Tutto il dopocorsa a smarronare la squadra di Yates, il più sfrucugliato proprio il team manager Copeland, per carpire i segreti della guerra atomica in programma nell'ultima sfida di montagna. E figuriamoci se li vengono a raccontare in televisione, mi dico io. Ma in ogni caso, anche ammesso che mettano i manifesti con il punto esatto dell'attacco, i watt e le pulsazioni previsti in sede di offensiva, a me pare che tutta questa fatica di sapere sia un po' sprecata.
Cioè: per come la vedo io, il problema di quello che si inventerà Yates, ammesso che ci riesca, è del tutto trascurabile. Importa poco o niente. L'unico vero punto di interesse, l'unica domanda che mi sembra oggettivamente ficcante non riguarda il gemello, ma l'altro, il suo bersaglio, la maglia rosa: Egan Bernal.
Per essere ancora più chiari: se vogliamo ancora considerare in bilico questo Giro, con un vero atto di coraggio, dobbiamo ammettere che eventualmente, in caso di terremoto, non lo vincerà Yates, ma lo perderà Bernal.
Cerchiamo di non raccontarci le favole di Biancaneve, stiamo alla logica stringente: abbiamo una maglia rosa che vanta qualità indiscutibili in salita, che arriva all'ultimo duello di montagna con quasi 3' di vantaggio sul rivale (Caruso mi perdonerà se lo lascio fuori dal gioco, ma lui per primo sa che difendere il secondo posto sarebbe già un'impresa memorabile), abbiamo una maglia rosa che oltretutto sa di contare sulla cronometro finale, abbiamo una situazione del genere e stiamo qui a parlare di Giro riaperto, magari non del tutto, comunque almeno un po', per 27'' limati all'Alpe di Mera?
Mi dimetto subito dal partito degli aperturisti. Anche a costo di essere sbugiardato e deriso davanti a uno Yates che rifila un quarto d'ora a Bernal. Torno a dire: anche in questo caso, il quarto d'ora l'avrà perso Bernal, non l'avrà guadagnato Yates. Cioè a dire che solo una scuffia del colombiano può sul serio riaprire (e chiudere definitivamente) il Giro 2021.
Ecco allora la vera domanda: davvero si può pensare che Bernal perda 3 o 4 minuti? Col talento che ha, con la squadra che ha, con la tappa (per niente mostruosa) che ha davanti?
Vengo al sodo: in definitiva ci raccontiamo che Yates può ancora ribaltare il Giro perchè abbiamo visto Bernal giocare in difesa nelle ultime due tappe (anche se Bennati dice che “è evidente: nella terza settimana Yates è andato nettamente più forte di Bernal”. Non è esatto, Bennati: negli ultimi due giorni, solo negli ultimi due giorni, è andato un po' più forte. Nella terza settimana dobbiamo ficcarci almeno Cortina, che era lunedì: non è un'opinione, è il calendario).
Di più: ammettiamolo, soprattutto ci raccontiamo che Yates può ancora ribaltare il Giro perchè abbiamo questa ossessione compulsiva di dire che il Giro si decide sempre all'ultimo giorno, ma può essere così qualche volta, negli anni più pazzi, tipo l'ultima edizione, non stavolta. Stavolta è già tutto deciso e impacchettato con largo anticipo, con uno sfidante (uno solo) che ha perso troppo tempo strada facendo e s'è svegliato troppo tardi. Punto. Con molta intelligenza, nel finale Bernal e il suo squadrone hanno compreso che non è più il momento di stravincere con prepotenza, come a Campo Felice, come a Cortina, ma di amministrare con saggezza il conto in banca e vivere di rendita, a scanso di rischi e pericoli.
La schiena, ancora dolente o da poco guarita che sia, la schiena resta davvero l'unico avversario che può colare a picco Bernal. Altro che Yates. Ma dev'essere una crisi sontuosa, principesca, mega-galattica, perchè Bernal perda 3 minuti.
Certo, tutto può essere. Tutto può sempre succedere. Ma non nascondiamoci la verità: cose così succedono solitamente nelle fiabe di Biancaneve. Yates non ha neppure un principe che lo stia cercando per il bacio miracoloso.