condizione fisica è buona, sono serena e anche un po' tesa. Voglio vivere appieno questa esperienza, cercando di ottenere il miglior risultato possibile. Mi son sempre posta l'obiettivo di andare forte sia su pista che su strada, dove tra l'altro sarò riserva in questa Olimpiade».
Letizia Paternoster (1999): «Arrivo da un anno molto sfortunato, condizionato da tanti acciacchi e addirittura il covid. Spero che questa Olimpiade mi aiuti ad invertire la tendenza; le poche gare su strada che sono riuscita a fare fino ad ora erano in funzione di questo appuntamento».
Martina Fidanza (1999): «Sono pronta a prendere quello che arriva. L'unico obiettivo è arrivare al massimo della condizione e dare il meglio di me stessa. Mi sarebbe piaciuto correre un po' di più su strada in avvicinamento, ma va bene così, mi sono allenata tantissimo in pista».
Vittoria Guazzini (2000): «L'Olimpiade è un sogno che si avvera. Non nego che c'è un po' di tensione, ma spero di gestirla. Anzi, può essere positiva e darci la carica giusta in vista delle gare, basta non farsi prendere dall'ansia. Le classiche di primavera su strada mi hanno dato un buon ritmo e ora voglio finalizzare il lavoro su pista».