Vincenzo Nibali ha lo sguardo sereno e tranquillo, parte per il Tour de France senza pressioni e si lascia andare a ricordi e riflessioni: «Ho bellissimi ricordi del Tour 2008, anche quello partì dalla Bretagna. Fu il mio primo Tour e riuscii a vestire anche la maglia bianca. Per me quell’esperienza fu memorabile. Ricordo perfettamente l’emozione dell’ultima tappa a Parigi, bellissimo».
E poi si torna all'attualità: «Dopo il Giro ho pensato a recuperare, benchè il tempo sia passato veloce prima di ripartire per il Tour. Ho speso le ultime settimane per lavorare sulla condizione ed essere pronto fin da subito per il Tour. Il problema al polso? Quello è definitivamente superato. Sono qui per puntare alle tappe insieme ad una squadra molto forte. Pedersen, Stuyven e poi io e Bauke per le salite. Non farò mancare il mio supporto alle ambizioni di squadra, anche nelle volate ovviamente. Per le prime tappe credo ci saranno tanti competitors capaci di puntare alla vittoria. Van der Poel è sicuramente uno dei più forti, è un corridore incredibile ed è reduce da due vittorie super al Tour de Suisse. Vedremo delle belle sfide. Un pronostico? Per la classifica generale, il mio favorito è Pogacar».
Partenza del Tour ma il pensiero è già proiettato a Tokyo 2020: «Non so ancora come si concluderà il mio Tour, se anticipatamente rispetto a Parigi, perchè tutto dipenderà da Tokyo. Nel caso in cui arrivasse la convocazione, potremmo valutare di interrompere prima il Tour per volare in Giappone. Il progetto di Tokyo è iniziato già da qualche anno. Chiaramente per me essere chiamato e poter supportare la causa azzurra sarebbe molto importante, sarebbe un onore. Dopo il Giro sono riuscito a recuperare e a dimostrare già una buona condizione ai Campionati Italiani. Come detto, sono qui al Tour non per fare classica ma per puntare alle tappe. Il Tour per me è un investimento anche in vista delle Olimpiadi. Poi, quando sarà il momento, mi confronterò con Cassani e capiremo la sua decisione per Tokyo».
Ed ecco l'ultima riflessione sul Tour: «Capiremo le mie opportunità per andare a caccia di tappe giorno dopo giorno, step by step. Se la condizione mi assiste, nella mia testa c’è la volontà di provarci già nelle prime tappe. Dal Giro in poi non ho praticamente più corso, ad eccezione del campionato italiano. Io stesso ho bisogno di avere qualche riscontro, di confrontarmi con il resto del gruppo. Da lì potrò tarare meglio i miei obiettivi, capire se sia meglio aspettare le montagne o provarci fin da subito. L’obiettivo è centrare qualche fuga importante o cercare l’azione nel finale delle tappe».