Torna dopo due anni di assenza il Gran Premio Liberazione. Una corsa storica, che per tanti anni ha aperto la strada al professionismo ai giovani più ricchi di talento. La corsa giunta quest’anno alla sua 74^ edizione è tornata a vivere grazie al Team Terenzi Bike che, con coraggio, ha deciso di riportare il ciclismo giovanile sulle strade della Capitale.
Claudio Terenzi, presidente del Team Bike Terenzi, durante la conferenza stampa virtuale della corsa non ha voluto spiegare i tratti del percorso, noto a tutti gli appassionati, ma ha voluto ringraziare chi ha voluto sostenerlo in questa avventura, partendo dalle istituzioni.
«Ringrazio le istituzioni, gli esponenti della Federciclismo, del CONI e tanti amici che mi stanno supportando – ha detto Claudio Terenzi -: ringrazio anche chi ha fatto la storia di questo evento, in particolare la Primavera Ciclistica, nelle figure di Eugenio Bomboni e Andrea Novelli, che mi hanno preceduto nell’organizzazione della corsa. La pandemia ci ha portato un supplemento di lavoro incredibile, ma ci auguriamo che tutto possa andare per il verso giusto: non ci potrà essere pubblico, e questo si scontra un po’ con l’aspetto sportivo, ma le regole sono queste. E’ stata un’iniziativa coraggiosa quella di inserire un aspetto solidale oltre a quello agonistico, ma abbiamo voluto costruire un evento a tutto tondo».
Il Liberazione per molti aspetti rappresenta la storia del ciclismo romano, con il suo percorso incastonato in una delle parti più affascinanti di Roma, le Terme di Caracalla, il Circo Massimo e le Mura, con uno sguardo rivolto al fiume Tevere e alla cupola di san Pietro che si vede in lontananza. Un percorso impegnativo dal punto di vista tecnico, che solo corridori con grandi capacità sono riusciti a vincere. Il Liberazione, fin dal suo esordio è entrato nella tradizione romana e intere famiglie il 25 aprile andavano a vedere la corsa. Non era inusuale vedere gente con tovaglie apparecchiate sul prato di Caracalla che, in modo festoso, aspettavano di conoscere il vincitore.
Tanti corridori che hanno vinto questo “Mondialino di Primavera”, hanno poi firmato contratti con grandi squadre. Gianni Bugno questa corsa la vinse nel 1985. Arrivò a Roma in treno e senza squadra e tutto da solo, riuscì a vincere la corsa, che gli permise, quell’anno stesso, di firmare un contratto da professionista con l’Atala.
«Ricordo ancora oggi il Liberazione – ha detto Bugno –, era una corsa importante e tutti noi sapevamo che vincendo quasi certamente saremmo diventati professionisti». Nell’albo d’oro della corsa troviamo anche Francesco Moser, terzo nel 1972, ma anche Mario Cipollini che arrivò secondo nel 1988. Nel 2006 a primeggiare fu l’australiano Matthew Goss davanti a Manuel Belletti e l’anno successivo il primo fu Manuel Boaro, che ebbe la meglio su Mauro Finetto e Simon Clarke. Nel 2009 la vittoria andò a Sacha Modolo, mentre al secondo posto troviamo Michael Matthews secondo anche nel 2010. Il 2011 fu l’anno della splendida vittoria di Matteo Trentin, che ancora oggi ricorda con affetto quel successo, dove terzo arrivò Sonny Colbrelli. Anche Alberto Bettiol, vincitore del Giro delle Fiandre è salito sul podio di questa corsa: era il 2013 e tagliò il traguardo al terzo posto. Per concludere troviamo i nomi di Liam Bertazzo e Simone Consonni, che hanno ben figurato sulle strade romane del Liberazione. Consonni si piazzò secondo nel 2014 e nel 2015, mentre Bertazzo fu terzo nel 2014.
Presente alla conferenza di presentazione anche il neo presidente della Federazione Ciclistica Italiana Cordiano Dagnoni che ha dichiarato: «Un plauso particolare al Team Bike Terenzi per aver riportato il Gran Premio Liberazione ai suoi fasti. Ho avuto il piacere di partecipare a questa gara quando correvo ed è una delle corse più belle che ci siano. Domenica sarò presente a Roma per applaudire tutti coloro che prenderanno parte alla corsa».