Continua a crescere Alice Maria Arzuffi: la ragazza di Seregno, dopo 5 medaglie d’argento, finalmente è riuscita a conquistare la maglia tricolore, che con orgoglio adesso indossa nelle gare all’estero. La Arzuffi ha sempre avuto le idee chiare e, dopo aver corso ad alti livelli in Italia, ha capito che doveva andare lontano per essere una vera ciclocrossista.
Vive tra Herentals in Belgio e l’Italia, dove si divide tra le corse di ciclocross e su strada. Domani ad Ostenda sarà una delle atlete che rappresenterà l’Italia ai Campionati del Mondo.
La ragazza di Seregno, che ama Vasco Rossi e a cui piace cucinare, con il titolo italiano ha conquistato un grande obiettivo e sabato in corsa ha promesso che dimostrerà tutta la sua tenacia e determinazione.
Che stagione ha vissuto fino ad oggi?
«Per fortuna ancora non abbiamo finito, non sono partita nel migliore dei modi perché abbiamo corso di meno a causa della pandemia. Ho corso poco su strada e poi a metà dicembre ho scoperto che avevo ancora dei problemi che mi portavo dietro per colpa di una tracheobrinchite presa lo scorso anno e avevo ancora la respirazione affaticata. Adesso abbiamo capito questo problema e lo abbiamo risolto. Dopo il blocco di gare in Belgio ho fatto il Campionato Italiano che è andato benissimo e poi il ritiro ad Ardea con la nazionale, di cui sono molto soddisfatta».
Che Mondiale sarà per lei questo?
«Il percorso è molto impegnativo, con molta sabbia e si corre sul mare. Sarà un percorso per specialisti della sabbia. Ci siamo allenate molto ad Ardea durante il ritiro della nazionale, il posto è stato scelto per darci la possibilità di allenarci vicino al mare e correre sulla sabbia. Ho fatto anche allenamenti a piedi molto intensi e spero di aver fatto tutto il possibile per cercare di ottenere il miglior risultato possibile. Dopo tutti gli anni trascorsi in Belgio, penso di essere una di quelle un po’ più a proprio agio su questo tipo di percorso».
Quali saranno le difficoltà in gara?
«Ci sarà un ponte abbastanza impegnativo che ancora non ho visto. Alcuni corridori belgi mi hanno detto che non è una vera e propria salita, non sarà complicato farlo la prima volta, ma al ritorno sarà più duro perché arriveremo da un tratto in sabbia e sarà difficile a quel punto risalire in sella per fare la parte più dura del ponte. Non sarà questa, secondo me, la zona del percorso dove si farà selezione.Penso che la sabbia deciderà chi vincerà la corsa».
Che risultato le piacerebbe ottenere?
«Ho lavorato tantissimo, mi sono veramente impegnata e, anche se le avversarie sono molto forti, mi piacerebbe entrare nella top ten. Se devo essere sincera con me stessa, penso di potermi piazzare tra la settima e la decima posizione».
Guardando le sue avversarie, chi saranno le favorite per la vittoria?
«Se dovessi immaginarmi il podio, penso che la vittoria andrà nuovamente all’Olanda con Celine Alvarado, seguita da Lucinda Brand e dalla belga Sanne Cant».
Lei vive tra Italia e Belgio: perché questa scelta?
«Vivo in Belgio durante l’inverno quando c’è la stagione del ciclocross e poi da marzo rientro in Italia. In questo modo mi stanco meno anche con i viaggi e poi la mia squadra ha sede in Belgio a Herentals e così ho la possibilità di allenarmi con le mie compagne, che poi in gara diventano le mie avversarie».
Si parla molto delle differenze di terreno tra il nostro Paese e il Belgio. Può spiegarci di cosa si tratta?
«C’è un terreno più sabbioso rispetto a quello italiano ed è anche molto più umido. E’ difficile da spiegare ma sotto la ruota senti veramente la differenza e il fatto di vivere qui mi ha facilitato molto il lavoro, ho imparato a correre su questa terra così diversa».
Tornando ai Campionati Italiani di Lecce, che gara è stata per lei?
«Senza dubbio una gara straordinaria, non solo perché ho conquistato il titolo italiano, ma anche perché ho battuto una grandissima atleta come Eva Lechner. Sono orgogliosa e felice del risultato, perché era un successo che cercavo da tanto tempo. Sono tanti anni che rappresento con Eva l’Italia all’estero e poter indossare adesso la maglia tricolore fuori dal nostro Paese per me ha un valore veramente importante».
Lei ed Eva Lechner attualmente rappresentate il ciclocross italiano nel mondo. Che rapporto avete?
«Io ed Eva siamo grandi amiche e subito dopo la gara a Lecce, è venuta subito a complimentarsi con me. Quando ero ancora juniores per me lei era un grande punto di riferimento, è stato bello quando finalmente abbiamo iniziato a correre insieme. Poi condividiamo le corse in Belgio e possiamo confrontarci e spesso viaggiamo insieme e riusciamo ad organizzarci anche con i meccanici».
Sabato correrà il Mondiale, poi come proseguirà la sua stagione?
«Avrò ancora tre weekend di gare nei quali cercherò di portare la maglia tricolore il più in alto possibile. Ho iniziato la stagione sotto tono e sono certa di poter fare delle belle cose. Finito con il ciclocross, mi riposerò per un paio di settimane e poi inizierò la preparazione per la stagione su strada».
Lei all’estero vede tantissimi atleti che praticano il ciclocross, l’Italia purtroppo è ancora una minoranza: cosa ci manca?
«Al Giro d’Italia e al Campionato Italiano erano tanti i partecipanti, in particolare negli esordienti. Quando io ero allieva ed esordiente c’erano pochissimi iscritti, questo fa pensare che qualcosa si stia muovendo. Poi, certo, è triste vedere che arrivando alle categorie junior e under23 i numeri scendono molto, perché i ragazzi investono di meno nel ciclocross. Purtroppo per fare questo sport devi uscire dall’Italia perché abbiamo pochissime gare internazionali e i costi sono elevati. In Italia c’è ancora l’idea che se sei forte su strada devi fare solo quello, mentre all’estero vediamo che sono in molti i corridori che fanno sia strada che mountain bike o ciclocross. Penso che da noi dovrebbe esserci una maggiore apertura verso la multidisciplinarietà».
Il ciclocross ha dato una grande lezione al mondo dello sport, allineando i premi femminili a quelli maschili. Ci sono altre differenze tra uomini e donne?
«A livello internazionale c’è parità di premi e anche nella Coppa del Mondo stiamo arrivando alle stesse quotazioni. Cambiano gli ingaggi, con gli uomini che prendono ancora di più rispetto a noi. Però va detto che all’estero è diverso, sia in Belgio che in Olanda le donne vengono pagate molto di più che in Italia, da noi è il solito discorso, mancano gli investimenti nel ciclocross e in particolare nel settore femminile. Spero che un giorno uomini e donne nel nostro sport siano veramente allo stesso livello».